1930, Luigi Pirandello – Come tu mi vuoi

Luigi Pirandello, 1930. Come tu mi vuoi. Commedia in tre atti; prima rappresentazione a Milano, 18 febbraio 1930, scritta probabilmente uno o due anni prima.

Il testo allo https://www.pirandelloweb.com/come-tu-mi-vuoi/

La protagonista è chiamata l’Ignota: ballerina a Berlino col nome di Elma, vive a casa dell’amante, il vecchio scrittore Carl Salter, e della figlia di lui, Greta detta Mop. Stanca della vita berlinese andrà a Udine con Bruno, che la riconosce come la moglie scomparsa alla fine della I guerra mondiale (da cui: “fammi tu, come tu mi vuoi”), ma scoprendo che questi era mosso da interesse tornerà da Salter lasciando tutti nel dubbio sulla sua identità, come nel famoso caso dello Smemorato di Collegno. Anche un film con Greta Garbo (bionda platino per l’unica volta), As you desire me, George Fitzmaurice (1932), dove però Mop non c’è.

ATTO PRIMO
[…] Al levarsi della tela si vedrà Mop su un’ampia poltrona, in un curioso pi­giama di seta, nero e fiorito d’orchidee, tutta aggruppata e rovesciata su uno dei braccioli, il volto nascosto. Pare che dorma. Piange. Ha i capelli tagliati maschilmente e la faccia (allorché la mostrerà) segnata d’un che d’ambiguo che fa ribrezzo e, insieme, di un che di tragico che turba profondamente
[…]
L’IGNOTA: Sì, va’, va’, cara, va’ a prepararmi, se ti riesce, un altro sandwich, eh?
MOP: E verrai a mangiarlo di là?
L’IGNOTA: Sì, a patto che non mi baci, sai che non posso soffrirlo!
Salter scoppia a ridere ferocemente.
MOP: Vigliacco!
L’IGNOTA (con orgasmo, al Salter): Finiscila di ridere! (Poi, volgendosi al Boffi:) Cose che capitano a me sola! Gelosi, l’uno dell’altra!
MOP (con strazio, supplichevole): No, Elma, non dirlo!
L’IGNOTA: Eh, cara – magari non fosse vero – ma guardalo! (Le indica il padre. )
SALTER (friggendo, con le mani in tasca): Bada che non riesco più a frenarmi!
L’IGNOTA (provocante, crudele, rivolgendosi al Baffi): La moglie non vuol di­vorziare – ha mandato la figlia per staccare il padre da me – mi s’è attaccata anche la figlia (a Mop) – sì, cara – peggio di lui, mi dispiace dirlo – perché lui almeno, vecchio, ma… (sottintende: «È uomo».)
[…]
L’IGNOTA (quasi farneticando): Tu – tutti – non ne posso più – questa è vita da pazzi – io n’ho fino alla gola – mi si rompe lo stomaco – vino, vino – pazzi che ridono – l’inferno scatenato – specchi bicchieri bottiglie – una ridda, la vertigine – chi strepita, chi balla – s’aggrovigliano nudi – tutti i vizi impa­stati – non c’è più legge di natura – più nulla – solo l’oscenità arrabbiata di non potersi soddisfare – (acchiappando Boffi per un braccio e indicandogli Mop) – guardi, guardi se quella è più una faccia umana! – e lui, là, (indica Salter) – con quella faccia da morto, e tutti i vizi che gli vèrmicano negli occhi! – e io vestita così – e lei che vuol parere un diavolo – questa casa – ma qua, come dovunque – tutta la città – è la pazzia, la pazzia! (Di nuovo, indicando Mop) – Arriva. – Io non ne so nulla. Di sera, ero al «Lari-fari». Chi sa che scena col padre! Ha uno sgraffio qua, dalla fronte alla guancia – (le acchiappa la faccia e la mostra a Boffi) – guardi bene, ne porta ancora il segno!
SALTER: Ma non fui io!
MOP: Me lo feci da me – non ci vuol credere!
L’IGNOTA: Io non so nulla: non c’ero! – Torno qua, ubriaca: per forza! rovescio col piede le bottiglie e poi me le bevo – faccio «Spuma di Champagne» (mo­strando l’abito) – vede? – è la mia danza più famosa – per forza, dunque, ubriaca ogni sera! – Non vedo neppure, quella sera, chi mi prende e mi porta a letto.
MOP (quasi saltandole addosso, tutta un fremito, per impedirle che seguiti a dire): Elma, te ne scongiuro, basta!
L’IGNOTA (mentre la respinge di nuovo): No, lasciami dire! – Lui se n’era an­dato fuori…
MOP (tenendosi aggrappata a lei): Ma che vuoi dire? Sei pazza?
L’IGNOTA (staccandosela d’addosso e buttandola sulla poltrona, dove Mop torna ad aggrupparsi con la faccia nascosta): Eh sì, lo so! Le pazze soltanto hanno il privilegio di poterle urlare – chiare – davanti a tutti – certe cose! (A Boffi, indicandogli Salter che sorride) – Guardi, ride… come rise la mattina dopo, quando volle sapere…
SALTER: Ma perché è strano che tu –
L’IGNOTA: – dia importanza a ciò che per voi non è niente? – Tutto è come niente, qua! (Indicando a Salter la figlia con la faccia nascosta) Ma intanto lei – guarda là!