Barbara Gittings è stata una pioniera della lotta per i diritti lgbt. Nel 1950 fondò la sezione di New York dell’associazione lesbica “Daughters of Bilitis”, e nel 1965 organizzò e partecipò ad una manifestazione con altre lesbiche e gay fuori della Casa Bianca per spingere il governo ad abolire la discriminazione, una delle prime uscite pubbliche del movimento. Un evento, quest’ultimo, che nel 2005 è stato ricordato da una targa statale apposta all’esterno dell’Independence Hall, inaugurata da lei stessa. Rievocando quella storica iniziativa, Barbara disse: “Il nostro scopo era di ricordare a tutti che le garanzie di vita, libertà e perseguimento della felicità, sancite dalla carta costituzionale che celebriamo il 4 luglio, non vengono estese alle persone omosessuali”. Nei lunghi anni durante i quali il movimento gay e lesbico negli Stati Uniti era costretto alla clandestinità quasi totale, Gittings lavorò duramente e con coraggio per spezzare l’isolamento, combattere contro l’oppressione e creare visibilità. Mark Segal, direttore di Philadelphia Gay News, afferma: “Gli omosessuali non avevano un volto finchè Barbara non cominciò a organizzare manifestazioni nel 1965. Fino ad allora, nessun viso gay era stato visto sul giornale, alla televisione, o nei filmati”. La sua scelta le costò il disconoscimento da parte della sua famiglia, che non approvava il suo impegno politico.
Nel gruppo delle “Figlie di Bilitis” Barbara incontrò la compagna della sua vita, Kay Lahausen, che è stata al suo fianco per 46 anni. Gittings fu una attenta “giornalista della comunità”, curando dal 1963 al 1966 la rivista lesbica “The Ladder”, e nel 1973 insieme a Lahausen pubblicò il libro “The Gay Crusaders”. Svolse un ruolo fondamentale, con il suo attivismo, nella campagna che condusse l’American Psychiatric Association, nel 1973, a cancellare l’omosessualità dal suo elenco delle malattie mentali. Barbara Gittings è stata anche presidente dell’American Library Association’s Gay Task Force, impegnandosi a stimolare le biblioteche pubbliche ad acquisire libri sull’omosessualità e sul lesbismo, e a fornire una maggiore informazione sulle tematiche lgbt.
Incontro con una delle maggiori icone americane durante ImageOut – The Rochester Lesbian & Gay Film & Video Festival.Barbara Gittings uno dei più grandi tesori della cultura omossessuale americana, dal 1942, anno che segnò, con la fuga dalla madre, l’inizio della sua lotta ai giorni nostri, racconta le tappe fondamentali della storia omossessuale americana.
A cura di Susan Jordan e Ove Overmyer
Dal tono della sua voce si può certamente percepire il senso di determinazione col quale ricorda affettuosamente momenti del suo viaggio pauroso e molto coraggioso attraverso la sua vita e la ricerca implacabile di identità individuale e scoperta di se stessa
Abbiamo avuto il piacere di incontrarla lo scorso mese in compagnia di una tazza di caffè alla casa del caffè George Eastman. Era in città e partecipava ad un dibattito pubblico dopo la proiezione del film documentario The Gay Pioneers in cui lei è una delle prime sette lesbiche attiviste rappresentate. Tutto ciò durante la 12° edizione di ImageOut. Senza pretese, eloquente e graziosa, la Sig.ra Gittings ti guarda come se ti conoscesse da sempre. Il suo caldo e luminoso sguardo penetra ogni facciata protettiva che ognuno potrebbe esibire, presentato a qualcuno per la prima volta. Fui istantaneamente magnetizzata dal suo fascino e simpatia.
Barbara Gittings nacque a Vienna-Austria nel 1932, dove il padre fu trasferito dal Corpo Diplomatico degli Stati Uniti, e dopo la nascita si trasferì in America.
La sua famiglia si stabilì a Wilmington in Delaware, località che lei chiama ancora casa. Cresciuta in un rigido ambiente cattolico, Barbara facilmente confessò di aver vissuto gli anni della scuola superiore ed i primi mesi di college con “confuse nozioni”. Disse “non sapevo con esattezza cosa mi stesse accadendo. Sapevo di essere diversa”.
Più tardi lasciò intendere che la dura relazione con la madre sarebbe stato il risultato della sua fuga da casa alla tenera età di 17 anni. Questo era il 1949 gente, un cosa incredibilmente ingenua da fare o una delle più coraggiose che qualsiasi uomo o donna potesse pensare di fare. Questa scelta, fin dall’inizio, ci prepara alle ripetute decisioni di rottura nel tempo, rotture che alterano e danno forma alla storia omosessuale americana così come la conosciamo oggi.
“In quegli anni non esistevano servizi per persone come me. Ero praticamente abbandonata a me stessa. Mi trasferii in una città più grande nelle vicinanze – Philly – per cercare qualche umile lavoro o un lavoro da impiegata. “Libri e musica”, lei disse con un grande sorriso, “questo è ciò che mi ha permesso di andare avanti. Cantavo in un gruppo corale, era il paradiso! Non ero proprio una persona da bar e non vi erano molti altri modi per incontrare gente. La maggior parte delle persone erano molto strane e bizzarre. Ero alla ricerca di persone come me, ed erano molto difficili da trovare”.
Dopo essersi iscritta all’università Northwestern per studiare teatro, ammette candidamente che il tempo per la ricerca di uomini è già passato dal momento che trascorreva la maggior parte del tempo in biblioteca cercando di capire cosa significasse essere lesbica.
Diventò anche obiettivo di maliziose chiacchiere per la sua stretta relazione di amicizia con una studente. Non si trattava di una relazione fisica, e lei fu l’ultima a scoprire tale pettegolezzo. Seppe di essere detestata solo quando il rettore dell’università la chiamò nel suo ufficio.
Quando le chiesi se aveva considerato di curarsi, ella rispose, ” a Chicago andai da uno psichiatra per parlare di me stessa. Il dottore disse, si è omosessuale. Mi piacerebbe curarla”. “Bene non avevo i soldi per farlo, così non ci tornai più. Riflettendo più tardi, mi fece un enorme favore. Realizzai chi ero, che questa ero io, e che questa è ciò che sono.
Avevo capito che questo era l’inizio della missione di Barbara”. Da quel momento in poi il lavoro nella sua vita è quello di smantellare “il velo dell’invisibilità” che permette di definire l’omosessualità una malattia mentale, un male, un crimine.
Nell’estate del 1956, la sete d’avventura di Barbara aumentò. Prese i risparmi di un intera vita e volò in California. Una volta arrivata entrò a far parte delle Doughters of Bilitis (DOB), gruppo lesbico fondato l’anno prima a San Francisco. (Le Daughters of Bilitis (“Figlie di Bilitis”, anche abbreviato in DOB) furono la prima, e per molti anni anche la principale, organizzazione lesbica statunitense)
“Allora negli Stati Uniti c’erano appena 200 di noi (lesbiche attiviste)…era un piccolo club.” DOB allora suggerì che Barbara ritornasse nella costa est per fondare una sede a Philadelphia.
Dal 1963 al 1966 scrisse The Ladder, (“La scala a pioli”) la rivista pioniera nazionale del DOB. Parlava fieramente di sottotitolare il periodico “una rassegna lesbica”, e di aggiungere sulla copertina foto di donne lesbiche. Audace e controversa, cercava di combattere l’ invisibilità omosessuale del tempo.
Marciò nel primo picchetto per i diritti degli omosessuali a Washington e Philadelphia nel 1960. “Era molto rischioso ed avevamo paura. Manifestare non era una tattica popolare in quel tempo. La nostra causa sembrava stravagante anche agli occhi delle altre persone omosessuali.”
Dopo un’ora di conversazione, sembrava elevarsi ad un nuovo livello di eccitazione. Sembrava che stesse raccontando queste storie per la prima volta.
Quando menzionai il suo amore per le biblioteche, era incapace di contenere la sua gioia. Dal nulla, tira fuori una pregiata copia del Gay Task Force’s, A Gay Bibliography, pubblicata nel 1980. Era un regalo per la biblioteca ed archivio GAGV.
Dal 1971 al 1986 Barbara redige un indispensabile elenco di libri a tematica omosessuale, per l’associazione delle biblioteche americane (ALA). Inoltre stimolò l’interesse alla letteratura omosessuale, promuovendo iniziative creative ed anticonformiste. A Dallas durante la convention ALA nel 1971, ideò ciò che fu nominato il primo stand del bacio omosessuale, nominato “Abbraccia un omosessuale”.
L’associazione delle biblioteche omosessuali imitò la prodezza per linserimento di libri e materiale omosessuale nelle raccolte di tutte le biblioteche negli Stati Uniti. Per tutto il suo meraviglioso impegno, nel 2003 le venne riconosciuto la prestigiosa iscrizione onoraria alla ALA, ovvero il più alto onore per il contributo mai dato alle biblioteche ed alla biblioteconomia.
Oltre a ciò, fu onorata anche per via del suo nome legato alla raccolta Gay/Lesbica presso l’affiliata indipendente della Free Library of Philadelphia. La seconda raccolta di questo tipo nella nazione, dopo quella di James Hormel nella Biblioteca Pubblica di San Francisco.
Barbara Gittings continua a dedicare la sua vita ai diritti civili e all’attivismo. Partecipa a laboratori, convegni e film festival da una parte all’altra dell’America. Apparve col documentario classico nel 1987 After Stonewall e la sua continuazione, Out of the Past che fu presentato per la prima volta al Festival del Film Sundance nel 1998. E Ovviamente, The Gay Pioneers, presentato ad ImageOut il mese scorso. Malcolm Lazin, produttore del film, fu abbastanza gentile da donare una copia del film anche alla biblioteca GAGV.
Dal momento che ci intrattenemmo anche per il pomeriggio, morivo dalla voglia di chiederle che piano aveva e se ne aveva uno per le sue raccolte personali di memorabilia. Barbara e la sua compagna 42enne scrittrice e autrice Kay Tobin Lahausen hanno l’arduo compito di organizzare 40 anni di raccolte associate alla storia del movimento per i diritti degli omosessuali – insostituibili articoli come foto, manufatti, e molto di più.
La domanda è quale posto sarà abbastanza fortunato da ricevere questa inestimabile raccolta? “Ho avuto già delle offerta” Barbara ammette. “La maggior parte del materiale è accatastato in un condominio vuoto dall’altra parte della nostra unità. Dobbiamo decidere abbastanza presto dove andrà il tutto.“ Mi ha rivelato che è propensa ad un istituto, ma sarebbe scorretto da parte mia rivelare questa informazione. Mentre ci dirigevamo verso est per accompagnare Barbara al suo hotel, non potevo che notare il suo balzare sul sedile. “Sono molto contenta del bellissimo pomeriggio trascorso insieme!”.
Realizzai allora di dover inghiottire un altro Seattle arrostito per tenerle fronte per il resto della serata.
Susan Jordan e Ove Overmyer
Rochester , Ottobre 2004
Traduzione di Claudia Stella e Stefania.