2002, Liana Borghi – Margaret Anderson. Il fuoco alle fonti

Liana Borghi, 2002. “Margaret Anderson. Il fuoco alle fonti”. Towanda! Rivista lesbica, anno VIII, n. 6, (giugno/agosto 2002), pp. 19-21.


Numero di Towanda! dedicato al tema: “Innamorarsi”


Margaret Anderson. Il fuoco alle fonti

“Cera una volta, molti anni fa, quando vivevo per sempre felice e contenta …”

… scrive Margaret Anderson (1886-1973) celebrando “l’assoluta perfezione” di ventun anni di amore trascorsi in Francia con la cantante Georgette Leblanc, tragicamente conclusi con la malattia e la morte di lei durante l’occupazione nazista. Anderson ha cominciato a scrivere questo secondo volume della sua autobiografìa, The Fiery Fountains, a New York, dove vive con Dorothy Caruso, vedova del cantante, ora sua nuova e amata compagna.
L’ha incontrata nel giugno 1942, sulla nave che riportava entrambe negli Stati Uniti, e vivranno insieme fino alla morte di lei nel 1955. Dorothy non ha lo spazio che ha Georgette nell’autobiografìa, ma sembra restarsene volentieri nella penombra del perfetto amore che ha preceduto il suo. In una seconda meditazione sull’Arte di amare contenuta nel terzo volume dell’autobiografìa, che raccoglie scritti e riflessioni degli ultimi anni, trascorsi nel sud della Francia con l’amica Monique, Anderson scrive: “Di tutte le categorie dell’amore (l’amore romantico di cui so tutto quello che c’è da sapere; l’amore riproduttivo di cui non so niente; e l’amicizia-amore di cui penso di sapere più di chiunque altra), è quest’ultimo che ora mi assorbe maggiormente.” E ritornando con la mente alle sue esperienze, ragiona: “Se mi chiedete cos’è la suprema ricompensa dell’amicizia-amore, vi rispondo, è l’assenza del conflitto…. Nell’amore romantico, il conflitto può essere il gioco più eccitante, ma nella vita reale o in una grande amicizia è alienante…” Più avanti, ripensa alle due compagne e le celebra insieme, consolandosi così: “Una volta mi sono persa ma non mi sentivo sola; e una volta mi sono sentita sola ma non ero persa. Adesso non sono né persa né sola – mi sento amata; cioè, ricordo che sono stata amata, e che questo evento ha un presente e un futuro oltre a un passato” (190).
C’è una grande assente in questa celebrazione, Jane Heap (1887-1963), la compagna a cui è legato il nome di Anderson nelle storie della letteratura in quanto co-editrice della Little Review (1914-1929), la “Rivistina” sulla quale pubblicarono insieme i grandi e piccoli modernisti di molti paesi.
Anche dall’Inghilterra, dove abitava dagli anni Trenta con la sua compagna Elspeth Champcommunal, Heap aveva continuato a far parte della famiglia estesa che condivideva con Anderson. Heap, però, certo non è assente dal secondo volume dell’autobiografìa, The Fiery Fountains [Fontane di fuoco], da cui è tratto il brano che segue. Nel 1918, nel periodo in cui il rapporto con Anderson si stava sbriciolando, Jane Heap scrisse una lettera alla sua “ex”, Florence Reynolds (che poi rimase sua amica e corrispondente per tutta la vita), dove vita e arte si incrociano sulla fine di un amore. Raccontava a Florence che la donna con cui Margaret aveva una storia era stata a casa loro per due giorni, e che ormai lei si trovava a curare da sola la “Rivistina” perché l’altra redattrice aveva ben altro da fare. Forse anche per questo il numero su Henry James non era riuscito benissimo. “Le vecchie fontane di fuoco sono ormai lontane e ogni giorno il sangue si stempera – Pound, Eliot, tutti loro….” , finisce la lettera lamentando lo spegnersi della passione lesbica come di quella letteraria. Quale miglior commento sulla fine sofferta di un altro grande amore tra letterate? [p. 20]


L’arte di amare di Margaret Anderson

Nell’amore vero vuoi il bene dell’altra persona. Nell’amore romantico vuoi l’altra persona. Ma anche l’amore romantico, così leggero e leggiadro, ha le sue leggi e dovrebbe essere un’arte. L’amore romantico mi è sempre sembrato inspiegabile, inconfutabile, indimenticabile, e quasi sempre irraggiungibile. So di averlo provato soltanto due volte in tutta la sua perfezione, eppure sento che mi ha sempre riguardato personalmente — come una cosa destinata a riapparire sempre, come le foglie sugli alberi. Mi considero una di quelle persone che sono sempre state innamorate ma raramente lo sono. Forse per questo sono tanto sicura di conoscerlo bene.[…]

Sento da sempre che l’amore è una cosa tanto umana che proprio la sua umanità ce lo nasconde. Volevo cambiare questo. Volevo eliminare la natura umana, togliere il quotidiano e il ragionevole — lasciare solo il potere strabiliante del filtro d’amore. Allora niente avrebbe potuto sembrare un sogno. Tutto avrebbe assunto l’alone di irrealtà appropriato all’”amore” – quella cosa che viene dal niente, non si sa perché; che va mentre viene, non si sa dove. Sono nata consenziente al suo profumo, e la vita che ho vissuto ha sviluppato il mio talento naturale di sonnambula. Vivo senza memoria dei fatti, o di come finiscono le storie. Ricordo tutto quello che ho sentito, ogni frase che mi ha sfiorato la mente. Non ricordo la mia data di nascita, solo le date delle mie emozioni. Davvero non so quanti anni ho – da quando i numeri sul calendario dei compleanni hanno cominciato a confondersi con altri numeri dei compleanni altrui, io vivo senza età.
Ho anche dimenticato che tante persone dividono l’amore in categorie, rispettandone alcune e condannandone altre. Certo, quando ricordo di ricordare mi rendo conto che queste persone esistono veramente da qualche parte, ma la geografia mi separa da loro: non possono esistere nel mio clima
e nel mio paesaggio. Conoscevo gente con ogni genere di opinione, un tempo. Ora conosco solo gente seria che sull’amore romantico direbbe soltanto, “Ah?”
Non so niente del sesso in quanto sesso. Questo mi dispiace, certo mi sono persa il pane e il vino della vita. Conosco il sesso solo come amore romantico; e nemmeno da giovane avevo dubbi sulla sua attrattiva, come non avevo dubbi sulla musica o il chiaro di luna. Non ho mai considerato importanti, interessanti, o equivoche le categorie dell’amore. Dopo tutto, l’unica cosa da dire sull’amore romantico è che esiste […]
Il modo più deprimente di concepire l’amore mi sembra quello dei personaggi di D. H. Lawrence o Hemingway. È come passare l’estate in città: le bibite ghiacciate acquistano un valore tutto sensuale e non ti interessa altro che bere. Non c’è vita in me che si disseti a questa fonte. Ho trovato l’amore romantico nell’unico posto possibile per me – in una persona che per sua natura considera il sesso un mistero e un dono. Una persona così possiede una formalità di vita, una proibizione nei confronti di ciò che è diretto o indiretto, non stilizzato o non lirico, che rende il sesso non una funzione ma un rito. [p. 21]

Se qualcuno mi chiedesse una ricetta per l’amore romantico – (nessuno me l’ha chiesto ma ho pensato comunque alla risposta) – direi che io parto da tre raccomandazioni:
-> Non considerarlo mai permanente. Considera solo i suoi bisogni permanenti.
-> Non ti aspettare mai che sia all’altezza delle tue aspettative.
-> Non considerarlo in rapporto alle sue qualità, solo alle sue emanazioni.

Se vuoi che il tuo amore sia una cosa meravigliosa, ecco una lista di cose da evitare:
1. Non dare mai per scontato che una persona si senta romantica come te.
2. Non aspettarti felicità – solo estasi.
3. Non aver paura di finali tragici – l’amore romantico è una tragedia fin dall’inizio.
4. Non collegare amore e morale – la chimica va oltre la morale.
5. Non sentire che meriti più di quanto ti viene dato – avrai quello che le tue emanazioni sollecitano, niente di più.
6. L’amore romantico è perdita di identità. Comportati di conseguenza.
7. Non pensare che conti quello che sei – conta solo quello che sembri.
8. Non soffrire ad alta voce – si sente anche dietro le porte chiuse e allontana.
9. Non ti lamentare di niente – lascia la stanza, o la città, finché non riesci a sembrare un’estranea affascinante.
10. Non riempire le situazioni con le tue vibrazioni: così non lasci posto all’altra persona.
11. Non usare vezzeggiativi a getto continuo.
12. Non credere che sia irresistibile ripetere quanto sei innamorata.
13. Non esagerare le tue emozioni, sono già esagerate.
14. Non fare scene, è repellente. Metti l’altra al centro della scena.
15. Non imporre i tuoi piani quando l’altra persona vuole leggere un libro o riposare o godersi il panorama.
16. Non cercare di ingelosire – è un trucco vecchio e pericoloso.
17. Non far sentire all’altra persona che la segui con gli occhi – è esasperante a meno che i suoi occhi non siano fìssi su di te.
18. Non fare l’ingenua, è esasperante; non fare la scettica, è orrendo.
19. Non essere capricciosa; non usare mai un linguaggio infantile.
20. Non mescolare l’amore con doveri, commissioni, telefonate.
21. Non apparire mai vestita completamente di nuovo dopo una separazione – può procurare uno shock.
22. Non cambiare mai profumo.
23. Non essere misteriosa, sii riservata.
24. Non agire quando l’altra persona sta cercando di farlo.
25. Non andare troppo forte né troppo piano, sii moderata.
26. Non fare domande impossibili; fai quelle a cui l’altra persona è pronta a rispondere.
27. Evita di mandare la fotografìa non richiesta.
28. Non sperare di tenere il fulgore dell’altra persona tutto per te – non rifulgerebbe se esistesse solo per te.
29. Ricordati che è pericoloso toglierti la maschera.
30. Ricordati che il fascino è più potente dell’intelletto.
31. Ricordati che la comprensione è più potente del fascino.
32. Comportati sempre come se fosse un venerdì pomeriggio o la vigilia di Natale.
33. Prova a vivere come se tu fossi sempre in fase di incontro o di separazione.

Naturalmente, fino a cent’anni non avrai imparato a seguire questi suggerimenti, e allora non ti serviranno più. Ma posso dire con presunzione che ho seguito istintivamente almeno ventiquattro di questi 33 suggerimenti anche prima di capire cosa fosse l’amore romantico. Perciò quando mi sono innamorata alla grande e in modo incurabilmente romantico credevo di saperne di più di chiunque altra. Mi sbagliavo.
Cercavo sempre di limitare l’amore alla sua bellezza, e di infondervi delle idee. Mi erano servite tanto in tanti ambiti che pensavo avrebbero valorizzato l’amore romantico. E una volta fu così, ma quella dopo no. Ed è quella volta là che ricordo. […]

[Traduzione di Liana Borghi]

1 Margaret Anderson è l’autrice di The Fiery Fountains (1930. New York, Hermitage, 1951); The Unknowable Gurdjief (1924. Routledge and Kegan Paul, London 1962); My Thirty Years War (1930. Horizon, New York 1969): The Strange Necessity Horizon, New York 1969) e del romanzo pubblicato postumo, Forbidden Fires (Naiad, Tallahassee 1996). Ha curato inoltre The Little Review Anthology (Horizon, New York 1953). Su Margaret Anderson sono in rete due miei saggi nel sito http://reti.unimc.it
2 Margaret Anderson, The Strange Necessity, pp. 147-48.
3 Dear Tiny Heart. The Letters of Jane Heap and Florence Reynolds. A cura di Holly A. Baggett. New York University Press, New York 2000), p. 55.
4 Margaret Anderson, “L’arte di amare” in The Fiery Fountains, pp. 84-91.