Pirro Bessi, “Anomalie sentimentali”, Scena illustrata, anno XXXIII, n. 16 (15 agosto 1897), pp. 113-114.
Cortesia Archivio Luca Locati Luciani
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Anomalie sentimentali
Non ricordo il nome del valente autore d’un brillantissimo articolo pubblicato, qualche tempo fa, in una importante rivista scientifico-letteraria inglese, intorno ad una delle più grandi stravaganze dell’amore; quella, cioè, della simpatia che talune donne provano – sino a raggiungere e spesso a sorpassare l’intensità d’una vera passione – tra loro scambievolmente, o solitariamente.
Ricordo, però, che l’erudito articolista, facendo sfoggio di esempi storici, aveva reso il suo scritto degno del più grande interesse, tanto da promuovere una vivissima discussione tra me, il celebre violoncellista Burn ed una signora di comune conoscenza, che viaggiava nello stesso nostro scompartimento.
Il mio vecchio amico si ostinava a dire che tali simpatie unisessuali spinte a questo grado non potevano esser provate che da individui dal cervello insanabilmente perturbato e predisposto alla follia, mentre io, appoggiato dalla nostra compagna di viaggio – una gran bellezza, che volgeva al tramonto – sostenevo che il fenomeno psichico potevasi benissimo verificare anche tra persone d’intelletto perfettamente equilibrato, ammesse certe condizioni di temperamento e d’ambiente.
Burn crollava la bella testa canuta; ma la signora:
– Io potrei farvi un racconto – disse – dal quale vi sarebbe facile desumere chi di noi abbia ragione: volete ascoltare?
Il musicista, senza rispondere, fiutò una gran presa di Cuba, disponendosi alla più grande attenzione; io mi avvicinai ancora presso la nostra interlocutrice, e questa cominciò.
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« Dovete sapere che mentre mi trovava nell’educandato di S. Chiara a ***, dove ho passato gli anni -della mia adolescenza, venne tra noi una maestra d’inglese giovanissima e sorprendentemente bella si chiamava miss Lucy Hameling e dimostrava diciotto anni: la sua voce dolce e soave, il suo accento straniero che ne accresceva la grazia, le sue maniere affabili ed aristocratiche al tempo stesso, esercitarono fin da principio un fascino straordinario su di noi.
« In breve tempo ella si procurò una tale simpatia, una tale affezione da parte di tutte le alunne, che ognuna metteva un impegno particolare nel mostrarsi attenta, diligente e brava alle sue lezioni.
« L’inglese era la materia che studiavamo di più; ed un’occhiata, un cenno qualunque d’approvazione che ci tacesse miss Lucy, aveva per noi assai più importanza d’un elogio solenne della superiora.
« In refettorio, in chiesa, al passeggio, dappertutto ov’ella si trovasse, regnava l’ordine più perfetto e difficilmente accadeva che alcuna di noi incorresse in qualche punizione.
« Ella, si direbbe oggi, ci aveva suggestionate.
« Noi ponevamo il massimo studio nel sorprendere ogni suo piccolo desiderio. Era una gara di gentilezze delicatissime da parte di tutte.
« E lei, cui nulla sfuggiva, ci contraccambiava di una tenerezza infinita e ci dava tutta la sua confidenza.
« Ma chi più delle altre subiva il fascino di miss Lucy, eravamo: Dalia – una delle mie compagne di classe – ed io.
« Mi ero accorta – non senza un po’ di contrarietà – come questa fanciulla ponesse uno studio particolare nell’acquistarsi le grazie della maestra, la quale, del resto, non le era avara di sorrisi e di carezze che, indubitatamente, dovevano riuscire oltremodo gradite alla mia compagna, il cui volto bruno, graziosissimo e pieno d’arditezza arrossiva ed impallidiva al contatto di quella piccola mano dalle unghie rosee e leggermente profumata, mentre i grandi occhi ora lampeggiavano ed ora illanguidivano…
« Però miss Lucy, che non aveva notate queste particolarità, non intravedeva nell’affetto della sua allieva nulla al di là della devozione d’un’alunna sensibile e riconoscente.
« Ma se ne sarebbe avveduta in seguito? – Questo era appunto ciò che mi faceva pensare e m’ingelosiva.
« M’ingelosiva perché ormai avevo la certezza di esser la preferita della simpatica maestrina, che, più cercava di nascondere agli occhi delle altre alunne la sua debolezza, e più questa appariva evidente a me, che studiavo, ogni suo atto, ogni espressione del suo viso con tale attenzione di cui sarebbe assai difficile potervi dare un’idea.
« La ragione di questa preferenza -(alle vecchie è lecito compiacersi della passata bellezza — osservò la narratrice con civetteria) non potrei attribuirla ad altro che al mio visetto birichino ed al mio fare piuttosto stravagante e tale da non incoraggiare le suore a farmi la proposta di votarmi a Dio…
« Avevo sorpreso più d’una volta Lucy a guardarmi in tal modo, che dai suoi sguardi sfuggenti i miei con una specie di timore, e dal suo arrossire ogni volta ch’io la coglievo a fissarmi, mi ero accertata che la preoccupavo non poco. Poi, la sua indifferenza ostentata di talvolta e le sue espansioni di tal’altra, il porsi sempre, con qualche scusa, vicina a me; quel procurare ogni mezzo per incontrarmi sola, a vis-à-vis, per sorridermi per accarezzarmi, per darmi un bacio senza esser veduta, non erano tutte cose che giustificavano la mia convinzione?
« Non nascondo che provavo un senso di egoistico e vivissimo compiacimento pensando alla simpatia che ella aveva per me, e un senso di dolcezza nell’avvicinare le mie labbra alla bocca vermiglia di quella fanciulla idealmente bionda e dalla carnagione fresca e levigata.
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« Statemi bene a sentire – continuò la narratrice, rivolgendosi a Burn – e ditemi poi se persistete nella vostra idea..
« C’era l’uso, nel Conservatorio, di dare, negli ultimi giorni di carnevale, alcune rappresentazioni comiche, alle quali prendevano parte esclusivamente le alunne più adulte dell’istituto.
« Vi intervenivano, oltre le monache e le famiglie delle giovanette, perfino Monsignore ed alcuni canonici del Capitolo di quella città.
« A me – forse per essere un po’ più franca e disinvolta delle altre mie compagne – erano, per lo più, affidate le prime parti.
« Le commedie che si solevano rappresentare non richiedevano che personaggi femmine, essendo esclusa, naturalmente, ogni scena amorosa: ma quell’anno, a Monsignore — un tipo allegro che si piccava assai di letteratura — era saltato il ticchio di scrivere, appositamente per noi, una commediola morale, dove avrebbe figurato, niente meno, anche un personaggio maschio: cioè, vestito da maschio.
« Ci faceva a capolino perfino l’amore: un amore liscio, liscio, come potete capire, ma che pure costituiva un fatto straordinario negli annali del nostro teatrino, ed eccitava al massimo grado la nostra fantasia.
« — Chi farà la parte di Faustino?
« Questa era la domanda che noi ragazze ci rivolgevamo l’una con l’altra, piene di desiderio di vestirci da uomo.
« Faustino, nella Famiglia fortunata — questo il titolo della commedia — avrebbe dovuto, se si voleva esser fedeli all’intenzione dell’autore, indossare un costume medioevale da menestrello; ma, per evitare la
maglia (questa fu la volontà della superiora con grande delusione di Monsignore che, probabilmente, aveva elocubrato quella commedia per la maglia) venne sostituito un abito a larghe brache, somigliante a quello che portano le odierne cicliste.
« In poche parole, al momento in cui furono assegnate le parti, quella tanto ambita toccò, a me, ed io l’accettai senza esitare.
« Quel vestito di raso verde ricamato, fatto appositamente per l’occasione, mi seduceva. Difatti, quando lo provai, per quanto fosse troppo ampio per me, tutti trovarono che mi si addiceva d’incanto.
« Le mie compagne si mordevano le labbra per l’invidia, specialmente Dalia i cui occhi mandavano fiamme sentendomi tanto elogiare da miss Lucy, che si diceva addirittura incantata.
« Andammo in scena la penultima domenica di carnevale.
« Il piccolo teatro era pieno di gente: un pubblico sui generis, se si vuole, composto per lo più di preti, monache e signore eleganti. Monsignore, al centro della prima fila, se ne stava comodamente sprofondato in una gran sedia a bracciuoli.
« Non vi parlerò del valore della commedia, la quale, come potete facilmente immaginare, era né più né meno che una scipita meschinità: nonostante, gli spettatori la trovarono graziosa, anzi piacevolissima sì che all’autore furono fatte le più calde ovazioni.
« Non è per vantarmi, ma il successo di questa commedia mi era in gran parte dovuto: quasi tutti gli applausi furono per me. Faustino, insomma, entusiasmò. Figuratevi poi se avesse avuto la maglia!…
« Quando il trattenimento fu finito ed io andai per ispogliarmi del mio abito da uomo, trovai miss Lucy in preda ad una straordinaria eccitazione, che mi attendeva a braccia aperte. Mi baciò lungamente ripetendomi con effusione: Quanto sei bella, e come ti amo!
« C’era in que’ baci un ardore virile…
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« Io mi sentii turbata e felice dopo quella dichiarazione: era un pezzo che l’aspettavo, desiderandola.
« Posso assicurarvi che, del successo ottenuto in quella sera, più delle parole benevoli che tutti mi rivolsero, più degli elogi infiniti di Monsignore entusiasmato e convinto d’avere scritto un vero capolavoro, quella notte mi deliziò il pensiero che miss Lucy mi amava e che, forse, anch’ella non dormiva, pensando a me…
« Il giorno seguente, in giardino — mentre eravamo a ricreazione — me ne fece la confidenza.
« Le domandai se si era accorta dell’amore di Dalia, e mi disse di no. Ma questa cominciava a preoccuparmi con la sua gelosia che, ormai, mi dimostrava apertamente.
« Anche le altre mie compagne erano meco più riservate, da poi che avevano cominciato a sospettare qualche cosa: si sa; i beniamini de’ superiori non ispirano sempre contrarietà e diffidenza?
« La Famiglia fortunata era piaciuta tanto che dovemmo ripeterla. Difatti, la domenica seguente i soliti invitati, all’alzarsi del sipario mi salutavano con un caloroso applauso, ed il successo della volta passata si rinnovò fino al terzo atto. Al principio del quarto, io, reduce da un certo paese, e molto stanco – dico stanco perché in quel momento ero Faustino – dovevo entrare in iscena, che rappresentava un’osteria di villaggio, e farmi portare da bere.
« — Ehi, Clorinda! – dovevo gridare spazientita, dopo averla chiamata invano due o tre volte: – volete portarmi da bere, sì o no ?
« Veniva quindi Dalia, che faceva la parte di Clorinda, diceva due insulsaggini per iscusarsi, e mi serviva.
« Difatti, io entrai, feci come dovevo fare, e Dalia portò boccale e bicchiere che posò sul tavolo.
« Ma era tanto imbarazzata e confusa che non seppe dire le poche parole della sua parte, e rientrò tra le quinte, inciampando sgraziatamente in uno sgabello.
« Io pure, lì per lì, mi trovai sconcertata, ma presto mi ricomposi, e, continuando la mia chiacchierata, versai il vino nel bicchiere…
« Ma mentre stavo per portarlo alle labbra, si udì un grido di spavento che veniva da dietro la scena; e prima ch’io facessi in tempo a voltarmi, mi vidi Dalia dinanzi, tutta pallida e tremante.
« Mi tolse il bicchiere di mano, balbettando alcune parole che non intesi, poi vacillò e cadde distesa sull’assito, rovesciandosi il liquido rosso sul grembiulino bianco…
« È inutile dirvi che questo strano, inesplicabile incidente mise tutto sossopra e troncò il trattenimento.
« Dalia, svenuta, fu trasportata nel dormitorio, dove le monache le apprestarono le cure necessarie per farla rinvenire.
« Intanto si facevano mille congetture.
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« Io non ebbi bisogno di riflettere a lungo sull’accaduto, per comprendere di che si trattava, e lo stesso fu di Lucy che, con un’occhiata, mi raccomandò il silenzio.
« Era evidente: Dalia doveva aver messo qualche cosa di nocivo nel vino del fa bisogno; quindi, pentita, aveva voluto impedire gli effetti della sua azione.
« Ma perché aveva avuto l’idea di commetterla?
« Soltanto io e Lucy lo sapevamo.
« La superiora mi domandò cosa ne pensassi, ma feci stupendamente l’indiana.
« Poiché allo svenimento della mia:… (non saprei se chiamarla compagna o rivale) insomma, di Dalia, era succeduta un’ardentissima febbre, venne chiamato il medico; ed anche lui, dopo aver udito il racconto del fatto, finì col dire… che non sapeva cosa dire. Chiese che gli fosse fatto vedere il vino che supponevasi avvelenato, ne versò un poco in un bicchiere e lo guardò attraverso al lume: non traspariva.
« E’ proprio avvelenato – dichiarò a voce bassa. E se ne portò via un poco in una boccetta.
« Soltanto quando mi fui coricata compresi tutta la gravità della cosa. Vi pensai e vi ripensai tutta la notte, ma più dell’effetto che poteva aver prodotto la gelosia di Dalia, ebbi orrore della causa di questa gelosia. Ripensai ai baci di Lucy e provai un senso di pudore offeso; mi vergognai con me stessa.
« Era il senso indefinibile del peccato,
« Tralascio i particolari, giacché s’avvicina la fine del nostro viaggio ed io, caro signor Burn, voglio convincervi.
« Il giorno dopo seppi da Lucy che il dottore avea detto d’aver rinvenuta una forte dose arsenicale nel vino che aveva analizzato.
« Vi sembrerà strano che Dalia avesse potuto procurarsi quel veleno. Abbiate pazienza un momento e vi spiegherò ogni cosa.
« Quando Dalia cominciò a star meglio, invano le fu domandata la ragione di quello che aveva fatto. Lucy le aveva detto di non risponder nulla a questo proposito se non voleva compromettere lei, me e sè stessa. E la giovanetta, difatti, fu muta.
« – Avrà avuto un momento di pazzia – conclusero tutti, il dottore compreso. E che potevano dire di più?
« Dalia provò un grande orrore per il male che aveva perpetrato, e versò molte lacrime allorché me ne chiese perdono. Fu una scena commovente: c’erano presenti tutte le alunne, tutte le monache…
« Ma io ho detto d’abbreviare.
« Appena poté scendere in giardino insieme alle altre educande, mi pregò di passeggiare con lei e mi fece minutamente la narrazione del suo amore per Lucy, descrivendomi la sua gelosia con parole che mi commossero profondamente.
« Domandatole come si fosse procurata il veleno, mi disse che aveva approfittato dell’occasione di quella sera, in cui la piccola farmacia dell’educandato, che comunicava col palcoscenico, era aperta, per prendere alcune presine di arsenico colà preparate, delle quali, fatta una sola dose, attossicò il vino del boccale già preparato.
« – La gelosia mi accecò vedendoti tano accarezzata da Lucy, mentre i aiutava a vestire – mi diceva Dalia – se tu sapessi cosa vuol dire essere gelosa! Io non compresi il male che stavo per fare: fu il demonio che mi suggerì l’abbominevole idea… Ma il Signore non ha voluto! Come sono felice di questo miracolo!
« – Spero che ora sarai guarita del tuo amore – volli dirle.
« – Guarita? – balbetto lei – io non lo so… Sento però che non avrei il coraggio di trovarmi sola con lei, dopo quello che ho fatto… Bisogna che me ne vada da qua…
« E dopo un momento, con un lampo negli occhi e la voce tremante:
« – Vi amate molto, di’?
« Io crollai la testa e sorrisi.
« Dopo quanto era accaduto si erano del tutto trasformati i miei sentimenti per la giovane maestra: restava in me una specie di contrarietà e di turbamento che mi faceva sfuggire la sua presenza.
« Cominciavo a non trovami più bene come prima, là in monastero.
« Col pretesto che la mia salute aveva bisogno di aria e di moto, convinsi i miei genitori a ritirarmi in famiglia.
« Dalia aveva fatto altrettanto e mi precedé. Prima di partire mi chiese nuovamente perdono, e piangendo a calde lacrime, mi confidò il suo gran dolore di doversi distaccare per sempre da Lucy.
« – Vorrei dirle che l’adoro – mormorava – ma dopo quello che sai, non oso…
« Quando le dissi che anch’io, tra qualche giorno, sarei partita di là, ella, non poté trattenere un gesto di soddisfazione, quasi di contentezza.
« Una larva di gelosia restava sempre.
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« Nel lasciare quel luogo dove avevo passato quattro anni abbastanza felici, forse i più felici della mia via, schivai di trovarmi da sola con miss Hameling; ed al momento di separarmi per sempre da lei, le stesi appena la mano, freddamente.
« Non un bacio, non una parola d’affetto: niente.
« Fui crudele: né saprei dirvi perché.
« La sua mano mi strinse a lungo – una manina diaccia, nervosa, convulsa…
« Ella rimaneva a guardarmi in silenzio, ma i suoi grandi occhi celesti, pieni di lacrime, parlavano abbastanza. In essi leggevo un dolce e timido rimprovero, un rimprovero triste ed un dolore profondo…
« Dopo due anni avvenivano i miei sponsali col barone Stolz.
« Noi ci accingevamo a partire per il viaggio di nozze, quando mi fu consegnata una lettera, dal cui indirizzo riconobbi subito la scrittura di Lucy.
« Eccone, presso a poco, il contenuto:
Mia cara Sofia,
Permetti alla tua povera amica di darti ancora del tu.
Ho appresa la notizia delle tue nozze e non posso fare a meno di mandarti i miei auguri, in un momento così solenne. Sii felice!
Io invidio colui che potrà vivere con te per tutta la vita…
Non ridere della tua Lucy se ti giura d’essere tano infelice, perché non è nata uomo.
Tu sei buona ed avresti avuto pietà del mio amore…
Il tuo sposo non sarà geloso se mi concederai un grande favore che a te non costa nulla.
Non dirmi di no!
Vorrei un ciuffettino dei tuoi capelli… La tua bella testa ne è così ricca, che non perderà per questo il suo splendore.
Me lo negherai?
La tua Lucy
« Perché non avrei dovuto contentarla? Io non vidi alcun male nel commettere questa piccola infedeltà coniugale, il giorno stesso del mio matrimonio.
« Lucy me ne ringraziò con un semplice for ever anonimo, scritto romanticamente sui petali sbiaditi di un edelweiss.
« Per lungo tempo non seppi più nulla di lei.
« Cinque o sei anni or sono, passando insieme a mio marito, per ***, volli fare visita a quel monastero, di cui conservavo sempre il più dolce ricordo.
« Mio Dio, che senso di tristezza si prova, tornando – dopo aver lasciata tanto lontana l’età de’ primi sogni e delle prime speranze – tra tante cose che ci parlano del passato, e come rincresce non vedersi subito riconosciute dalle persone, che ebbero per noi e con noi tanta confidenza e tanta intimità!
« Domandai subito di miss Lucy: se v’era sempre.
« Mi fu detto di sì e fu tosto fatta chiamare.
« Noi restammo un pezzo a guardarci. Poi ci gettammo l’una tra le braccia dell’altra.
« Lucy era grandemente turbata. Non gliene domandai la causa, ma indovinai che la mia presenza dava un gran crollo alle sue illusioni. Forse credeva che il Faustino della Famiglia fortunata sarebbe rimasto sempre tale e quale…
« Il suo sguardo acuto, fisso costantemente su di me, mi diceva che lei non poteva persuadersi del mio cambiamento: specialmente la mia incipiente pinguedine ed i fili bianchi che si frammischiavano ai miei capelli, la preoccupavano.
« Ella, invece, non era molto mutata.
« Il biondo-chiaro della sua capigliatura era sempre sfolgorante: le sue guance erano rimase sempre rosee e levigate. Soltanto, vicino ai suoi occhi, qualche piccola ruga tradiva l’azione del tempo.
« Sempre snella, sempre vestita di nero come diciott’anni prima, mi pareva, osservandola, che il lungo periodo della nostra separazione si scorciasse, e le memorie ornavano a galla ad una ad una, più vivide, insieme ad ogni particolare della mia adolescenza.
« Volli riveder tutto.
« Lucy, rievocando meco tanti ricordi, mi fece visitare ogni angolo del monastero; poi mi condusse nella sua cameretta: – una stanza tutta bianca, quasi nuda, con una finestra che dava sulla campagna ringiovanita al bacio della primavera.
« Là aperse un cassetto del piccolo cassettone di noce, ne trasse fuori un elegante quadretto dalla cornice intarsiata e me lo mostrò.
« C’era un ricciolo di capelli castagni, avvolgentisi in fitta spirale, fissati in un fondo di raso celeste, su cui era ricamato il solito motto: for ever…
« Erano quelli ch’io le avevo regalato il dì delle mie nozze.
« Si si, povera Lucy, que’ capelli sono i soli che non imbiancheranno: essi resteranno tali e quali for ever!
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« Io uscii dal monastero di *** profondamente impressionata. La strana passione di miss Hameling mi ha fatto spesso pensare, ma non ho mai creduto che la causa di essa fosse – come voi dite, signor Bum
una naturale predisposizione alla follia.
« Ritengo piuttosto, che – date certe condizioni d’ambiente, ed una particolare tendenza di sentimentalismo – questa si manifesti come può.
« In tali amori è indubitato che la fantasia vi abbia più parte che il cuore, ed io sono convinta che certe persone che trovansi nel caso di Lucy, guarirebbero del loro sentimento, diciamo pure degenerato, se uscissero dall’impossibilità di amare e di essere amate, amate logicamente, come vuole la natura.
« Per me è uno sbaglio quello di ritenere l’amore come un sentimento estraneo alle stesse cause degli altri sentimenti. Secondo il mio debole parere, tanto questi che quello nascono, si sviluppano, si trasformano secondo l’educazione, l’ambiente e le occasioni.
« A Roma, dove io vivo abitualmente, ho ritrovato Dalia, la mia antica rivale. Anch’ella è della mia opinione.
« Sposa fortunata d’un uomo che l’adora, spiega per lui tutto l’amore e tutta la gelosia del proprio carattere.
« Noi abbiamo parlato più volte del fatto che ho testè raccontato, e poichè – come ho detto poc’anzi – sappiamo che certe anomalie sentimentali si formano e si sviluppano, per lo più negli ambienti dove regna il misticismo e dove si praticano esclusivamente delle persone del proprio sesso, così ci siamo guardate bene dal mettere in qualche educandato le nostre figliole: perché dovete sapere, miei ottimi amici, che l’amore unisessuale femminino ha le sue gradazioni come l’amore in genere. Si comincia col platonismo e si finisce… col…: ed in tutto ciò non ha che fare affatto la tendenza alla follia…
« Il fenomeno è naturale, semplicemente naturale e – ciò che è peggio – più comune di quello che non si creda.
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Burn stava per obiettare, ma ormai eravamo giunti a Milano.
Pirro Bessi
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