1862, Ferdinando Tonini – Igiene e fisiologia del matrimonio

Ferdinando Tonini, 1862. Igiene e fisiologia del matrimonio, ossia Storia naturale e medica dello stato conjugale e della igiene speciale dei conjugi nelle diverse loro fasi e del neonato desunta dai migliori trattati di organografia, di fisiologia, di ostetricia, di igiene, ecc., ecc. per cura del dott. Ferdinando Tonini. Volume I, pp. 393. Volume II, pp. 295. Milano: G. Brigola.

La prima edizione del 1862 è in due volumi; l’estratto qui riportato è invece relativo alla “4a edizione adorna d’incisioni in rame” in unico volume di 496 pp., Milano: Brigola, 1873. Consultabile su webarchive

[p. 142]
Un soverchio sviluppo della clitoride, se non è per sé sola causa di sterilità, può riescire tale, perché adduce l’individuo più proclive alla conoscenza d’altre del suo sesso che sensibile alle carezze dell’uomo. La voluttà clitoridiana in alcune donne determina un bisogno imperioso che del continuo accende la loro imaginazione; e siccome sono assai lascive nei loro giuochi erotici, cosi queste tribadi (titillose di Celio Aureliano, frugatrici, grattatrici di Plauto) coltivano amorosamente le loro padrone e si manifestano assai gelose.

La voluttà clitoridiana era assai [p. 143] più frequente in passato che oggi non è. Di triste celebrità in argomento vennero a noi tramandati i nomi di Saffo, di Elefante, di Gettito, di Dione, di Fileno, ecc. Narra Luciano ne’ suoi Dialoghi un aneddoto dei più lubrici tra una tribade e la sua padrona. Giovenale sferza non poche romane, tra le quali le lussuriose Lofella e MedoUna, che coi loro virili abbracciamenti destavano in altre l’estro amoroso. E quasi sempre nelle capitali che trovansi di siffatte donne che, divorate da un fuoco inestinguibile di lascivia, si abbandonano ad illeciti sodisfacimenti. La loro clitoride giunge talvolta a tale lunghezza da simulare il membro virile, e, prendendo esso parte ai piaceri del proprio sesso, vanno premurosamente in cerca d’altre donne per dare sfogo alla vituperevole loro passione.

Citasi il fatto d’una dama parigina, la quale andava fornita di clitoride che per lunghezza e grossezza simulava un pene. Come che ricca e al sommo lasciva, essa pagava le giovani figlie, alle quali accordava la maggiore predilezione, ma in difetto di queste usava pure colle maritate. Assicurano queste ultime, che la medesima funzionava non altrimenti d’un uomo, che mostravasi assai più voluttuosa e che tenevasi accoppiata per più lungo tempo.

Ciò posto non è a recare maraviglia se le virago siano in generale poco atte alla procreazione. L’amputazione della clitoride d’ordinario ridona la donna ai gusti naturali del suo sesso e la fa capace al concepimento, in quanto altre cause non vi si oppongano.

È ricordato dalla storia romana che un proconsole avendo condotto a moglie una virago, questa si mostrò sterile e anafrodita alle amorose sue dimostrazioni, per cui ne era compreso da sommo cordoglio. Un dì esso ebbe a sorprenderla nuda colle sue schiave, pure nude, chiusa in una stanza, saziando la insana sua libidine. Preso da furioso sdegno, si fa strada ed entra nella stanza e col proprio pugnale le asporta la clitoride. Da quel momento la tribade si tramuta in moglie affettuosa e compensa il marito [p. 144] di numerosa figliuolanza. Anche Mondat riferisce un caso presso che simile, il quale fu da lui curato coll’amputazione previo consulto avuto coi professori Dubois e Pelletan.