Rosanna Fiocchetto, 2007. “La prima volta in piazza da sole”.
Originariamente sul sito Fuoricampo.net non più attivo, è ancora reperibile allo https://web.archive.org/web/20070501000000*/http://www.fuoricampo.net/storia/prima_volta_piazza_da_%20sole.html Probabilmente era già stato pubblicato Fuorispazio.net. Il resoconto dell’accaduto, come specificato nell’articolo, era comparso nel n.0 del Bollettino del CLI, nov/dic 1981; in mancanza di una data certa per la prima pubblicazione online dell’intero pezzo, consideriamo il 1981 come l’anno di riferimento
La prima volta in piazza “da sole”
Fino a quel giorno le lesbiche “in movimento” erano scese in piazza soltanto insieme ai gay o alle femministe eterosessuali. Ma il 22 ottobre 1981, in piazza del Pantheon a Roma, c’è stata finalmente una “manifestazione tutta per noi”. A spingerci ad un’azione di protesta in prima persona fu un episodio di repressione che tutte sentivamo intollerabile, soprattutto in una fase in cui cominciavano a moltiplicarsi i gruppi lesbici in diverse città, da Artemide, il CLI (Collegamento tra Lesbiche Italiane), Identità Lesbica, Vivere Lesbica a Roma, al Phoenix di Milano, a Linea Lesbica Fiorentina, al Tiaso di Bologna.
Dopo la breve esperienza del “Fuori Donna” a metà degli anni Settanta, stavano prendendo forma molte altre iniziative, e gli anni Ottanta si preannunciavano come la stagione di crescita del movimento lesbico. Nel giugno 1981 c’era stato un incontro nazionale nel cortile della vecchia Casa delle Donne occupata in via del Governo Vecchio a Roma, ed era stato fissato il primo convegno sul lesbismo per i giorni 26-27-28 dicembre a Roma, preparato da gruppi di lavoro. Ma, poco prima di questa scadenza, due donne che si erano scambiate un bacio in pubblico, ad Agrigento, erano state arrestate. Questo fatto provocò una immediata reazione di tutte le lesbiche che in quel momento si stavano mobilitando; i gruppi lesbici romani, in particolare, presero la decisione di sollecitare una interrogazione parlamentare e di indire una manifestazione di protesta. Ecco come il “Bollettino del CLI”, nel suo numero zero, raccontò la vicenda:
Un bacio ad Agrigento.
Il 13 ottobre alcuni giornali riportavano la notizia di due donne arrestate perché si stavano baciando sulla panchina di un parco pubblico nella piazza centrale di Agrigento. “Atti osceni in luogo pubblico” e, poi, un’altra accusa: rifiuto di fornire le proprie generalità, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, cioè il vigile urbano che era stato chiamato da alcuni passanti “offesi nel proprio comune senso del pudore”.
L’illustrazione “Baci Agrigentina” di Felis Nusselein mostra la celebre scatola dei Baci Perugina che mostra due donne che si baciano invece della coppia eterosessuale
Una delle due donne, colta da “crisi isterica” (questo il linguaggio usato dai giornali) è stata fatta addirittura visitare in ospedale. Poi, senza tanti complimenti, trasferimento al carcere femminile di Caltanissetta. Le due donne hanno potuto nominare due avvocati difensori e, dopo alcuni giorni, hanno avuto la libertà provvisoria.
Come lesbiche, ci siamo immediatamente riconosciute in quell’atto “osceno” che è solo un modo di esprimere le nostre emozioni e abbiamo mandato telegrammi di solidarietà alle due arrestate. Volevamo che non si sentissero sole. Altre compagne hanno indetto un’assemblea al Governo Vecchio e abbiamo tutte deciso di fare un sit-in a piazza del Pantheon a Roma. Intanto, il gruppo Phoenix di Milano si è messo in contatto con noi e a sua volta ha mandato telegrammi e scritto lettere aperte ad alcuni giornali. Anche a Torino le compagne della segreteria italiana dell’ILIS (un’organizzazione lesbica internazionale che si è staccata da poco dal movimento gay e ha sede ad Amsterdam, in Olanda) hanno inviato telegrammi e passato la notizia ad Amsterdam in modo che arrivasse solidarietà anche dall’estero. In quel momento a Sorrento si stava svolgendo la rassegna del cinema femminista organizzata dalle Nemesiache di Napoli e un gruppo di partecipanti ha steso un documento di protesta. Una compagna avvocatessa di Cosenza era riuscita a mettersi in contatto con gli avvocati delle arrestate e ci teneva informate degli sviluppi. “Quotidiano Donna”, che proprio in quei giorni usciva giornalmente in edicola, ha ospitato i nostri interventi.
Tornando al sit-in, ci siamo ritrovate in piazza in 120-130, quasi tutte lesbiche, con tanti cartelli e sotto i lampi di un nugolo di fotografi. Avevamo preparato un documento firmato dalle “donne del movimento femminista di Roma” in cui chiedevamo alle parlamentari di farsi qualche domanda sull’episodio assurdo e di fare un’interpellanza su quanto era accaduto, visto che riteniamo assolutamente naturale amarci tra donne e quindi esprimere questo amore pubblicamente. Vogliamo viverci interamente alla luce del sole (“… e della luna”), abbiamo scritto, senza dover essere attanagliate dall’angoscia di perdere, per questo, figli, lavoro, affetti e di vedere deformata la nostra immagine intima e sociale. Il documento è stato consegnato alle donne del parlamento (una settantina) e qualche giorno dopo una di loro, la deputata comunista Branci Forti, ha telefonato a “Quotidiano Donna” dicendo che avrebbe fatto l’interpellanza.
Il sit-in si è svolto senza incidenti, anche se alcuni maschi incuriositi e problematicizzatissimi hanno cercato, dai bordi della piazza, di discutere e chiedere chiarimenti sui loro destini. Le voci erano alterate, c’è stato un accenno di presa in giro, ma un camionista è passato dicendo: “Meglio che me ne vado subito, ché queste menano!”.
Le cose da dire sarebbero molte ma non è possibile riassumere qui tutto quello che ci siamo vissute: troppe sensazioni, tanti stati d’animo, gli incontri… Ma una cosa si può dire: il 22 ottobre 1981, dopo quella prima volta avvenuta nel corteo femminista per l’8 marzo 1979, le lesbiche si sono ritrovate in quanto tali all’aperto su propri contenuti e contro la clandestinità in cui ci vogliono tenere. E questo è importante. <<
Al resoconto del “Bollettino del CLI” – il primo di una lunga serie di cronache del movimento, in quello storico “numero zero” che costitui’ l’esordio di uno strumento ventennale di informazione lesbica in una fase pre-internet – vorrei aggiungere una testimonianza personale. Ricordo lo sdegno e la solidarietà che spinsero a partecipare alla manifestazione donne di tutte le età che fino a quel momento avevano avuto timore di una visibilità lesbica; donne che avevano percepito il bacio incriminato come un gesto privato che era diventato politico proprio perché sottoposto a sanzione, e che volevano dare una risposta politica alla repressione esercitata sull’amore tra donne. Piazza del Pantheon, adiacente al parlamento ma affollata di gente, era il posto ideale dove fare volantinaggio e al tempo stesso incrociare con una presenza attiva gli “addetti ai lavori” che uscivano dal luogo istituzionale dove venivano sancite quelle leggi usate cosi’ spesso contro di noi. Ricordo il grande cartello disegnato dalla pittrice Felis Nusselein con una versione particolare della pubblicità dei “Baci Perugina”. C’era scritto “Baci Agrigentina” e raffigurava due donne che si baciavano vestite da galeotte, con un numero sulla schiena (una foto si può trovare nel numero 12 della rivista “Differenze”, che raccoglie gli atti del primo convegno lesbico nazionale). Ricordo che in quella memorabile “uscita lesbica” ci siamo trovate a fianco anche varie femministe eterosessuali (firmatarie con noi del documento di protesta), una delle quali portava il cartello “Oggi sono lesbica anch’io”. Finalmente era finito l’apporto “unilaterale” delle lesbiche al movimento delle donne, si respirava una nuova aria di reciprocità. E ricordo i tanti baci tra donne scambiati sulla piazza in segno di solidarietà con le arrestate: una visibilità amorosa che resta per me tra le più belle immagini di donne in lotta per la propria libertà di essere.
Rosanna Fiocchetto