Aldo Palazzeschi, 1909. «Fiori», in: Poemi, a cura di Cesare Blanc, Firenze: Stabilimento tipografico Aldino.
[div class=”doc” class2=”typo-icon”]Di cattivo umore dopo una cena (forse perchè come vicine di tavolo ha due donne), il poeta esce in giardino per trovare nelle piante la rettitudine ed il senso morale che gli esseri umani hanno perso, trascinati in nefandezze, miserie e oscenità di tutti i tipi. Ma l’immoralità dilaga anche tra i fiori.
Da notare qui l’uso della parola lesbica già nel 1909.
Commento di N.M. dallo http://www.ellexelle.com/index.php?name=MDForum&file=viewtopic&t=36566 ;l’intera poesia allo http://ottagono.splinder.com/post/7773086/Una+poesia+alla+settimana
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[…]
-Ma tu chi sei? Che fai?
-Bella, sono una rosa,
non m’hai ancora veduta?
Sono una rosa e faccio la prostituta.
-Te?
-Io, sì, che male c’è?
-Una rosa!
-Una rosa, perchè?
All’angolo del viale
aspetto per guadagnarmi il pane,
fo qualcosa di male?
[…]
E lo vedi quel giglio,
lì, al ceppo di quel tiglio?
Che arietta ingenua e casta!
Ah! Ah! Lo vedi? E’ un pederasta.
-No! No! Non più! Basta
-Mio caro, e ci posso far qualcosa
io,
se il giglio è pederasta,
se puttana è la rosa?
-Anche voi!
-Che maraviglia!
Lesbica è la vaniglia.
[…]