1977, Michèle Causse e Maryvonne Lapouge – Ecrits, voix d’Italie: Fufi

Michèle Causse e Maryvonne Lapouge, 1977. «Fufi», in Ecrits, voix d’Italie, Paris: Éditions des femmes, pp. 413-431.


Traduzione di “McQueen” per LesWiki.
Ecrits, voix d’Italie – Indice e note

 

Al centro, con la chitarra, Fufi


Fufi

Fufi fornisce un’unica informazione biografica: “nata nel movimento femminista romano”. Prima del movimento, niente Fufi. E’ vero che prima Fufi non era che tormenti, conflitti, problemi, solitudine… ma anche coraggio, invenzione, costanza, generosità, fiducia. Fufi quindi non ha stato civile. Così sia [1]. Ma ascoltiamola. (Purtroppo, non sentiremo cantare questa menestrella nazionale delle femministe italiane.) [fine p. 413]


Le canzoni


Clotiride [2]

Racconta la leggenda di Clotiride
fanciulla mezzo fiore e mezza dea
c’era chi si sognò che lei
sembrasse un’orchidea
e chi giurava avesse il color dell’azalea

Viveva in mezzo al bosco in un cespuglio
tra morbide pareti d’erba voglio
beveva solo l’acqua dell’amore
beveva insieme a chi
gliene sapesse offrire

Ad ogni suo abbandono alla gioia
e ad ogni suo fremere di ciglia
spuntavano a colori
le gocce di rugiada
e antiche melodie scendevano per strada

Ma come in ogni favola felice
anche per Clotiride si dice
che ebbe un lungo sonno
di dolore
le chiusero le porte
del suo amato amore [fine p. 414]

e nacquero milioni di bambini
senza che Clotiride sapesse
erano tutti uguali
mancavano d’amore
sciuparono il suo bosco
convinti dal furore

ma il bacio delle labbra di una fanciulla
mandata chiaramente dalla luna
sciolse il suo lungo pianto
il suo lungo soffrire
e come brina al vento
di nuovo scese amore

quel bacio lei lo ricordò per sempre
specchiandosi nel cerchio della luna
lo raccontò alle stelle
e furono più belle
lo raccontò alla vita
che era rifiorita

Racconta la leggenda ecc…


Storia di una cosa [3]
(prima canzone femminista scritta dal Collettivo romano, 1972)

E’ la storia di una cosa
nata sotto un fiocco rosa
lo volevano celeste
per paura della peste
il cognome di famiglia
non continua se è una figlia
bando alla malinconia
vi terrà compagnia

Donna donna come hai potuto amare
donna donna se per te questo fu amore

La tua bambola fu l’arma
che inventò la vocazione
d’esser sposa d’esser madre
di servire ad un padrone
il peccato ti prescelse
sin dal tempo della mela
sul tuo corpo ancora passa
questa storia senza vela

Donna donna quanto potrai amare
donna donna il mondo potrà cambiare.


Umanità [4]

Umanità hai già buttato cinquanta secoli della tua vita
umanità in guerre sante, crociate, guerre al napalm
tu hai coltivato il fiore della violenza
tu hai sempre avuto un uomo come dio capo condottiero duce re

Umanità
tu hai inventato podio e alloro per il migliore
umanità
hai già condannato chi sul podio mai salirà
tu hai soffocato il debole e il bambino
tu hai rinnegato anche la donna che c’è in te
Umanità
artisti eroi hanno ingrassato la tua storia
umanità è ora che dimentichi la tua memoria

svegliarci tutti un giorno sotto un sole rosa
sentirci uguali a quel bambino che ti guarda
e che non sa ancora parlare
sentirci uguali a quel cane che ti guarda
e che sa solo abbaiare
oh umanità


Il mestiere più antico [5]
(Canzone scritta nel 1973 per le sorelle prostitute)

Per te canterò
donna che hai il mestiere
più antico del mondo
pagata in denaro e disprezzo da chi ti cerca
io mi sento milgiore di te
perchè ho solo un letto e chi
protegge il mio corpo e poi lo pretende

Tu sei la perdizione io la virtù
tu il peccato io l’angelo
due facce della stessa sciocca medaglia
la stessa moneta che compra i nostri corpi
sul marciapiede o davanti all’altar [fine p. 417]
Ma cosa è il corpo mio il corpo
tuo il corpo d’ogni donna

E’ fabbrica di figli per la fabbrica
è fabbrica di figli per la guerra
è fabbrica di un piacere che non ci guarda
donna, al mondo tu non hai vissuto mai
il mondo non ha vissuto mai.


Una donna nella tua vita [6]
(Canzone omosessuale, 1975)

Questa è la ragione di
una donna nella tua vita
ecco la ragione di una donna nella tua vita

Il tuo profilo, dita leggere,
e le favole son vere
su di te occhi di fuoco
e il tuo corpo non è un gioco
che emozione
vivi un’altra dimensione

Questa è la ragione di
una donna nella tua vita
ecco la ragione di una donna nella tua vita

La la la ti vuol parlare
è diverso il suo amore
la la la respira piano
il suo profumo non è strano
la la la gridalo pure
se nessuno sa ascoltare

Questa è la ragione di
una donna nella tua vita
cerchi la ragione di
una donna nella tua vita

Ma che storie erano quelle
le sue mani sono belle
vola adesso la tua mente
della strada non si pente
brucia in lei tutti i tuoi stracci
non lasciare che ti schiacci

Questa è al ragione di
una donna nella tua vita.


Intervista a Fufi

— Ti sei interessata molto presto al movimento per la liberazione delle donne. Qual’è il primo gruppo che hai frequentato ?
— All’inizio sono entrata nel F.U.O.R.I. Mi ci trovavo male e al principio non ne capivo il motivo. Poi mi sono resa conto che la presenza degli uomini mi dava fastidio. Erano intelligenti e sapevano parlare… Perciò prendevano la parola. Se avevi la fortuna di parlare come loro, avevi la loro approvazione, altrimenti… Poi una sera Maria Silvia mi accompagnò al Movimento femminista romano e ci sono poi rimasta.

Cosa ne pensi ?
— Che è lì che sono nata. Per davvero. E’ lì che respiro, che vivo. Fra le compagne. Non so parlare, non mi piace parlare… e così piano piano ciò che desideravo dire, comunicare, la mia gioia, la mia rabbia, l’ho espresso attraverso le canzoni.

— Raccontami la storia del tuo primo disco.
—  Questo disco  appartiene al Movimento. Lo abbiamo fatto tutte insieme. Siamo state noi ad aver [fine p. 420] raccolto il denaro, ad aver registrato il disco e ad averlo distribuito. E’ dunque espressione del movimento…All’inizio eravamo incerte. Poi un giorno sono andata a Milano in una casa discografica. Hanno ascoltato le canzoni: «Sì, sono belle, ma le canzoni lesbiche vanno tolte!» Al che ho detto: «No, arrivederci e grazie.» Poi anche quelli di Lotta continua hanno voluto fare un disco di canzoni femministe. Il discorso li interessava. Mi hanno chiamata, mi hanno ascoltata, e poi hanno detto: «Bisognerebbe cambiare qualche parola, non sono abbastanza politiche.» Al che ho detto: «No, arrivederci e grazie.» E’ stato in quell momento che abbiamo deciso di fare noi il disco. Il difficile è stato trovare un milione di lire. Ognuna ha versato da dieci a ventimila lire. Ci sono voluti sei mesi per trovare i soldi. Ma figurati che abbiamo già ricavato un milione! Questo disco è un avvenimento storico per il movimento femminista romano! E’ la prima iniziativa che ci permette di guadagnare denaro invece che di perderne.

— Perchè la scelta del Movimento si è indirizzata sulle tue canzoni piuttosto che su quelle scritte da altre ?
— Beh, inizialmente abbiamo inventato parole su arie già conosciute. Ma quando il Movimento ha cercato di esprimersi in modo più specifico, sono diventata in certo qual modo il bardo ufficiale…con Yuki (Maraini). Ero l’unica musicista del Movimento, la sola che [fine p. 421] fosse in grado di comporre musica e parole…e se hanno messo il mio nome sulla copertina del disco, è stato per evitare un’appropriazione indebita. Una registrazione anonima sarebbe stata pericolosa…Ho quindi sostenuto alcuni esami alla Società Italiana Autori per dimostrare che sapevo comporre testi e musiche…e sono stata iscritta nel registro degli autori.

– E poi possiedi una delle più belle voci che io conosca. Ti piacerebbe vivere delle tue canzoni ?
– Certo, mi piacerebbe…Quando canto in pubblico, in una piazza durante una manifestazione, mi piace l’emozione delle donne. E’ una vera gioia… Ma per vivere delle mie canzone, è sempre la stessa storia… bisognerebbe entrare nel circuito… No… non voglio compromettere quello che faccio con amore, spontaneamente, liberamente.

– Le tue canzoni sono importanti per il Movimento?
– Sì, credo che lo siano. E’un modo per esprimere le nostre idee. Indirettamente. Di comunicare determinati contenuti, di associarli ad una melodia, ad una visione poetica… suppongo che in questo caso le idee veicolate siano elaborate in modo diverso. L’ultimo disco registrato, ad esempio… Contiene la leggenda di Clotiris (sic)… beh, questa canzone è un testo. Provoca un estremo fastidio… E’ una favola “femminista”… L’Espresso ne parla questa settimana… ovviamente per denigrarla. E’ una canzone che esaspera gli uomini. Figurati che quando l’ho registrata, all’inizio era presente solo un tecnico del suono… tempo di finire, ce n’erano quattro, con gli occhi fuori dalle orbite…E dopo la prima prova uno di loro si è avvicinato e mi ha detto [fine p. 422] : «Signorina, la canzone della tiroide, l’avete mancata, bisogna rifarla.» Ecco, non osava dire clitoride, si vergognava…

– E’ già molto che non ti abbiano boicottato…
– Sono le donne che quasi mi hanno boicottato! Per alcune la canzone era troppo audace, se ne vergognavano. E quando la canto, non sai quante sono le donne che tossicchiano, arrossiscono, si mettono a ridere per mascherare l’imbarazzo… persino le ragazze del Movimento… “Le goccie di rugiada”, ad esempio…è una cosa che le disturba… e per minimizzare il proprio imbarazzo dicono che la canzone è monotona…Sì, queste reazioni danno un’indicazione del fastidio… Quanto agli uomini, mi hanno detto: «Ah, anche noi adesso scriveremo una bella canzone sul cazzo!»

Ti hanno incoraggiata a scrivere le canzoni ?
– Sì. Giovanna, Lara…  Io non sapevo che le mie canzoni fossero belle… Senza il Movimento queste canzoni non sarebbero neanche nate in me… Prima cantavo quello che cantavano tutti, prendevo la chitarra… Per creare veramente ho avuto bisogno del sostegno delle ragazze, del desiderio di fare qualcosa per noi stesse.

– La tua entrata nel Movimento ha coinciso con la fine della tua terapia psicoanalitica?
– (accalorandosi) Beh, sì! Dopo aver frequentato il Movimento per un mese, non sono più andata [fine p. 423] dalla mia psicoanalista. Non dico che lei mi abbia fatto del male… ma il Movimento mi ha dato tutto quello che lei non avrebbe mai potuto darmi: la consapevolezza che siamo tante, che non si tratta di miei problemi individuali  ma di quelli di tutte. Nel Movimento assistiamo alla fine dell’antagonismo storico delle donne… Si arriva a una dimensione insopettata… Si ha il coraggio di fare quello che da sole non avremmo mai immaginato… E infatti da un punto di vista storico siamo giovani, abbiamo solo cinque anni… Ma fra vent’anni, vedremo le donne! Del resto, io credo ciecamente all’amore che sento dentro di me… Se non avessi seguito le mie emozioni, questa fiducia nell’amore, nelle donne… Non amo che le donne… e in fondo è perchè si amano le donne che si è sempre stimolate, portate ad inventare… Il M.F.R. è l’unico movimento che porti avanti un discorso maturo sull’omosessualità. Il valore del nostro contributo, visto dall’esterno, è di aver fatto comprendere la convergenza tra discorso femminista e discorso lesbico… Ormai nelle manifestazioni parliamo tranquillamente sia di aborto che della nostra omosessualità. In fin dei conti, il discorso conduce alla sessualità non riproduttiva che è sempre discriminata, messa alla gogna… Detto questo, rispetto le donne che sentono la necessità di rapporti con gli uomini.

— Questo bisogno non sarà un fantasma? una rappresentazione mentale? Le donne  magari non si rendono conto di essere prigioniere di un fantasma?
— Comprendere determinate cose non significa [fine p. 424] necessariamente poterle vivere, metterle in pratica.

— Non possono esserci discontinuità fra le due cose. L’una comporta necessariamente l’altra. Quali che siano le difficoltà.
— Le donne vivono in modo sempre più schizofrenico il loro rapporto con gli uomini. Ciò è istruttivo per tutte noi. Che arrivino in fondo al discorso con gli uomini, sarà utile a tutte…

— C’è un problema, lo noto spesso intorno a me. Molte donne sono pronte al rapporto omosessuale, lo desiderano, ma non trovano donne che le  accolgano, le ascoltino.
— Vero, verissimo. Ne ho sofferto molto, per anni. Prima del Movimento… In più il femminismo ti porta a rivedere la tua concezione della sessualità e dei rapporti fra i sessi, ti viene naturale desiderare il rapporto con una donna… e non è facile trovarla… Le donne di fronte ai propri desideri sono bloccate, timide. Questa è la grande differenza, a mio avviso, fra il lesbismo e l’omosessualità maschile. La donna arriva facilmente a comprendere il discorso rivoluzionario, teorico, ma trova grande difficoltà a mettere in pratica il proprio desiderio, a comunicarlo.

 — Ha paura ?
— Sì. Ha paura del proprio desiderio e di non essere accettata, paura di non essere compresa, paura di traumatizzare l’altra donna…C’è in gioco tutta una sfera della sensibilità…Avvicinarsi ad una donna omosessuale, secondo me, [fine p. 425] non rende le cose più facili…E quelle che ancora non hanno iniziato!… La domanda più comune è la seguente : «Ma una volta a letto, cosa fate?» La donna non sa nulla del proprio corpo…

— Parlando in astratto si tratterebbe quindi di un punto di incontro fra quella che “sa” e quella che non sa, un’idea seducente!
— Il sapere, secondo me è secondario. E’ l’emozione che conta…

—  Non sarebbe importante adesso,  per una donna, prendere in considerazione una sessualità attiva? La donna finora ha conosciuto solo il momento passivo, ma  dovrebbe volere per suo conto. Riconciliare in sè questi due poli, quello di un “più” femminile e quello di un “più” maschile.
— Ho scoperto che questa scissione può essere difficile da eliminare. E’ difficile soprattutto vivere queste due polarità con la stessa donna. Perchè in generale si ricade sempre in un ruolo. L’ideale sarebbe il viversi come attiva-passiva nell’ambito di uno stesso rapporto.

— Se l’altra lo permette e non ti constringe ad un polo, quello che corrisponde meglio al suo tipo di sensualità.
— Una volta compresa la tua bivalenza, viene il momento nel quale puoi mettere l’altro di fronte alla sua.

— Sempre?
— Sì. Ma occorre del tempo per conoscere sè stessi. Un mese fa sono caduta in una profonda depressione, in una vera crisi. Dopo aver trascorso la notte con la donna che amavo, mi sono resa conto che ero in grado d’essere passiva e di [fine p. 426] provarne piacere. Cosa che prima non avevo mai voluto ammettere. Mi sono spaventata così tanto che sono stata una settimana senza incontrarla. La rifiutavo completamente. Poi ho capito che in realtà stavo rifiutando un aspetto di me che lei mi aveva rivelato. All’inizio pensavo: «non la voglio più vedere, non mi piace più», poi ho capito che ero io a non piacermi in questo nuovo modo. Adesso so che posso essere passiva e trovarvi il piacere. Ho cominciato un rapporto diverso con questa ragazza. E’ lei che in realtà, rivelando la sua bivalenza, ha rivelato a me la mia.

— Queste scoperte di solito si fanno da sole…
— Ne parliamo molto nell’ambito del gruppo “omosessualità”. A volte ci riesce difficile farlo…Ma impariamo molto su noi stesse, sulla donna e sulle sue potenzialità… Secondo me, il grande rischio per una coppia omosessuale è di cadere in una coppia di tipo eterosessuale…abitudinaria, comoda.

— Perchè, invece di temere la “coppia” come il lupo cattivo, non si sottolinea la specificità della coppia omosessuale? Nessuno l’ha mai sottolineata. Eppure non è possibile paragonare una coppia omosessuale ad una eterosessuale dal momento che, per definizione, le persone che abbiamo davanti non sono di sesso opposto. Quella che si instaura è tutta un’altra dialettica. Irriducibile. Certo, al rapporti di forza  non si sfugge, ma è di un ordine diverso. Tutto è difficile… ma nessuno lo dice… Perchè? Le relazioni duali vengono considerate pericolose, anacronistiche, [fine p. 427] e senza dubbio, nell’eterosessualità, lo sono… Bisogna diffidare delle generalizzazioni.
— In ogni caso, il lesbismo ha questo di potenzialmente rivoluzionario, e cioè che protegge dall’istituzionalizzazione dei rapporti, dalla socializzazione.

— Amare le donne è un fatto istintivo, che precede ogni teorizzazione. Rimane il fatto che questa “eterodossia” troppo spesso spinge le donne – indubbiamente provate per lo sforzo di accedere ad una sessualità loro propria – ad adottare opinioni e comportamenti assolutamente ortodossi nella vita sociale. Come se avessero fretta di far dimenticare la loro “anomalia”. Questo tipo di lesbismo è, sì in via di sparizione ma è ancora lontano dall’essere creativo o rivoluzionario, può essere mondano, impaurito, “maledetto”. Gli manca una coscienza politica. L’omosessualità dovrebbe costituire l’accesso ad una dimensione altra, in tuti i campi, essere una costante invenzione del quotidiano, dello spazio, del tempo, un ripensamento di tutte le nozioni apprese… Uno sguardo “in-vertito” si impara… se si desidera sovvertire. La sessualità non ne è che la porta.
— Conosco molte lesbiche che vivono ancora nella paura. «E’ una malattia o cosa?» Fra le donne che non hanno compreso quanto il lesbismo possa essere rivoluzionario c’è un tremendo senso di colpa. Ormai i miei incontri si svolgono all’interno del Movimento…Come dice una delle mie amiche, vi regna “un pulviscolo erotico”, la circolazione del desiderio. E’ questo… in tutte le sue gradazioni…compresa la polvere (risate). Abbiamo molta stima reciproca. Si tratta di un sentimento nuovo fra le donne. Fra noi c’è [fine p. 428] questo ascolto, questa attenzione, questo convincimento…Ci capita persino di citarci a vicenda a volte «Come disse Giovanna nel 1972… E Lara…»

— Siete molte ?
— Duecento circa…In realtà, una quindicina a riunione, a volte meno. Il nostro gruppo “omosessualità” esiste da quest’inverno.  Durante il congresso femminista nazionale di Pinarella, le donne hanno sentito la necessità di creare un gruppo “lesbismo e femminismo”. Nessun giornale ne ha parlato se non per dire: «Si è formato un gruppo di lesbiche che ben presto si è disaggregato». Cosa del tutto falsa… Ha infatti suscitato un interesse talmente grande che il giorno della partenza le donne, con le valigie già in mano, erano pronte a ricominciare le riunioni e a non partire più. E in dicembre, nel corso della grande manifestazione in sostegno dell’aborto, sono arrivate a Roma da tutti gli angoli d’Italia per rifare il seminario su “lesbismo e femminismo”. Tre giornate intense. Dopo le quali abbiamo creato il nostro gruppo all’interno del Movimento. Ieri sera hanno assistito alla riunione due ragazze di Padova. Beh, dopo il famoso congresso nazionale, una di loro ha lasciato il marito, ha preso i figli ed è andata a vivere con una donna che amava di nascosto da molti anni senza avere osato dirlo al marito. Anche l’altra ha rotto con il proprio passato. Ci  arrivano continuamente lettere…

— Le donne sentono sempre di più la necessità di viversi, di vivere la propria sessualità, al di fuori delle rappresentazioni che [fine p. 429] vengono loro offerte, piene di trappole. Per uscire dalla rete intuiscono la necessità di dover inventare loro stesse, di non accettare le immagini che vengono dall’esterno.
— Sì, ma, come ti dicevo prima, abbiamo paura che l’idea stessa di coppia sia inquinata… Perchè sappiamo quanto siamo possessive, gelose, desiderose di relazioni plurime ma al tempo stesso profondamente abbattute quando una di noi “tradisce”, tenta un’apertura da qualche altra parte. Tempo fa una ragazza è venuta nel nostro gruppo, ha ascoltato le nostre discussioni e poi ha detto: «Io non ho problemi. Ho un rapporto con un uomo ed un altro con una donna. Ciascuno di noi fa ciò che vuole. Non siamo gelosi. Non vi capisco.» «Sei fortunata, le ho detto, ma sei sicura di amare queste persone? Se non ti interessano, dove sta il merito? Nemmeno io sono gelosa delle persone alle quali non tengo.» Ho idea che sia entrata in crisi, non l’abbiamo più rivista…

— Bisognerebbe ridefinire la parola amore…
— Credo che in una donna il bisogno più forte sia l’affetto.E quando hai un dialogo d’amore con una donna, non puoi interromperlo senza rischiare di fare molto male a questa donna…E allora ti dici: «Che femminista sono se infliggo questo dolore ad un’altra?»

— Ancora una volta ci troviamo di fronte al concetto di tempo. In una relazione le  due persone non arrivano nello stesso momento ad esaurire il rapporto. Alla durata verrebbe dato un valore più [fine p. 430] relativo se non esistesse il problema della solitudine, il problema dell’abbandono, vissuto come una morte…
— Credo che tutto derivi dal fatto che il nostro modello d’amore, il nostro primo esempio, è quello del rapporto con la madre, fatto di dipendenza, di bisogno, di esclusività. Da una parte e dall’altra. Quando questo rapporto cambierà, quando per la donna la maternità non sarà più la sola gratificazione possibile, quando non vedrà più nel bambino la sola forma di possesso autorizzata, forse allora anche il concetto di amore, così strettamente legato a quello di possesso, cambierà. [fine p.431]


 

NOTE LesWiki:
[1] NdT Ainsi soit-elle, qui reso con un neutro “Così sia”, è il titolo di un libro di Benoîte Groult uscito nel 1975 che riprende, modificandola, l’espressione “ainsi soit-il”, che appunto è “amen” o “così sia”
[2] NdR Si trova in: Yuki Maraini, Siamo in tante 1975 – LP Savelli LP 002 (all. al libro omonimo, Savelli, Roma, 1975) e all’interno di …ma… un giorno di luna ancor piena… di Fufi Sonnino, edito dal Movimento Femminista Romano, Via Pompeo Magno 94, Roma; foto di Luisa Tortorelli (nella foto Fufi e Andreina); copertina di Luciana Di Laudadio. La presentazione del disco, in copertina, è questa:

«Sono passati cinque anni dal mio primo disco. Sono molti e mi sono chiesta il perché di questa lunga indecisione. Ho pensato che a trattenermi fosse stata la coscienza delle mie modeste ‘esecuzioni’ musicali; ma questo non doveva essere il vero motivo perché io mi sono sempre sentita moltomfelice di quanto veniva fuori da me e dalla mia chitarra. Non aspiro al virtuosismo, mi interessa invece comunicare in un certo modo alcune cose della mia vita. Ho pensato che a trattenermi fosse stato il dubbio che, in fondo, si trattava di canzoni politiche che non interessavano più nessuno, che oramai le donne non hanno più tanto tempo e desiderio per questo tipo di messaggio. Ma quando faccio qualche spettacolo, l’atmosfera, l’emozione, la gioia mia e delle donne che mi stanno ascoltando sono sempre molto belle e allora anche questa ipotesi è caduta. Quando canto le mie canzoni mi sento sempre molto nuda. Parlo delle mie speranze, i miei dolori, il mio amore, la mia utopia. E un disco è un modo tremendamente pubblico di farlo sapere. Deve essere stata questa paura a trattenermi e, probabilmente, in questo momento della mia vita qualcosa è saltato. Ma a quarant’anni forse è un classico. Fufi»

Oltre a “Clotiride”, nel disco ci sono: “La strega”, “Lilith”, “Samba de Pompeo Magno”, “La mia utopia”, “Plenilunio”, “Il segreto”, “Il virus”, “Picollina”, “Lesbìca”.
[3] NdR Si trova in: Movimento Femminista Romano,Canti delle donne in lotta 2 1976 LP Vedette Albatros VPA 8307 (ried. di Mov. Femm. Romano MFR 001); online allo http://www.ildeposito.org/archivio/canti/canto.php?id=433
[4] NdR Si trova in: Movimento Femminista Romano, Canti delle donne in lotta 2 1976 LP Vedette Albatros VPA 8307 (ried. di Mov. Femm. Romano MFR 001); il testo italiano è trascritto dalla copertina del disco.
[5] NdR Si trova in: Movimento Femminista Romano, Canti delle donne in lotta 2 1976 LP Vedette Albatros VPA 8307 (ried. di Mov. Femm. Romano MFR 001); online allo http://www.ildeposito.org/archivio/canti/canto.php?id=428
[6] NdR Si trova in: Movimento Femminista Romano, Canti delle donne in lotta 2 1976 LP Vedette Albatros VPA 8307 (ried. di Mov. Femm. Romano MFR 001); il testo italiano è trascritto dalla copertina del disco.

http://www.leswiki.it/repository/testi/voix/1977causse-fufi.doc

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