Natalie Barney,1918. Contratto di matrimonio della terza età. Lettera a Elisabeth de Gramont. Traduzione de: Contrat de mariage de la quarantaine; Aix-les-Bains, 20 giugno 1918. Bibliotheque Jacques Doucet, fonds Natalie Barney NCB.C2 3010-50/51.
Traduzione di N.M. dal testo originale in francese pubblicato da Francesco Rapazzini (in “Elisabeth de Gramont and Natalie Barney”, South Central Review, vol. 22, n. 3, Fall, 2005, pp. 6-31, nella nota 2 a p. 25) e riportato qui sotto.
Una precedente traduzione italiana, fatta però dall’inglese, è quella di Vittoria de Buzzaccarini, alle pp. 302-303 di: Francesco Rapazzini, La duchessa rossa: Elisabeth de Gramont da Proust a Marx, Milano: Sylvestre Bonnard, 2007. La versione inglese si trova anche in Giorgia Succi, La parola alle amazzoni, Roma: Robin Edizioni, 2018, pp. 163-165.
Natalie Barney (1876-1972) e Elisabeth de Gramont (1875-1954) si erano conosciute nel 1910. Il 20 giugno 1918, scritto su carta dello “Hotel de l’Europe et Villa Victoria” di Aix-les-Bains, una stazione termale sul lago di Bourget nella Savoia francese, Natalie invia a Elisabeth questo “contratto”; dopo averlo firmato, Elisabeth avrebbe dovuto portare per sempre l’anello verde che le aveva regalato.
Poiché poco prima Élisabeth aveva manifestato una certa insofferenza per le altre relazioni di Natalie si può supporre che questo “contratto” fosse stato un modo per Barney di rassicurarla e tenerla legata a sè mentre coltivava il suo rapporto con Romaine Brooks, incontrata, secondo Cassandra Langer, nell’ottobre 1916.
Contratto di matrimonio della mezza età, stabilito dopo nove anni di vita insieme, di gioie e di preoccupazioni condivise, di tradimenti confessati.
Nel perdurare di un legame che crediamo, e vogliamo credere, sia indistruttibile dato che lo stiamo stipulando al suo minimo di emotività reciproca. L’unione messa alla prova degli anni, verso il sesto ha mancato di fedeltà da ambo le parti, dimostrando come l’adulterio sia inevitabile in quelle relazioni senza pregiudizi, senza religione se non quella dei loro sentimenti, senza legge se non quella dei loro desideri, incapaci di inutili sacrifici che assomigliano alla negazione della vita.
Ma nonostante ciò, forti nella nostra certezza di potere, senza illusioni e senza esagerazioni morire o vivere l’una per l’altra. Tanto è vero che, pur riconoscendo di non essere sufficienti l’una all’altra, siamo l’una all’altra indispensabili. Il nostro amore-passione – che non si è sottomesso a nessun ostacolo, puro, esclusivo, divorante, libero come il fuoco – ha fatto posto all’amore-amore, di una bellezza e di una purezza diversi: evoluto, paziente, compassionevole, tenero, crudele, razionale, umano e complesso come la vita.
Noi l’accettiamo come tale perché una vittoria parziale è sempre meglio che nessuna vittoria. E crediamo che il tempo consenta solo vittorie parziali (le sole che vivono e durano. La nostra nel perdere la freschezza non ha perso né la sua convinzione più forte, né la sua purezza, né le sue ali).
Essendo libere di scegliere e ugualmente libere di non scegliere, scegliamo: la continuità ci sembra migliore della frammentarietà. Cos’abbiamo scoperto che alla lunga preferiamo nell’altra? Ci è spesso stato chiaro e dimostrato che la nostra evoluzione personale e quella del nostro amore debbano accordarsi tra loro, che il nostro amore comporti consuetudini imprescindibili che dobbiamo tenere al sicuro al di sotto delle fluttuazioni momentanee. Questo amore che noi sappiamo essere il solo degno di rappresentare allo stesso tempo il nostro cuore, il nostro cervello e il nostro corpo, ci chiede, essendo tutti e tre (cuore, cervello e corpo) qui riuniti, di proteggerlo contro i nostri capricci, sbandamenti e probabili cambiamenti con i seguenti propositi:
– non potendo prevenire il pericolo di avventure, basterà che l’una riconduca l’altra a sé, non per vendetta o per limitarla, ma perché un’unione lo esige
– non ci sarà un’unione tanto forte come questa unione, né sodalizio altrettanto tenero, né legame così duraturo
In virtù di quanto sopra, ci scambiamo il nostro anello, grande come l’universo intorno all’orizzonte del futuro e di noi stesse.
Questo anello speciale dovrà essere verde, splendente e indistruttibile. E chi sposo non si chiamerà né mia moglie, né mio schiavo, né mio marito, che sono termini di sesso e tempi effimeri, ma la mia vita, my mate [in eng], la mia compagna per sempre.
Francesco Rapazzini, “Elisabeth de Gramont and Natalie Barney”, South Central Review, Vol. 22, No. 3, Natalie Barney and Her Circle (Fall, 2005), pp. 6-31. A p. 25, nota 2: The original French is as follows :
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Contrat de mariage de la quarantaine résolu après neuf années de vie ensemble, de joies et de soucis partagés, de tromperies avouées.
Dans la survivance d’un attachement que nous croyons—et voulons croire—inde-structible—puisqu’à son minimum d’émotivité réciproque il arrive à cette conclusion. La conjonction mise à l’épreuve des années, a failli doublement à la fidélité vers la sixième année, nous prouvant que l’adultère est inévitable à ces unions sans préjugés sans religion autre que leurs sentiments sans loi autre que leurs désirs, incapables de sacrifices vains qui semblent la négation de la vie.
Mais fortes cependant dans notre foi de pouvoir, sans illusions et sans exagérations mourir ou vivre l’une pour l’autre. Tant il est vrai que tout en reconnaissant que l’on ne suffit pas l’une à l’autre, l’on est indispensable à l’autre. Notre amour passion—qui n’a reconnu aucun obstacle, pur, exclusif, dévorant, affranchi comme le feu—a faite place à l’amour amour—d’une [p.26 ] autre beauté, d’une autre pureté: évoluée, patiente, pitoyable, souple, cruelle, logique, humaine et complexe comme la vie.
Nous l’acceptons comme telle— une victoire mutilée vaut mieux que pas de victoire—Et nous croyons que le temps ne permet que des victoires mutilées (que ce sont les seules vivantes et survivantes. La nôtre en perdant sa fraîcheur n’a perdu ni sa foi dominante, ni sa pureté, ni ses ailes).
Etant libres de choisir et non libres de choisir autant, nous choisissons: une continuité nous semble préférable à une mosaïque. Et qui avons-nous trouvé à préférer à la longue l’une à l’autre? Il nous a été souvent clair et prouvé que notre évolution et celle de notre amour doivent s’accorder—que notre amour comporte des habitudes indestructibles que nous devons tenir hors de danger au-dessus des fluctuations momentanées. Cet amour que nous savons être seul digne à la fois de représenter notre coeur, notre cerveau et notre corps, nous demande, étant tous trois (coeur cerveau et corps) tous trois réunis ici, de le protéger contre nos caprices, égarements et changements probables par les résolutions suivantes:
– Les cas du danger des aventures étant impossible à prévoir, il suffira que l’un ramène l’autre à lui—ni par vengeance ou pour le limiter, mais parce qu’union oblige
– Et qu’il ne sera pas d’union aussi forte que cette union, ni d’association aussi tendre—ni d’attachement aussi durable
En foi de quoi passons notre anneau grand comme l’univers autour de l’horizon de l’avenir et de nous-mêmes.
Cet anneau exclusif se doit vert étincelant et indestructible. Et l’être que j’épouse ne s’appellera ni ma femme ni mon esclave ni mon époux, ce qui sont des termes de sexe et de temps éphémères—mais mon être, my mate éternel.
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