Stefano Sieni, 2002. La sporca storia di Firenze. Firenze: Le Lettere, p. 89
Cortesia di Giovanni dall’Orto.
Si chiamava Sandrina ed era figlia di Francesco da San Miniato al Monte. Ma per tutti, anche per gli Otto di guardia e Balìa, era “la Sandrina che poppa le donne”. Con questo soprannome, che indicava la vocazione ad accontentare la clientela femminile la meretrice è ricordata in un registro di deliberazioni del magistrato fiorentino. E’ il 13 maggio 1482 e gli Otto condannano la Sandrina a una multa di venticinque fiorini d’oro larghi, insieme con Margherita di Niccolò di Benedetto del Mugello e con un bolognese di nome Antonio di Bonifazio, detto “Toso”. I tre, in compagnia di alcuni complici, hanno organizzato un bordello privato con prestazioni per tutti i gusti (si parla esplicitamente di “eccessi”) nelle loro case in via delle Burella, dove già in tempi remoti esistevano i lupanari delle prostitute, ricavati negli anfratti che avevano ospitato i leoni dell’anfiteatro romano