1886, Paolo Mantegazza – I pervertimenti dell’amore

Paolo Mantegazza, 1886. “I pervertimenti dell’amore”. Capitolo V in: Gli amori degli uomini. Saggio di una etnologia dell’amore. Milano: Paolo Mantegazza Editore, Tip. Letteraria, Via Solferino, 11.  pp.  129-161.

Originale allo https://archive.org/details/gliamoridegliuo01mantgoog

 

 


Capitolo V. I PERVERTIMENTI DELL’AMORE: Prologo p. 131; La masturbazione 133-135; Tribadismo 136-140; Sodomia 141-154; Strano pervertimento 154-158; Bestialità 158-161

Lo psicologo naturalista non deve arretrarsi davanti al fango umano, ma deve studiarlo, perché tutto ciò che è umano gli appartiene; l’alto come il basso, il sublime come il ributtante. Non si può migliorare l’uomo che dopo averne studiate tutte le possibilità. Non è con filippiche declamatorie né con ipocriti veli che si distrugge l’abbiezione umana, ma collo studio indulgente e spassionato delle sue origini.

E’ impossibile segnare i confini che separano la fisiologia dalla patologia dell’amore. Gli ultimi gradi dell’erotismo possono essere i primi del pervertimento, e in quell’uragano dei sensi, della passione e della fantasia che avvolge un uomo [p. 132] e una donna che si desiderano e si posseggono, non sono che i sofisti del casismo che possono distinguere ciò che è bene e ciò che è male. E anche di questo bene e di questo male è diverso il giudizio, secondo che si considera il Iato igienico o il lato morale del problema. È vero che in una morale più ragionevole e più scientifica che ha di là a venire, igiene e etica dovrebbero andar perfettamente d’accordo; ma fino ad ora spesso le due cose fanno ai pugni e si contraddicono; prova sicura che o l’igiene è ignorante o la morale è falsa.

Lasciando da parte però quelle forme crepuscolari, che servono di passaggio fra l’amore ideale e la più pervertita lussuria, noi abbiamo forme ben note di aberrazioni della voluttà, che hanno nomi speciali e caratteri ben distinti e che dobbiamo studiare rapidamente e delicatamente, collo stesso tatto leggero con cui dobbiamo toccare una piaga dolorosa e sanguinante.

Le aberrazioni, le vergogne, le astruserie dell’amore fisico provengono tutte quante da due sorgenti, cioè dalla difficoltà o dalla impossibilità di soddisfare in modo fisiologico al bisogno dell’amplesso e dal desiderio di provare piaceri nuovi e diversi dai già conosciuti. Questo è in lingua povera, ma in linguaggio strettamente scientifico, [p. 133  la psicologia di tutti i pervertimenti genitali, da Sodoma a Lesbo e da Babilonia all’isola di Capri.

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La venere solitaria si avvicina all’amplesso quando chiede un alleato alla sua libidine. L’uomo masturba l’uomo e la donna masturba la donna. Nel primo caso non è che un raddoppiarsi di lavoro manuale, nel secondo invece le cose si complicano, si affinano, e la lussuria diventa, per la struttura speciale dei genitali femminei e per le astruserie fantastiche della donna, vizio proteiforme e caratteristico.

Anche la donna può raddoppiare semplicemente la voluttà dando ad una compagna ciò ch’essa riceve, ma più spesso adopera la lingua, e allora abbiamo i cunnilingui e l’amore lesbiano dall’Isola di Lesbo, dove la tradizione storica ripone l’origine di un pervertimento, che deve esser nato dovunque erano donne. Un’altra forma di masturbazione reciproca fra donne è quella usata da una femmina che fornita di un clitoride eccezionalmente lungo può simulare l’amplesso con altra femmina. È questo vizio che più esattamente potrebbe chiamarsi tribadismo, e che i latini nelle donne battezzavano colle parole di frictrices o di subigatrices. Oggi però tribadismo è sinonimo di amore fisico fra due donne, sia pur soddisfatto nell’uno o nell’altro modo.

Il fatto più sorprendente di tribadismo moderno è quello da citato Duhousset. — Due amiche si [p. 137] soddisfacevano a vicenda da lungo tempo in questo modo, quando una di esse prese marito, senza però che cessassero fra di loro i voluttuosi abbracciamenti. Ora avvenne che quella rimasta celibe ingravidò, forse perchè l’altra versò nei suoi genitali, senza saperlo, il seme che il marito aveva versato a lei. Questo fatto singolare, di cui lasciamo l’intiera responsabilità al Duhousset, fu comunicato il 15 febbraio 1877 alla Società antropologica di Parigi. Anch’io ho conosciuto due amiche che si adoravano e si possedevano a vicenda, ed una di esse aveva un clitoride lungo forse cinque o sei centimetri.

Il dottor Paul Eram, che esercitò per lunghi anni la medicina in Oriente, dice che il tribadismo “est une condition extrémement commune chez les jeunes filles en Orient”.  E altrove: “Pour se rendre compte de sa fréquence en gèneral chez les jeunes filles en Orient, ou n’a qu’à penser au défaut d’exercice, à la vie sedentaire, à l’oisiveté, à l’ennui et surtout à la confìance et à la crédulité des méres, qui négligent toute espèce de surveillance à l’égard de tout ce qui se passe chez leur fille à ses heures de solitude”.  (Paul ERAM, L’accouchementen en Orient. Paris, 1860, p. 362). [p. 138]

Fra i Khoikhoin (Ottentotti-Nama) la masturbazione fra le più tenere fanciulle è così comune, che si può chiamare vizio naturale. Non se ne fa alcun segreto, ma se ne parla nelle storielle e nelle fiabe del paese. (Gustav FRITSCH, Eingeborene Süd-Afrika’s. Breslau, 1870)

Il Tegg (William TEGG, The Knot tied, ecc. London, 1878, edit. 2a, pag. 250) racconta diversi casi di matrimonii fra due donne, dove egli non vede che una frode, ma dove probabilmente si trattava anche di lussurie tribadiche.

Il 5 luglio 1777 fu portata al tribunali di Londra una donna, che vestitasi da uomo si era già maritata tre volte con altra donna. Fu esposta alla gogna, onde fosse ben riconosciuta da tutti come donna e fu condannata a sei mesi di carcere.

Nel 1773 un’altra donna travestita da uomo fece la corte a una signora, aspirando alla mano di lei, ma l’impresa audace non riuscì.

Il caso più straordinario citato dal Tegg è quello di due donne che vissero come marito e moglie per lo spazio di trentasei anni. La moglie non svelò il segreto ai congiunti che al letto di morte. [p. 139]

Qualche volta il tribadismo non è che questione di voluttà fisica, e la donna chiede la voluttà alla lingua della donna come a quella dell’uomo con assoluta indifferenza; ma più spesso alla lussuria si associa una passione vera, ardente, che ha tutte le esigenze, tutte le gelosie dell’amore vero. Il Parent Duchâtelet parla lungamente delle lettere amorose che si scrivono fra di loro le due amanti e descrive le scene di gelosia e i delitti che accompagnano questo amore femminile, che fa perfetto riscontro alla sodomia fra gli uomini. Anch’io ho conosciuto due giovani e belle fanciulle, delle quali una era bionda, l’altra bruna, e che si amavano ardentemente, mentre si davano per fredda industria e senza alcuna voluttà all’amplesso degli uomini.

Il tribadismo, che è comune in Oriente fra le donne dell’harem, è frequentissimo fra le prostitute d’Europa, che hanno spesso un’amante dello stesso sesso, da cui solo attingono le delizie della voluttà. Fra le venditrici d’amore questa passione è rinforzata anche dall’assoluta indifferenza con cui si abbandonano agli uomini, mentre pare che la loro sensibilità erotica si ristringa al ristretto campo della clitoride.

Anche fra le nostre signore però questo vizio [p. 140] non è raro, e ne conosco parecchie che hanno marito e figli, ma che non domandano la voluttà che ad un’amica ad un’amante che adorano con passione e di cui sono gelosissime. Più d’una volta il tribadismo porta la sventura in una famiglia e conviene che il marito indaghi con occhio acuto queste strane e occulte lascivie, che possono nel loro principio esser domate e vinte dall’amore fisiologico. Quando il vizio è antico, la guarigione è quasi impossibile, perché la clitoride, coll’esercizio dei suoi nervi si affina e si sviluppa, e allora ogni gioia sana dell’amplesso impallidisce dinanzi agli spasimi convulsivi del tribadismo. Il marito allora può trovarsi nel dilemma crudele di odiare e sprezzare la compagna dei suoi amori o di imparare egli stesso un vizio osceno, che solo può appagarla e farla felice. Una sana e sincera educazione può però quasi sempre prevenire questa aberrazione, frutto della ipocrisia malsana con cui noi sogliamo occultare i misteri d’amore. (1)

NOTA 1, pp 140-141: Secondo alcuni commentatori gli spiedi emblematici e gli speroni d’oro votati dalie prostitute greche ai templi di Venere non erano che strumenti di masturbazione femminile. I barbieri, i profumieri e le vecchie prostitute vendevano nell’antica Roma falli eccitatori degli uomini impotenti, e tutti ricordano in Petronio quel terribile passo: ” Profert Enothea [p.141] scorteum fascinum, quod ut oleo atque urticae trito circumdedit semine, paulatim coepit inserere ano meo”

Fare all’amore alla lesbiana o alla fenicia soleva dire conoscere la masturbazione buccale ed altre lascivie consimili. L’amore lesbiano fra donne era vizio comune dei dicterii greci, ma faceva orrore agli uomini. La letteratura greca ci ha conservato dialoghi e pitture di questa lussuria contro natura (DUFOUR, vol. I passim). Si chiamava lesbiano l’amore di due donne fatto colla bocca, che se la donna prostituiva le sue labbra all’uomo si diceva fellatrix e si avevano fanciulli e schiavi fellatores. Un satirico a questo proposito inorridito della corruzione romana diceva: “O nobili discendenti della dea Venere, presto voi non trotterete più labbra abbastanza caste per rivolgerle le vostre preghiere!”

La vergogna massima dell’amore però è la sodomia, che l’uomo può esercitare nella donna o in persona del proprio sesso. La sodomia colla donna è abbastanza comune e nasce dalla curiosità di provar cosa nuova, o è fatta a scopo maltusiano di limitare la prole. Questo atto non può ridursi a statistica anche approssimativa, perché si nasconde nel mistero del talamo e quando avviene per consenso delle due parti, non compare mai davanti al giudice, che sarebbe molto imbarazzato di doversene occupare. La donna in questa forma di sodomia è passiva o soffre, e solo concede questa vergogna per debolezza o per [p. 142] amore di sagrifìcio. Non di rado però essa ne gode ed anzi provoca la sodomia, non raggiungendo l’estro venereo che per questa via. So di una giovane prostituta che faceva quotidiano mercato del suo corpo, senza mai provarne voluttà; ma quando le accadeva di incontrarsi con un uomo simpatico e del quale sentiva desiderio, essa lo pregava a voler cambiar strada, volendo anch’essa dividere con lui il calice della voluttà. Questo fatto, che può esser raro, ma che non è unico, varrà a spiegarci i luridi misteri della sodomia fra uomini. L’amore fra i maschi è uno dei fatti più orribili dell’umana psicologia e fu ed è in ogni tempo e in ogni paese vizio assai più comune che non si pensi.

Vediamo prima i fatti; faremo più tardi i commenti.