Parmigianino, 1524. Affreschi di Diana e Atteone: due ninfe. Particolare lato ovest, Rocca di Fontanellato (PR).
Nel 1524, prima della partenza per Roma, nel soffitto di una stanza della Rocca Sanvitale di Fontanellato, presso Parma, il Parmigianino affrescò la cosiddetta “stufetta” (bagno privato) con quattordici lunette con episodi della favola ovidiana di Diana e Atteone, intramezzate da pennacchi in cui sono dipinti dodici putti; lo sfondo è dato da un pergolato a cui segue più in alto una siepe di rose oltre la quale si affaccia il cielo; al centro del cielo è uno specchio rotondo recante la scritta RESPICE FINEM (“osserva la fine”, inteso della storia).
Gli affreschi si compongono di quattro scene, con la Ninfa inseguita dai cacciatori, l’Atteone mutato in cervo, l’Atteone sbranato dai cani, e la Cerere con le spighe – in cui è forse rappresentata Paola Gonzaga, moglie del committente Galeazzo Sanvitale. È evidente il debito dovuto al Correggio della Camera di San Paolo, e tuttavia il plasticismo pieno e naturalistico del suo maestro si ammorbidisce qui in soluzioni di più fluida e lieve stilizzazione.
[da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Parmigianino]
*******
Le scene si leggono dalla parete sud, dove il giovane Atteone, rappresentato con capelli lunghi e lineamenti femminei, si rivolge a due compagni che lo seguono con corni da caccia e i levrieri, mentre un altro cane, tenuto al guinzaglio, si trova davanti a lui nella lunetta più a destra. Forse si tratta però di una ninfa, seguita da due compagni del cacciatore (strano però che sia vestita esattamente come Atteone nelle scene seguenti)[2]. La parete ovest mostra Atteone, riconoscibile per la veste bianca e rossa, che, scoperta la dea nuda al centro, immersa in una fonte, viene gradualmente trasformato in cervo, con la testa già mutata e il corpo ancora umano; due ninfe invece all’estrema sinistra sembrano preoccupate, ma non troppo, dell’inaspettata intrusione e una di loro si copre il petto chiacchierando con la compagna.
A nord i compagni di Atteone proseguono la caccia e trovatolo come cervo lo fanno assalire dai cani: la scena della cattura si svolge infatti nella terza lunetta da sinistra. Qui si trovano al centro, sul peduccio, anche due putti apteri (senza ali), che si abbracciano, un neonato con collana di corallo rosso che tiene alcuni rami di ciliegie in mano e una bambina con orecchini e capelli biondi, che guarda verso lo spettatore. Sull’ultimo lato, quello est, si vede al centro la dea Cerere in abito cinquecentesco molto scollato, forse un ritratto di Paola Gonzaga stessa, che assiste con imperturbabile curiosità agli avvenimenti, sollevando una spiga di grano, quale attributo e afferrando un bacile poggiato su un tavolino accanto a una brocca, come se stesse assistendo a una rappresentazione teatrale durante un banchetto. Ai lati, nelle altre due lunette, si vedono cani da caccia, ora su sfondo neutro, ora boscoso, ora a piena figura, ora a mezza, ora sporgenti solo con la testa. Le figure dei cani e del cervo vennero riprese fedelmente dall’incisione del Sant’Eustachio di Dürer.
[da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Stufetta_di_Diana_e_Atteone ]