1972, Charlotte Bunch – Lesbiche in rivolta

Charlotte Bunch, 1972. “Lesbiche in rivolta. La supremazia maschile trema e teme”, The Furies: Lesbian/Feminist Monthly, vol.1 (January 1972), pp.8-9. Traduzione di W3m3nb3ing

TITOLO: Lesbiche in rivolta. La supremazia maschile trema e teme
AUTRICE: Charlotte Bunch
TITOLO ORIGINALE: Charlotte Bunch, for the Furies collective, 1972. “Lesbians in Revolt. Male Supremacy Quakes and Quivers”, The Furies: Lesbian/Feminist Monthly, vol.1 (January 1972), pp.8-9.
ORIGINALE ONLINE: http://www.rainbowhistory.org/Furies001.pdf. Qui allo http://www.leswiki.it/repository/testi/1972bunch-lesbians-in-revolt.doc
TRADUZIONE DI: W3m3nb3ing

ANNOTAZIONI: Le “Furies” erano un collettivo lesbico separatista fondato nell’estate 1971 a Washington; vi facevano parte: Rita Mae Brown, Charlotte Bunch, Tasha Byrd [Petersen], Ginny Berson, Sharon Deevey, Susan Hathaway, Lee Schwing, Helaine Harris, Coletta Reid, Jennifer Woodul, Nancy Myron e Joan E. Biren (da: “The Rainbow History Project”,  allo http://www.rainbowhistory.org/directory.htm) [N.M.]


 The Furies [http://www.rainbowhistory.org/furies.htm]


Lo sviluppo di politiche femministe lesbiche come base per la liberazione delle donne è la nostra priorità; questo articolo evidenzia le nostre idee attuali. Nella nostra società, che definisce tutte le persone e le istituzioni a beneficio del maschio ricco e bianco, la lesbica è in rivolta.

In rivolta perché definisce sé stessa come donna e rifiuta le definizioni date dell’uomo che le dicono  come dovrebbe sentirsi, agire, apparire e vivere. Essere lesbica significa amare se stessa, come donna, in una cultura che denigra e disprezza le donne. La lesbica rifiuta il dominio sessuale/politico maschile; sfida quel mondo, la sua organizzazione sociale, la sua ideologia e la sua definizione di donna come essere inferiore. Il lesbismo mette la donna al primo posto mentre la società afferma la supremazia maschile. Il lesbismo minaccia il nucleo della supremazia maschile. Quando si è politicamente consapevoli ed organizzate, è di vitale importanza distruggere questo nostro sistema sessista, razzista, capitalista e imperialista.

IL LESBISMO È UNA SCELTA POLITICA

La società maschile definisce il lesbismo come un atto sessuale e questo riflette la visione limitata che gli uomini hanno delle donne: pensano a noi unicamente in termini di sesso. Dicono anche che le lesbiche non sono vere donne, quindi una vera donna è una che viene scopata dagli uomini. Noi diciamo che una lesbica è una donna il cui senso di sé e le cui energie, incluse quelle sessuali, sono centrate sulle donne, è una donna che si identifica come donna. La donna-che-si-identifica-con-le-donne (woman-identified woman [1]) si impegna a dare alle altre donne un sostegno politico, emotivo, fisico ed economico. Le donne per lei sono importanti. Lei è importante per sè stessa. La nostra società esige che le energie delle donne siano riservate per gli uomini.

La lesbica, donna-che-si-identifica-con-le-donne, si impegna con le donne non solo come alternativa alle relazioni oppressive maschio/femmina, ma prima di tutto perchè ama le donne. Che ne sia consapevole o no, con le sue azioni la lesbica capisce che dare supporto e amore agli uomini prima che alle donne permette il perpetuarsi del sistema che la opprime. Se le donne tra loro non si prendono un reciproco impegno, che include anche l’amore sessuale, ci neghiamo l’amore e il valore tradizionalmente attribuiti agli uomini. Accettiamo il nostro status di seconda classe. Quando le donne danno veramente le loro energie primarie ad altre donne, allora è possibile concentrarci a fondo per costruire un movimento per la nostra liberazione.

Il lesbismo della donna-che-si-identifica-con-le-donne quindi è più di una preferenza sessuale, è una scelta politica. È politica perché le relazioni tra uomini e donne sono essenzialmente di natura politica in quanto implicano potere e dominio. Poiché la lesbica rifiuta attivamente quella relazione scegliendo le donne, sfida il sistema politico costituito.

IL LESBISMO, DA SOLO, NON E’ SUFFICIENTE

Naturalmente non tutte le lesbiche sono del tipo donna-che-si-identifica-con-le-donne, come non tutte sono impegnate a trovare una soluzione comune all’oppressione di cui, come donne e come lesbiche, sono vittime.  Essere lesbica è un modo per fronteggiare la supremazia maschile, ma non è l’obiettivo. Per la lesbica o la donna eterosessuale non c’è una soluzione individuale all’oppressione.

La lesbica potrebbe pensare di essere libera perché evita l’oppressione personale della relazione individuale maschio/femmina. Ma per la società lei è comunque una donna o, peggio, una lesbica visibile. Nelle strade, al lavoro, a scuola, è trattata da inferiore ed è alla mercé del potere e dei capricci dell’uomo. (Non ho mai sentito di uno stupratore che si sia fermato perché la vittima era una lesbica). Questa società odia le donne che amano le donne, così la lesbica che dentro le pareti di casa sua sfugge al dominio maschile lo subisce raddoppiato dalle mani della società maschile; viene tormentata, emarginata e trascinata in basso. Le lesbiche devono diventare femministe per lottare contro l’oppressione della donna, proprio come le femministe devono diventare lesbiche se vogliono sperare di porre fine alla supremazia maschile.

Negli Stati Uniti la società incoraggia le soluzioni individuali, gli atteggiamenti apolitici e il riformismo per tenerci lontane dalla rivolta politica e fuori dal potere. Gli uomini che governano e i maschi di sinistra che cercano di governare, tentano di depoliticizzare il sesso e le relazioni tra uomini e donne per impedirci di agire per porre fine alla nostra oppressione e sfidare il loro potere. Dal momento in cui la questione dell’omosessualità è diventata pubblica, i riformisti la definiscono come un problema di ordine privato, che riguarda chi ci portiamo a letto, per sviare la nostra comprensione della politica del sesso. Per la lesbica femminista non è una questione privata; è una faccenda politica che riguarda l’oppressione, la dominazione e il potere. I riformisti offrono soluzioni che non comportano cambiamenti basilari del sistema che ci opprime, soluzioni che lasciano il potere nelle mani dell’oppressore. L’unico modo in cui gli oppressi possano porre fine alla loro oppressione è impadronirsi del potere: le persone il cui ruolo privilegiato dipende dalla subordinazione degli altri, non smettono volontariamente di opprimere gli altri. La nostra subordinazione è la base del potere maschile.

IL SESSISMO E’ LA BASE DI TUTTE LE OPPRESSIONI

La prima divisione del lavoro, nella preistoria, era basata sul sesso: gli uomini andavano a caccia, le donne costruivano i villaggi, si prendevano cura dei bambini e coltivavano la terra. Le donne collettivamente avevano il controllo del territorio, del linguaggio, della cultura e delle comunità. Gli uomini riuscirono a sottomettere le donne grazie alle armi che avevano costruito per la caccia, quando era diventato palese che le donne conducevano una vita più stabile, pacifica e desiderabile. Non sappiamo esattamente come abbia avuto inizio questa sottomissione ma è chiaro che l’imperialismo delle origini era quello del maschio sulla femmina: il maschio rivendicava il corpo della femmina e i suoi servizi come suo territorio (o proprietà).

Essendosi assicurati il dominio sulla donna, gli uomini hanno poi continuato con questo modello di sopraffazione sulla base di tribù, razza e classe. Nonostante ci siano state numerose lotte di classe, razza e nazione durante i passati 3000 anni, nessuna di queste ha portato alla liberazione della donna. Anche se queste altre forme di oppressione devono finire, non vi è ragione di credere che la liberazione della donna avverrà con l’annientamento del capitalismo, del razzismo né, oggi, dell’imperialismo. Le donne saranno libere solo se ci concentriamo nel combattere la supremazia del maschio.

La nostra guerra contro la supremazia maschile comprende comunque la lotta alle dominazioni successive basate sulla classe, la razza e la nazione. In quanto lesbiche, emarginate da ogni gruppo, sarebbe un suicidio perpetuare fra noi queste divisioni fatte dall’uomo. Non abbiamo privilegi eterosessuali e quando affermiamo pubblicamente il nostro lesbismo, quelle di noi che li avevano, perdono i loro privilegi di classe e di razza. Molte delle nostre prerogative di donna ci sono garantite dalle relazioni che abbiamo con uomini (padri, mariti, compagni) che ora rifiutiamo. Questo non significa che tra noi non ci sia razzismo o classismo, ma dobbiamo distruggere questi residui di privilegio che al nostro interno creano divisioni come primo passo per eliminarli dalla società. Le oppressioni di razza, di classe e di nazione sono causate dall’uomo, servono gli interessi dei maschi privilegiati della classe dominante e non devono esistere nella rivoluzione della donna-che-si-identifica-con-le-donne.

IL LESBISMO E’ LA PRINCIPALE MINACCIA ALLA SUPREMAZIA DEL MASCHIO

Il lesbismo è una minaccia ai presupposti ideologici, politici, personali ed economici dell’egemonia maschile. La lesbica mette in pericolo l’idea della supremazia maschile distruggendo la menzogna dell’inferiorità, debolezza, passività della donna e negando l’“innato” bisogno che le donne avrebbero dell’uomo (neanche per la procreazione, se viene sviluppata la tecnica della clonazione).

L’autonomia della lesbica e il suo rifiuto a supportare un uomo mina alla base il potere personale che gli uomini esercitano sulle donne. Il nostro rifiuto del sesso eterosessuale sfida la dominazione maschile nella sua forma più individuale e più comune. Noi offriamo alle donne qualcosa di meglio della sottomissione all’oppressione personale. Noi offriamo l’inizio della fine della supremazia individuale e collettiva dell’uomo. Poiché gli uomini di tutte le razze e classi dipendono dal sostegno e dalla sottomissione femminile per bisogni pratici e per sentirsi superiori, il nostro rifiuto alla sottomissione li costringe a riesaminare il loro comportamento sessista, a demolire i loro privilegi distruttivi su altri esseri umani e a lottare contro questi privilegi negli altri uomini. Dovranno costruirsi delle nuove identità che non dipendano dall’oppressione della donna e dovranno imparare a vivere in strutture sociali che non gli diano il potere su nessuno.

L’eterosessualità divide le donne le une dalle altre, le definisce attraverso l’uomo; costringe le donne a competere l’una con l’altra per gli uomini e per i vantaggi che derivano dagli uomini e dalla loro posizione sociale. La società eterosessuale offre alle donne qualche privilegio come compenso alla loro rinuncia alla libertà: ad esempio, le madri sono rispettate e “onorate”, le mogli o le amanti sono accettate socialmente e viene data loro una certa sicurezza economica ed emotiva, per strada una donna è protetta se ha un uomo accanto e così via. I privilegi danno alle donne eterosessuali la convenienza, a livello politico e personale, nel mantenere lo status quo.

La lesbica non ha nessuno di questi privilegi o ricompense eterosessuali poiché non accetta le richieste dell’uomo. Non ha nessun tornaconto personale nel conservare il sistema politico corrente dato che tutte le istituzioni ad esso connesse – chiesa, stato, mass-media, sanità, scuola – la emarginano. Se è consapevole della sua oppressione non ha nulla da guadagnare nel sostenere l’America del ricco maschio bianco e molto da ottenere lottando per combatterla. E’ meno disponibile ad accettare soluzioni riformiste all’oppressione della donna.

L’economia è una parte cruciale dell’oppressione sulla donna, ma la nostra analisi della relazione tra capitalismo e sessismo non è completa. Sappiamo che la teoria economica marxista non si occupa in modo adeguato del ruolo delle donne, tanto meno delle lesbiche, e ci occuperemo di questo.

Per cominciare, comunque, alcuni dei modi in cui le lesbiche minacciano il sistema economico sono chiari: in questo paese le donne per sopravvivere lavorano per gli uomini, fuori e dentro casa. La lesbica rifiuta alla radice questa divisione dei compiti; rifiuta di essere proprietà di un uomo e non si sottomette al sistema delle mansioni non retribuite, quali le faccende domestiche o la cura dei bambini. Rifiuta la famiglia nucleare in quanto unità di base della produzione e del consumo nella società capitalista.

La lesbica è una minaccia anche per il mercato del lavoro perché non è la lavoratrice passiva/part-time su cui conta il capitalismo per i lavori ripetitivi e come riserva di forza lavoro. Poiché la sua identità e il suo sostentamento economico non provengono da uomini, per lei il lavoro è fondamentale e la riguardano le condizioni di lavoro, gli aumenti di stipendio, le promozioni e lo status.

Il sistema capitalistico non può assorbire un grande numero di donne che chiedono un impiego stabile, salari dignitosi e che rifiutano di accettare il tradizionale sfruttamento del loro lavoro. Non sappiamo ancora quale sarà il risultato finale dell’aumentata insoddisfazione nel lavoro. Ad ogni modo è chiaro che più le donne diventano decise a determinare la propria vita, più cercheranno di contare anche nel lavoro, aumentando così le pressioni sul capitalismo e facendo crescere il potere delle donne di cambiare il sistema economico.

LE LESBICHE DEVONO FORMARE UN PROPRIO MOVIMENTO PER CONTRASTARE LA SUPREMAZIA MASCHILE

Il lesbismo femminista, come principale minaccia alla supremazia maschile, raccoglie parte dell’analisi del sessismo fatta dal movimento di liberazione delle donne [Women’s Liberation] dandogli forza e coerenza. Il movimento di liberazione delle donne adesso non sa dove andare  perché non ha compreso l’importanza dell’eterosessualità nel perpetuare la supremazia maschile e non ha considerato la classe e la razza come differenze sostanziali nel comportamento e nei bisogni politici delle donne. Finché le donne etero considereranno il lesbismo come una mera questione di letto, impediranno che si sviluppino politiche e strategie per porre fine alla supremazia maschile e daranno agli uomini la scusa per non farsi carico del loro sessismo.

Essere una lesbica significa smetterla di identificarsi con l’eterosessualità, creare alleanze con questa, dipendere da essa e appoggiarla. Significa porre fine al vostro personale attaccamento al mondo maschile così che possiate unirvi alle altre donne, individualmente e collettivamente, nella lotta contro l’oppressione. Il lesbismo è la chiave per la liberazione e solo le donne che tagliano i loro legami con il privilegio maschile sono credibili nell’impegnarsi a lottare contro la dominazione maschile. Quelle che rimarranno legate all’uomo, individualmente o nella teoria politica, non potranno mettere sempre le donne al primo posto. Non è che le donne eterosessuali siano cattive o che non abbiano a cuore le donne. È che l’essenza stessa, la definizione e la natura dell’eterosessualità consiste nel mettere al primo posto il proprio uomo. Ogni donna ha vissuto il senso di abbandono quando, in un momento di bisogno, una sorella ha messo il suo uomo al primo posto: è l’eterosessualità che le chiede di fare questo. Finché le donne avranno ancora dei benefici dall’eterosessualità, accetteranno i suoi privilegi e la sua sicurezza, saranno costrette, prima o poi, a tradire le loro sorelle, specialmente le lesbiche che quei vantaggi non li hanno.

Le donne del movimento di liberazione hanno capito l’importanza di organizzare incontri e altri eventi riservati alle donne. Era risultato evidente che avere a che fare con degli uomini ci divide e disperde le nostre energie e che non è compito dell’oppresso spiegare la sua l’oppressione all’oppressore. Le donne hanno anche visto che collettivamente gli uomini non affronteranno mai il loro sessismo a meno che non ne siano costretti. Ma molte di queste stesse donne continuano ancora ad avere individualmente relazioni primarie con uomini e non capiscono perché le lesbiche lo trovino oppressivo. Le lesbiche non possono crescere politicamente o personalmente in una situazione in cui viene negata la base della nostra politica, cioè che il lesbismo è politico e che l’eterosessualità è  il cardine della supremazia maschile.

Le lesbiche devono formare un proprio movimento politico per crescere. I cambiamenti che potranno davvero avere effetti significativi nelle nostre vite saranno intrapresi da donne-che-si-identificano-con-le-donne lesbiche, che capiscono la natura della loro oppressione e sono quindi nella giusta posizione per porvi fine.


NOTE

[1] NdR: “Woman-identified woman” è il titolo del manifesto delle Radicalesbians (New York, 1970) tradotto in italiano come:  “La donna identificata donna” (vedi Giovanna Pala, in Daniela Danna, 1996. “Cronache recenti di lesbiche in movimento”, Quaderni viola n. 4, pp. 6-17, online allo http://www.danieladanna.it/QV-70.pdf); “Donna centrata sulle donne” oppure come: “La donna che si identifica con le donne” (traduzione di Liana Borghi, Bollettino del CLI, anno 5, s.n., marzo 1986, pp. 7-11, online anche qui.


 

 

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