Antoon van Dyck, Amarilli e Mirtillo (1631-1632). Olio su tela. Torino, Sale Palatine della Galleria Sabauda. Segnalazione cortesia Giovanni Dall’Orto.
Quando van Dyck venne in Italia ebbe occasione di poter ammirare l’opere di Tiziano (in particolare i Baccanali) a Roma, nella collezione Aldobrandini, alle quali si ispirò dopo il ritorno in patria.
In questa, il pittore riprende un tema rinascimentale sostituendo all’ebbrezza bacchica di Tiziano l’idillio arcadico del celebre dramma pastorale di Giovan Battista Guarini, Il Pastor Fido. E’ qui raffigurato l’episodio in cui il pastore Mirtillo, travestito da ragazza, s’aggiudica la vittoria durante una gara di baci tra ninfe e pone la corona sul capo di Amarilli, la fanciulla di cui è innamorato.
Evidenti sono l’analogie col dipinto di Tiziano: l’ambientazione campestre, la disposizione delle figure, l’atmosfera giocosa, ed i colori luminosi. L’opera della Galleria Sabauda proviene dalla collezione viennese del principe Eugenio di Savoia Soissons, ed è una seconda versione dell’originale che oggi si trova a Pommersfelden che faceva parte della collezione di Frederik Hendrik, Stadholder dei Paesi Bassi settentrionali.
Il pastor fido era un dramma pastorale in endecasillabi e settenari di Giovan Battista Guarini, composto tra il 1583 ed il 1587 e ispirato a una pagina di Pausania e all’Aminta del Tasso del quale è in gran parte una riscrittura resa più complessa nella trama e nella verseggiatura. L’opera venne pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1590, per essere poi rappresentata nel 1595 (o nel 1596) a Ferrara e nel 1598 a Mantova.
Con lo stesso tema vedi anche: Jacob Van Loo, Amarilli incorona Mirtillo, 1650