2008, Rosanna Fiocchetto e Luki Massa – Omaggio a Jane Rule

Rosanna Fiocchetto e Luki Massa, 2008. “Omaggio a Jane Rule scrittrice lesbica, scomparsa il 27 novembre 2007” . 

Originariamente su Fuoricampo.net, ripubblicato esattamente come ancora reperibile allo https://web.archive.org/web/20080625042938/http://www.fuoricampo.net/jane_rule/index.html

 

Jane Rule > Una vita orgogliosa
di Rosanna Fiocchetto

 

Jane Rule, foto di Betty Fairbank

Diceva di se stessa: “Non sono una scrittrice che se ne sta seduta a scoprire cosa pensa”. Non voleva essere considerata una intellettuale e preferiva intrecciare arte e vita, libertà personale e responsabilità sociale, ma rifiutando etichette di partito: “I politici in realtà devono rigovernare la casa. Bisogna farlo ogni settimana. Io non lo trovo interessante, proprio come non trovo interessante spazzare il pavimento ogni settimana. Lo faccio e basta. Voto, ma preferisco lavorare dovunque ci sia una possibilità di cambiare le cose. Lavoro con le lesbiche, con i gay, con il movimento delle donne. Credo veramente che si possa cambiare la società attraverso i contro-movimenti. Noi siamo testimoni viventi di questo”. La scrittrice lesbica Jane Rule è stata una protagonista di questo cambiamento, con la penna e con le azioni. E continuerà a farlo con le opere che ci ha lasciato, anche dopo la sua morte. Si è spenta nella notte fra il 27 novembre e il 28 novembre 2007, a 76 anni, per le conseguenze di un cancro al fegato, nella sua casa di Galiano Island, davanti alla costa della Columbia Britannica (Canada), dove risiedeva.

Jane Vance Rule era nata il 28 marzo 1931 a Plainfield, nel New Jersey (Usa), da Carlotta Jane Hink e da Arthur Richards Rule. Cresciuta come un “tomboy”, un maschiaccio, grazie al suo fisico atletico e alla sua alta statura, lesse a 15 anni “Il pozzo della solitudine” di Radclyffe Hall e più tardi rievocò umoristicamente   il suo impatto  con il primo  libro lesbico sul  quale  fosse

riuscita a mettere le mani: “all’improvviso scoprii di essere una freak, un mostro genetico, un membro di un terzo sesso…”. Jane decise allora di cambiare la storia, portando nella letteratura immagini lesbiche positivamente consapevoli di sé, inserite nell’esistenza quotidiana e nei suoi problemi, ma con un sogno realizzabile di felicità e di autoaffermazione. Si laureò nel 1952 al Mills College, “studiando le grandi bugie per imparare a dire la verità”. Per ampliare le proprie conoscenze, segui’ una sua amante in Inghilterra, frequentando l’University College di Londra e lavorando al suo primo romanzo. Tornata negli Stati Uniti dopo un anno, venne ammessa al Writing Department della Stanford University. Ma, delusa dal maschilismo imperante nella scuola, l’abbandonò dopo pochi mesi.

Nell’estate del 1954 accettò un posto di insegnante alla Concord Academy, una scuola privata per ragazze nel Massachusetts. Qui incontrò e si innamorò della donna della sua vita: Helen Sonthoff, docente di scrittura creativa e letteratura, con la quale vivrà un rapporto appassionato e solidale per 45 anni, fino alla morte di lei. Helen, quarantenne, era sposata. Il “coup de foudre” per la venticinquenne Jane la spinse a rivoluzionare la propria esistenza, divorziando ed emigrando insieme a lei in Canada, a Vancouver, nel 1956. Qui le due donne trovarono un clima ben diverso dal maccarthysmo che in quel periodo soffocava gli Stati Uniti. Mentre Helen insegnava alla University of British Columbia, Jane svolgeva una eterogenea serie di lavori che le permettevano di scrivere.

In seguito, dal 1958 al 1976, insegnò anche lei scrittura creativa e inglese alla UBC. Entrambe diventarono cittadine canadesi all’inizio degli anni Sessanta.



Nel 1964 Jane pubblicò il suo primo romanzo lesbico: “Desert of the Heart” (in italiano “Cuori nel deserto”, edizioni Zoe, 1996).
Il libro – che Jane aveva fatto leggere prima di tutto ai suoi familiari, ricevendone caldi complimenti per il suo coraggio e la rassicurazione, da parte di sua madre, che eventuali reazioni di pregiudizio sarebbero state “un loro problema, non il tuo” – ebbe una pubblicazione tormentata. Per tre anni venne rifiutato dagli editori canadesi e americani. Infine l’editore MacMillan, che lo accettò nel 1961, pretese molti cambiamenti temendo denunce o la censura. I colleghi di università di Jane evitavano di parlarne. Quando Rule rischiò di perdere il suo lavoro, la difesero con l’argomento che “non tutti gli autori di gialli sono necessariamente degli assassini”. La legge che criminalizzava l’omosessualità infatti era ancora in vigore in Canada, e venne abolita solo l’anno seguente. Il movimento lesbico, quando il libro usci’, era ancora allo stadio di latenza; cosi’, per i giornalisti, Jane Rule si trasformò nella referente principale sul tema dell’omosessualità: “Per i media, diventai l’unica lesbica in Canada, un ruolo che accettai gradualmente e in modo molto riluttante, e che usai per educare la gente come potevo… Per i miei intervistatori non ero una scrittrice, ma solo una deviante sessuale”.

Soltanto agli inizi degli anni Settanta Jane trovò, oltre che un pubblico lesbico entusiasta, anche compagne di lotta allo scoperto. “Desert of the Heart”, sotto questo profilo, costitui’ un sostanzioso incitamento positivo, essendo un “romanzo di coming out” in cui alla scoperta del proprio lesbismo si accompagnava il confronto con il contesto familiare e sociale, al di fuori della clandestinità. Inoltre, come ha fatto notare Bonnie Zimmerman: “Jane Rule fu la prima romanziera lesbica a rifiutare l’affermazione che le lesbiche sono donne che non risolvono mai la crisi edipica o che sono regredite ad uno stadio infantile di sessualità. In ‘Desert of the Hearth’, le amanti all’inizio agiscono la relazione paradigmatica tra madre e figlia (…) Confinate entro le convenzioni freudiane, evadono un rapporto lesbico reciprocamente adulto. Ma alla fine ciascuna supera il suo bisogno di giocare un ruolo, e camminano insieme verso un futuro aperto e indefinito”.
Alla sua opera più famosa seguirono altri romanzi, racconti, saggi sulla letteratura lesbica. A 43 anni Jane lasciò l’insegnamento, diventando una scrittrice “a tempo pieno”. Uno dei frutti di questa scelta fu la pubblicazione di “Lesbian Images” (1975), il primo tentativo di divulgare la conoscenza della scrittura lesbica e di analizzarla sia da un punto di vista di genere, sia da un punto di vista letterario, e rispetto alle “immagini lesbiche proiettate”. Caposaldo prezioso dell’eredità lasciataci da Jane Rule, esso è anche una lucida testimonianza personale sulla condizione di “scrittrice lesbica”, sui “pregiudizi velati nel linguaggio letterario” o sul suo “imbarazzato silenzio”, una sfida aperta al mondo accademico in cui Rule era inserita; e “una pietra miliare nella critica lesbica” (Zimmerman). Ai profili di dodici autrici cui Rule dedica singoli capitoli (Radclyffe Hall, Gertrude Stein, Willa Cather, Vita Sackville-West, Ivy Compton-Burnett, Elizabeth Bowen, Colette, Violette Leduc, Margaret Anderson, Dorothy Baker, May Sarton, Maureen Duffy), seguono un excursus di quattro decenni di narrativa lesbica contemporanea, con brillanti notazioni su autrici come Djuna Barnes, Patricia Highsmith e Isabel Miller, e una sezione sulla saggistica lesbica recente, che cominciava appena a prendere voce. Gillian Spraggs ha elogiato il suo approccio critico: “Per Rule le ‘verità’ letterarie sono sempre plurali; nessuna prospettiva personale è la stessa di un’altra, e l’individualità della visione di chi scrive è una cruciale garanzia della sua autenticità e del suo valore (…) Il risultato è un libro di considerevole generosità e fascino”.
Nel 1976 Jane Rule e Helen Sonthoff si trasferirono sull’isola di Galiano, che non lasciarono più se non per brevi periodi invernali trascorsi nei deserti meridionali della California o dell’Arizona. E per visitare le amiche scrittrici che Jane aveva “bisogno di vedere” almeno una volta all’anno, come Marie-Claire Blais, Margaret Atwood, Margaret Laurence. Rispetto a questa scelta, ha raccontato Rule in una intervista: “Uno dei personaggi dei miei libri dice: “ ‘Se ci fosse una città chiamata Away, ci andrei subito’. Galiano per me è una specie di fortezza. Cominciavo a sentirmi sopraffatta in città, non riuscivo a condurre la mia propria vita. Qui invece posso passare il tempo come desidero”. Sull’isola, la fama di Jane era rafforzata da quella della sua piscina, aperta a tutti i bambini del vicinato sotto il suo sguardo attento di “bagnina”. La piscina era la “medicina” di Jane, permanentemente sofferente di forti dolori alla schiena a causa di una grave forma di artrite: nuotare ogni giorno le risparmiava la sedia a rotelle che le era stata profetizzata.
Nel 1986 la regista Donna Deitch portò sullo schermo il più noto romanzo di Rule: il film “Desert Hearts”, intepretato da Helen Shaver e Patricia Charbonneau, diventò subito un “cult” e stimolò numerose ristampe del romanzo, con migliaia di copie vendute e traduzioni in parecchi paesi europei. Ciò che rendeva ancora attuale il libro, come ha ben analizzato Margherita Giacobino, era il “viaggio di cambiamento alla ricerca di sé” attraverso l’incontro delle due protagoniste, vividamente disegnate, e delle loro differenze, la loro intensa comunicazione mediante un “linguaggio lesbico” che mette in discussione e smantella le regole di quello eterosessuale. Il testo tornò ad ispirare come “per contagio” anche altre nuove autrici lesbiche.
La scrittrice inglese Caeia March lo cita come il primo romanzo lesbico che avesse mai letto: “Sento ancora il calore del deserto; l’amore delle due donne l’una per l’altra; il peso della macchina cambiamonete che la più giovane sorregge nel casinò. Non ricordo se proprio quel particolare libro mi spinse a desiderare di scrivere un romanzo lesbico, ma ricordo di aver pensato che era scritto specialmente per me. Fu meraviglioso leggerlo” (da “What Lesbians do in Books”, a cura di Elaine Hobby e Chris White, “The Women’s Press”, London 1991, p. 243). Anche Gillian Spraggs, nel suo lungo saggio dedicato a “Desert of the Hearth”, ricorda “l’eccitamento” provato alla sua prima lettura, e nota che oltre ad essere una “lesbian love story” è “una riflessione sul significato dell’amore, e dell’essere lesbica”. Rule, nelle sue pagine, entra anche “nel campo culturale della cristianità tradizionale”, evocando le immagini di dannazione presenti nella “normale” educazione ed esorcizzandole, rivisitando ironicamente il mito di Sodoma. Spraggs, nella sua analisi del romanzo, lo accosta per questa strategia a “Virgil, Non” (1985) di Monique Wittig, pubblicato vent’anni dopo, nonostante gli altri elementi che rendono molto diverse le due opere. Spraggs conclude: “Rimane un libro da celebrare. Innanzitutto per l’integrità e il coraggio della sua autrice, che, rifiutando la protezione di uno pseudonimo, mise a rischio il suo lavoro di insegnante universitaria, e quasi lo perse. In secondo luogo, per come la relazione sessuale tra le due donne viene trattata in modo inequivocabilmente affermativo. E’ difficile da ricordare, ora, quanto insolito questo fosse all’epoca… Nei primi anni Sessanta, quando il libro venne pubblicato, era una cosa rara come una cometa”.

Purtroppo Rule non poté approfittare del rinnovato successo per rilanciarsi come scrittrice. All’inizio degli anni Novanta fu costretta a smettere di scrivere professionalmente a causa dell’effetto dei farmaci anti-infiammatori che era costretta ad assumere, e anche per le cattive condizioni di salute di Helen, malata di osteoporosi. Scriveva ancora; ma “per piacere”, e “per se stessa”, senza impegno; perché, diceva con il solito umorismo, “invecchiare prende un sacco di tempo”.
Nel 1995 accettò di farsi filmare nel documentario biografico “Fiction and Other Truths: A Film about Jane Rule” 1995, di Lynne Fernie e Aerlyn Weissman, seguito dall’altro documentario “Jane Rule… writing” (1997) di Lynne Fernie.
La sua amata compagna Helen mori’ il 3 gennaio 2000, a 83 anni. Jane continuò sempre a cambiare la sua foto, che teneva sulla scrivania, ad ogni mutamento di stagione: una “seasonal picture”, come la chiamava, per sentirla tuttora vicina e presente.

Nel 1998 a Rule è stato assegnato l’Order of British Columbia, e nel 2007 l’Order of Canada. Onorificenze prestigiose, attribuite per i suoi meriti letterari e sociali. Ricevendo l’ultima, ha detto: “Ho scelto il Canada oltre cinquant’anni fa, ed è bello che il Canada abbia scelto me”. Nel settembre 2007 le era stato diagnosticato un cancro al fegato in fase ormai avanzata. Rule ha rifiutato altri esami e cure invasive che l’avrebbero allontanata dalla sua isola. Ha continuato a nuotare fino all’ultimo, e solo negli ultimi quindici giorni della sua vita si è persuasa a mettersi a letto; ma, come ha riferito una delle amiche che si sono prese cura di lei, non senza mettere sul comodino una bottiglia di whisky, una scorta di cioccolato e le centinaia di lettere d’amore ricevute.

La sua biografa Marilyn Schuster ha documentato come i suoi romanzi abbiano fornito un modo di “scrivere e leggere lesbica” che resiste ai discorsi dominanti sul genere e sulla sessualità. E, ricordandola, Sandra Martin afferma: “Ha esplorato il conflitto tra desiderio e convenzioni, e la costrizione che la paura può esercitare sull’intimità, sulla gioia e sulla libertà. La sua narrativa rientra nella categoria del realismo sociale, ma è sempre condotta dai personaggi piuttosto che dalla polemica.

Di solito in essa interagiscono personaggi omosessuali ed eterosessuali, spesso comunitariamente, per rappresentare la posizione dell’artista nella società o per mettere a confronto oppressione burocratica e differenza.” Bonnie Zimmerman, a questo proposito, ha sottolineato la visione “universalista” e “umanista” di Rule, tendente a rappresentare micromodelli sociali di “empatia e inter-soggettività”. Martin osserva: “Durante la sua esistenza, ha fatto parte di due grandi rivoluzioni sociali e culturali: la de-criminalizzazione dell’omosessualità e l’ascesa internazionale della letteratura canadese”. Infatti, ai tempi dell’immigrazione di Rule, a metà degli anni Cinquanta, il codice penale dello stato puniva ancora l’”attività omosessuale” con cinque anni di carcere.

Jane Rule fu tra coloro che lottarono con la visibilità e con la protesta civile contro questa situazione oppressiva e persecutoria, e fu anche grazie alla sua azione e alla sua incidenza culturale che oggi il Canada può essere considerato uno dei paesi al mondo più progressisti nell’ambito dei diritti umani. Il suo contributo a sostegno delle campagne anti-discriminazione, la sua rubrica sulla rivista di liberazione gay “The Body Politic”, tenuta con il titolo “So’s Your Grandmother” dal 1979 al 1985, il suo costante appoggio delle lotte e delle strutture comunitarie lgbt (come nel caso della sua testimonianza nel 1994 davanti alla Corte Suprema a favore della libreria “Little Sister’s”), si inserirono in un apporto politico sempre aperto e generoso, per quanto critico rispetto ad obbiettivi che non condivideva pienamente.

Ad esempio, personalmente è sempre stata contraria alle leggi sulle unioni civili gay e lesbiche. Nel 2001, quando in Canada era stata approvata una legge sui “common law partners” che concedeva ai conviventi dello stesso sesso determinati diritti, ma con l’obbligo di certificarsi fiscalmente come coppia, Rule aveva motivato il suo dissenso in una intervista e in un saggio pubblicato sulla rivista “BC Bookworld” (primavera 2001): “Essere costretti nella gabbia eterosessuale dell’accoppiamento non è un passo avanti ma un passo indietro verso le definizioni dei rapporti imposte dallo stato.
Dovremmo aiutare i nostri fratelli e sorelle eterosessuali a uscire dalle loro prigioni definite dallo stato, non entrarci anche noi volontariamente, raggiungendoli …

Dovremmo accettare tutti la responsabilità verso coloro che sono necessariamente dipendenti, i bambini, gli anziani, i malati e i disabili, assicurandoci che le nostre tasse vengano spese per la loro cura. Ma non dovremmo avere alcuna parte nel sostegno di leggi che incoraggiano rapporti ineguali tra adulti, dipendenze non necessarie, false posizioni di potere… I diritti umani sono una responsabilità centrale del governo. Il regolamento delle relazioni umane adulte non lo è… L’accoppiamento imposto dallo stato non ci rende più rispettabili agli occhi di chi gode nel giudicare… Quelli di noi che vogliono legalizzare i loro rapporti per la protezione dei nostri figli, per la nostra sicurezza, per qualunque ragione, dovrebbero avere il diritto di farlo, ma non a spese dell’imposizione di una condizione su tutto il resto di noi. Quello che abbiamo adesso non è né il diritto di sposarsi, né il diritto di rimanere privati e indipendenti nei nostri rapporti.
Che genere di vittoria è?”.

 



Jane of the Heart

di Luki Massa

Il film “Desert Hearts”, diretto da Donna Deitch nel 1985 e tratto dal libro “”Desert of the Heart”” del 1964 di Jane Rule, è il film simbolo della rinvigorita produzione di cinema lesbico degli anni Ottanta. Produzione che appunto in quegli anni fa un salto di qualità e quantità, grazie alla continua “resistenza” contro la relegazione all’invisibilità della lesbica nel cinema degli anni passati e grazie soprattutto alla nascita dei Lesbian&Gay Film Festival nel mondo. Ambientato negli anni Cinquanta nel Nevada, “Cuori nel Deserto” traspone in un’atmosfera country lo spirito tipico degli anni Ottanta. L’amore, nonostante gli ostacoli sociali, alla fine trionfa.

 

 

 

 

 

 

 

Desert Hearts video >

Grazie al libro di Jane Rule vediamo finalmente una sospirata fiction con un happy end, un film che racconta un amore lesbico nella sua semplicità, pur sottolineando le pressioni sociali e le difficoltà da superare, dovute anche al periodo fortemente oscurantista di quegli anni.
Nel 1995 Jane Rule accettò di farsi filmare nel documentario biografico “Fiction and Other Truths: A Film about Jane Rule”, per la regia di Lynne Fernie e Aerlyn Weissman, due registe che ci hanno regalato documentari bellissimi e molto importanti per l’arricchimento della nostra “herstory”. Uno tra tutti: ” Forbidden Love: The Unashamed Stories of Lesbian Lives” ci racconta la vita delle lesbiche canadesi negli anni Cinquanta e Sessanta attraverso le loro voci e le copertine dei libri lesbian pulp dell’epoca. Da citare anche Rina Fraticelli, una delle produttrici più interessanti, di questi e altri documentari importanti.

“Fiction and Other Truths: A Film about Jane Rule”, proiettato a Bologna nel 1997 all’interno del Festival Immaginaria, racconta il modo di affrontare il mondo di Jane Rule. Alternando interviste con e su Jane Rule a rievocazioni drammatizzate delle sue opere, il documentario ritrae l’intelligenza, la saggezza e l’immaginazione della scrittrice, dai suoi anni di formazione negli Stati Uniti al suo trasferimento in Canada durante l’era McCarthy, alle sue continue lotte contro la censura di tutti i tipi, inclusa la sua difesa del giornale “The Body Politic” e dell’omosessualità.


Foto tratte da: “Jane Rule… writing”



Nel 1997 Jane Rule partecipa ad un altro documentario “Jane Rule… writing”, anch’esso girato da Lynne Fernie. In questo documentario la scrittrice parla dell’arte e del processo di scrivere racconti con la critica Marilyn Schuster, con passione e humor, ponendo l’arte del racconto al centro di questo video. Rule parla delle idee che ispirano i suoi romanzi, della genesi dei suoi personaggi, della propria convinzione nel valore della comunità e del proprio impegno, durato tutta la vita, di “dire la verità” sulle paure e le complessità del cuore umano. Marilyn Schuster porta nella discussione il punto di vista della critica letteraria, tracciando alcuni dei temi principali della scrittura di Rule e situandoli all’interno delle tradizioni della letteratura contemporanea delle donne, lesbica e gay.
Questi documentari ci raccontano bene un altro aspetto di Jane Rule, orgogliosa artista lesbica.

Sul sito del National Film Board of Canada Production potete trovare il video clip “Jane Rule… writing”

 

Opere di Jane Rule:

· “Desert of the Hearth” (1964); traduzione italiana “Cuori nel deserto”, Edizioni Zoe, Forli’ 1996.
· “This Is Not For You” (1970)
· “Against the Season” (1971)
· “Lesbian Images” (1975); Crossing Press 1982.
· “Theme for Diverse Instruments” (1975)
· “The Young in One Another’s Arms” (1977); Arsenal Pulp, 2005
· “Contract With the World” (1980); Naiad 1982
· “Outlander” (1981)
· “Inland Passage and Other Stories” (1985)
· “A Hot-Eyed Moderate” (1985)
· “Memory Board” (1987)
· “After the Fire” (1989)

Premi e riconoscimenti:

1978 Canadian Authors’ Association Award for Best Novel, per “The Young in One Another’s Arms”
1978 US Gay Academic Union Literature Award
1978 Benson and Hedges Award for Best Short Stories
1978 Literary Award of the Gay Academic Union
1991 Canadian Institute for the Blind Talking Book of the Year, per “After the Fire”
1983 US Fund for Human Dignity’s Award of Merit
1996 Terasen Lifetime Achievement Award
1998 Order of British Columbia
2007 Alice B Reader’s Appreciation Award
2007 Order of Canada

Scritti e documentari su Jane Rule:

– Maureen Brady, “A Vision of Central Value: The Novels of Jane Rule”, in “Resources for Feminist Research”, 12:1, marzo 1983.
– Bonnie Zimmerman, “The Safe Sea ow Women – Lesbian Fiction 1969-1989”, Beacon Press, Boston, Mass., 1990, pp. 94-95 e 161-163.
– Marilyn Schuster, “Strategies for Survival: The Subtle Subversion of Jane Rule”, in “Feminist Studies” 7.3 (Fall 1991), pp. 431-450.
– Gillian Spraggs, “Hell and the Mirror: A Reading of Desert of the Heart”, in “New Lesbian Criticism: Literary and Cultural Readings”, a cura di Sally Munt, Columbia University Press, New York 1992, pp. 115-131.
– “Sexual Practice, Textual Theory – Lesbian Cultural Criticism”, a cura di Susan J. Wolfe e Julia Penelope, Blackwell, Cambridge e Oxford 1993.
– “The Penguin Book of Lesbian Short Stories”, a cura di Margaret Reynolds, Penguin, New York e Londra 1993. Comprende il racconto di Jane Rule “His Not Hers” (1985), pp. 240-250.
– “Chloe Plus Olivia – An Anthology of Lesbian Literature from the Seventeenth Century to the Present”, a cura di Lillian Faderman, Penguin, New York e London 1994. Comprende il racconto di Jane Rule “In the Attic of the House” (1985), pp. 655-664.
– “Fiction and other truths: A Film about Jane Rule” (1995), di Lynne Fernie e Aerlyn Weissman
– “Detained at Customs: Kane Rule Testifies at the Little Sister’s Trial”, Lazara Press, 1995.
– Marilyn Schuster, “Passionate Communities: Reading Lesbian Resistance in Jane Rule’s Fiction”, Cutting Edge, Canada 1999.
– Margherita Giacobino, “Orgoglio & Privilegio – Viaggio eroico nella letteratura lesbica”, Il Dito e La Luna, Milano 2003, pp. 77-85.
– “Jane Rule… writing” (Canada, 1997), documentario di Lynne Fernie.
– Sandra Martin, “Jane Rule, 76”, in “The Globe and Mail”, 28 novembre 2007.