Vasco Pratolini, 1960. Lo scialo. Collana Narratori Italiani n.74, 2 volumi. Milano: Mondadori, maggio 1960
“La vita è questo scialo
di triti fatti, vano
più che crudele.”
(Eugenio Montale)
Dal romanzo nel 1987 fu tratta anche una miniserie televisiva con la regia di Franco Rossi. La lesbica è la ricca borghese Ninì Butignani; nel passo trascritto qui sotto si trova con Fru, una contadina che finirà uccisa dai fascisti. A lei e ad altre seguirà Nella Corsini ma dopo il suo tradimento Ninì si suiciderà. Personaggi lesbici nelle opere di Pratolini anche in Cronache di poveri amanti (“la Signora”) e in Allegoria e derisione (la modella Francesca)
[…] Ella era distesa sulla chaise-longue e la ragazza, alla sua destra, seduta per terra; una creatura giovane, viva, che lei aveva cresciuta e nutrita, dandole perfino un vezzeggiativo con il quale ormai tutti, anche i suoi, e di certo anche coloro che la dovevano corteggiare, nei loro balli di contadini, essi a maggior ragione, la chiamavano, e di cui Fru andava fiera. L’attirò a sé, le passò il braccio dietro le spalle: accompagnando il suo gesto, Fru aveva poggiata la guancia sopra il suo fianco, quasi sul ventre, ed era una presenza amica, fidata. Ora Ninì le accarezzava la gota, le tentava col pollice la scollatura e fu così o le parve che spontaneamente, pur sempre immobile, Fru liberasse il primo e il secondo bottone, in silenzio, respirando appena si sarebbe detto. Ella incontrò il suo seno, libero sotto la camicetta, e lievemente lo accarezzò, lo percorse in tutta la sua rotondità, la sua durezza, ancora vellicandone col pollice il capezzolo, tornando a sfiorare con un lento giro delle dita la sua pelle liscia, compatta, fino a raccoglierlo intero nella mano: come uno straordinario ma spontaneo trapasso, dai pensieri inquieti, rissosi, di qualche minuto prima, a questa pace, dolcissima, nutritiva. Questo peso tenero, palpitante ch’ella sorreggeva nella mano, la compiva. Era una sensazione ignota, nella quale tuttavia ella sentiva confluire il meglio di sé, come d’una perfezione, un equilibrio, tanto a lungo oscuramente desiderati e finalmente, nella maniera più semplice, e naturale e innocente, conquistati.
«Dormirai con me, stanotte» le disse. «La notte mi viene il freddo e ho bisogno di essere riscaldata.» […]
«Oh, ma lei è gelata davvero. Sì, sì, mi stringa, non abbia riguardi, non mi fa mica impressione, è stato un momento, quando lei ha messo la gamba tra le mie. Uh com’è diaccia anche questa mano. Me la metta qui dalla parte del cuore. Già, c’è la poppina. Ma sotto, la metta sotto come dianzi, c’è il cuore, non lo sente? Io sempre, è la mia distrazione, avanti d’addormentarmi, poi mi ci addormento davvero.» […]
«E allora, abbracciami.»
«Ecco, abbracciate sì.»
«Hai avuto paura perché ti ho dato un bacio?»
«No, anzi, ma… Se poi lei se ne dovesse pentire, io mi vergognerei come una ladra e… No, ora non faccia lei così, signora, signora! Se lei deve soffrire in questo modo, preferisco patire io.»
«Cosa ti ho fatto, cosa ti potevo fare? Sono o no, una donna come te? Sono la tua padrona, tu mi vuoi bene. Ci teniamo strette e ci diamo un bacio. Nessun uomo, sai Frugolino, nessun uomo, capisci?»
«Non lo so… Ci credo.»
«E allora, se non lo sai, se ci credi, deve rimanere un segreto tra di noi, e non per le chiacchiere della gente, io sono la tua padrona, nessuno sospetterebbe mai di niente. Ma per noi. Sii buona con me Fru, ne ho tanto bisogno. E ti farò, vedrai. Cos’è che desideri di più?»
«Venire in città con lei al posto di Armida.»
«D’accordo, ma ora abbracciami più forte. E non parlare.»
[… Folco:] Fu finalmente felice, andando a letto con un’altra donna. Ma neanche allora ebbe il coraggio di sfidare il mondo. Di riconoscersi. Di esistere. Sono una lesbica! forse non lo disse mai nemmeno a se stessa. L’ipocrisia si era così radicata dentro di lei che delirando per quella ragazza, mentiva dicendosi innamorata di qualcuno.”