Lino Ferriani, 1897. Delinquenti scaltri e fortunati. Studio di psicologia sociale e criminale, 2a ed, Como: Omarini e Longatti Editori, 1897, pp. 72-73.
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Ipocrisia sociale
[…] A suo luogo parlando della corruzione avrò agio di ritornare sul tema della donna che, anche senza il soccorso dell’antropologia, venne definita da Celso «mulier est quod uterus vult»(2); ma per ora ci basti ricordare come sollevando veli di rigide virtù si scorgano «ambigue dame» diventate oneste perchè l’asma le opprime; beltà sfruttate che predicano la morale col codice della loro battagliera esperienza; là una «pinzochera»: “Che il mondo inganna, Di dentro Taide Di fuor Susanna”(3) [p.73], qui giovani spose, signore sul tramonto, che usurpano fama di austere, mentre — come scrive Taxil — esercitano su larga scala il tribadismo(4): altrove donne, cui sorride fama d’illibate, che concedono i loro salotti a impudichi amori. E tutte costoro sfilano audacemente trionfanti sul gran palcoscenico dove, ogni dì, recitano la commedia dell’onestà. Badate, quando loro discorrete di un’opera d’arte, che questa sia rigorosamente morale, perchè — pare un paradosso ma non lo è punto — le donne dal corpo e dell’anima corrotti non ammettono concessioni in tema di morale pubblica, rinnegano l’arte che, animata da un alto intendimento sociale diventa arma per flagellare il vizio, se quell’arte non ha infingimenti arcadici: adorano i veli, la mezza luce, forse per l’abito contratto di giovarsi di quelli e di questa onde ingannare il pubblico. Aveva ragione Balzac, «Si vous ètes vrai dans vos peintures, on vous jette le mot immoral à la face. Cette manoeuvre est la honte de ceux qui l’emploient». Se tali sono le persone, che potrà essere la società?
NOTE
(2) Veg., tra gli altri, Krafft-Ebing «Psicopatie sessuali», Torino 1889; Tardieu «Les attentas aux moeurs» 1884, 3a ed.; Parent-Duchatelet «De la prostitution dans la ville de Paris» Bruxelles, 1837 II ed. — Leo Taxil «La corruption fin-de-siècle» VIIl ed, Paris.
(3) Giusti, «La Vestizione».
(4) Fanno ricordare de’ tempi antichi i «Dialoghi» di Luciano e de’ moderni «La fille aux yeux d’or» di Balzac; «Mademoiselle Giraud ma femme» di A. Belot; «Mademoiselle de Maupin» di Th. Gautier. Intorno a questi amori pervertiti invertiti, omosessuali (che rivelano la massima degenerazione mentale e nervosa) veggasi un libro dotto e interessante di M. A. Raffalovich su «L’Uranismo» (a proposito del processo Oscar Wilde) tradotto dal Dr. G. Bruni che vi aggiunse in appendice utili osservazioni. Torino, Bocca, 1896.