Roberto Calasso, 1988. Le nozze di Cadmo e Armonia. Milano: CDE, pp. 465
L’innominabile erotico, per i Greci, era la passività nel coito. Se gli amati (erómenoi) devono usare tante attenzioni e obbedire a tante regole perché il loro comportamento si distingua senza possibilità di equivoci da quello dei prostituti che, «pur avendo corpo di maschio, peccano i peccati femminili», non è soltanto per l’indegnità che colpisce chi accetta la parte della donna, così stravolgendo il proprio rango sessuale. Ma è il piacere stesso della donna, il piacere della passività, che è sospetto in sé, e forse cela una malvagità profonda. Quel piacere ingannatore incita a infierire su quella certa bruttura che appartiene alla fisiologia e all’anatomia di questi esseri esteticamente inferiori, costretti a ostentare «seni informi e prominenti, che tengono legati come prigionieri», proprio perché si avverte che quella bruttura potrebbe celare un potere irridente, che sfugge alla presa del maschio. Molto evasivi su questo punto furono gli Ateniesi, che pure non si stancavano di esporre la casistica dell’amore per i ragazzi.
Intorno a ciò che le donne possono fare, quando sono sole e inosservate dall’occhio maschile, sembra regnare un riverente e ominoso silenzio. Dell’amore fra le donne non si osa talvolta dire il nome, ed è penoso constatare come in certi passi del genere il traduttore moderno traduce con «lesbismo» quella parola proibita, senza percepire l’incongruità. «Lesbismo» non significava nulla per i Greci, mentre il verbo lesbiâzein significava il «leccare le parti sessuali», e la parola tribâdes, «strusciatrici», indicava le donne che amano altre donne, come se nella furia dei loro amori volessero consumarsi la vulva.
Ma non era tanto l’amore fra donne a indignare – difficili erano i Greci, per loro grazia, a indignarsi -, quanto il sospetto, insediato nella mente, che le donne avessero una loro indecifrabile autosufficienza erotica, di cui forse erano il segno quei riti e quei misteri che celebravano escludendone gli uomini. E, dietro a tutto, il sospetto più grave riguardava il piacere nel coito. Solo Tiresia aveva saputo intravedervi la verità, e proprio per questo era stato accecato.