2009, Federico Novaro – Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini

Federico Novaro, 2009. “Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini erano fidanzate? Come e perché ho potuto pensarlo”, 2 ottobre 2009, http://federiconovaro.eu/argomenti/giuni-russo/.

“A casa di Ida Rubinstein” è il titolo di un cd di Giuni Russo del 1988. La ballerina Ida Rubinstein è qui ritratta da Romaine Brooks (1917), che la dipinse anche come La France croisée (1914) e in altri ritratti.   

Cortesia dell’autore; il testo di Federico Novaro con in aggiunta i commenti dei lettori si trova online ad un diverso indirizzo: Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini erano fidanzate? Come e perché ho potuto pensarlo.
La biografia di Giuni Russo (Palermo, 1951 – Milano, 2004) di Bianca Pitzorno, alla quale si riferisce l’articolo, destò per le evidenti omissioni molte critiche anche durante la sua presentazione in varie città d’Italia. Ad avvalorare l’affermazione dell’autore sul l’esistenza di un legame sentimentale tra Russo (definita sulla rivista Rollingstone come “l’Amazzone della musica leggera italiana”) e Sisini, oltre a quelle da lui citate, troviamo le parole di Franco Battiato raccolte da Gaia Giuliani (2006); la notizia in cui viene definita sua “compagna”(2019); quella che ci spiega perché a Palermo la toponomastica non la ricordi (2020) e molte altre testimonianze che danno conto di un rapporto “ormai entrato negli annali degli amori clandestini del pop”. E’ sempre sconfortante che un amore debba essere considerato “clandestino”, tanto più se fosse stata proprio l’omofobia a muovere i vandali che nel 2019 hanno preso a mazzate, distruggendola, la lapide che la città di Alghero aveva dedicato a Giuni Russo pochi anni prima.

http://federiconovaro.eu/argomenti/giuni-russo/

Contravvengo un po’ al tono di questo blog per ricostruire una vicenda che mi pare interessante.

Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini, Bianca Pitzorno, GiuniRussoArte

Quest’estate Bompiani ha mandato in libreria una biografia di Giuni Russo, ad opera di Bianca Pitzorno, con la collaborazione di Maria Antonietta Sisini (Giuni Russo. Da Un’estate al mare al Carmelo, Bompiani 2009); ne ho fatto una segnalazione; il 22 settembre ho postato una recensione inedita di Camilla Valletti.

Il giorno dopo è cominciato un lungo carteggio, iniziato da un’associazione, la “GiuniRussoArte”, e proseguito da Maria Antonietta Sisini e da Bianca Pitzorno, via mail rivolte a Valletti, al direttore dell’Indice (che nulla c’entra), a me. Ho chiesto l’autorizzazione a pubblicare il carteggio, ma mi è stata negata, salvo la lettera di Pitzorno, che ho postato qui.

In breve: la richiesta, molto recisa nei toni, era di rimuovere due frasi ritenute offensive e diffamatorie. Non si chiedeva uno spazio per una rettifica, sempre aperto nei commenti, bensì la semplice rimozione delle frasi. Per il post di Valletti la lettera di Pitzorno è lì a chiarire la loro posizione, che è condivisa interamente, come mi ha detto, da Sisini.

Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini, una coppia nell’arte e nella vita

Nella mia segnalazione scrissi che alla biografia aveva collaborato Sisini, “fidanzata da sempre di Giuni Russo”, e questo mi è stato contestato come inesatto, e diffamante.

Ora: inesatto ci sarebbe stato in una precisazione. Sisini avrebbe potuto scrivermi e chiedere che pubblicassi la sua precisazione. Bastava un: “Giuni Russo ed io non eravamo fidanzate”. Io lo scrissi in buona fede, certo non basandomi su una conoscenza diretta, ma da ciò che ho trovato in fonti diverse.

Una voce poco fa

Soprattutto leggendo un’intervista a Sisini, rilasciata dopo la morte di Giuni Russo a Francesco Belais, di cui cito un passaggio: “Ci siamo conosciute che Giuni aveva 16 anni ed io 17. Tutta questa vita insieme è una cosa straordinaria, spesso le coppie si prendono, si lasciano, si tradiscono, invece il nostro è stato un incontro di anime che si sono riconosciute, a quel tempo inconsapevolmente, ma che già da allora sapevano di appartenersi da sempre e per sempre. Questo è. C’era qualcosa di interiore molto forte che ci legava. Io ero la figlia, la mamma, il padre, il fratello, la sorella, la compagna, l’amica, il suo tutto.”

Oppure un’intervista, sempre a Sisini, di Giovanni Molaschi, tutta incentrata sulla loro vita comune: “Mi considero la più fortunata delle persone e con infinita gratitudine ringrazio il Signore per avermi fatto un dono tanto prezioso: l’aver condiviso con Giuni oltre 35 anni di Vita e di Arte”.

Oppure un articolo in occasione dell’uscita di Unusual: “Unusual è il frutto di un anno di lavoro della compagna di Giuni Russo, Maria Antonietta Sisini. Si conobbero che avevano quindici anni, subito dopo Castrocaro. La madre di Giuni accolse la futura compagna di sua figlia nella loro casa di Milano allevandola fino alla maturità, lì si sono innamorate, restando insieme per 36 anni e componendo a quattro mani quasi tutte le canzoni”, che a tutt’oggi non risulta oggetto di rettifiche.

Oppure il necrologio che fece Giovanbattista Brambilla, dove si legge: “Alla fine trovò il suo ideale nella sarda Maria Antonietta Sisini, destinata a diventare sua collaboratrice e compagna per sempre”.

O che che su Wikipedia si legga “incoraggiata dall’amica e compagna di vita Maria Antonietta Sisini” (versione del 29 settembre 2009). [NdR: il 26.5.20: “sua coautrice e produttrice, oltre che compagna nella vita”]

Insomma, il punto è che se sto alle parole di Sisini nelle interviste citate non vedo quale altro termine potrei usare se non fidanzate (nel senso tenero e scanzonato che ha venuto aquisendo in questi ultimi anni: dal De Mauro: “fidanzamento: relazione sentimentale spec. stabile”). Che mi pare inequivocabile. La formula però che credo Sisini vorrebbe fosse usata è “compagne di Vita e d’Arte”, come nell’intervista a Molaschi. Così come usava in tempi che credevamo più bui, dove si parlava di “amiche”.

Ora, assodato che Sisini descrive il suo rapporto con Giuni Russo come una coppia, da dove scaturisce il diritto di imporre ad altri di non farlo? Forse non si tollerano le parole omosessuale, lesbica, fidanzate, accostate ai loro nomi, il punto è che si arriva a ritenerne l’uso come un’azione diffamante, non rendendosi conto di quanto sia violento ed insultante il pensarlo.

L’outing e il coming out, un’italica confusione

Bianca Pitzorno nella sua lettera cade nel consueto e straordinariamente significativo equivoco tutto italiano fra outing e coming out. Spiace ripeterlo, ma coming out si riferisce all’”uscire fuori” dal metaforico armadio, vuol dire rivelare la propria omosessualità, ed è quello a cui si riferisce Felix Cossolo nel suo ricordo di Giuni Russo quando dice “Nel lontano 1983 la contattai per presenziare come madrina al primo compleanno di Babilonia, alla discoteca Nuova Idea di Milano. Partecipò con entusiasmo e con coraggio (vent’anni fa non era facile accettare un invito in un locale gay) e ci rilasciò un’interessante intervista, un coming out un “po’ velato”. L’outing è invece pratica diversa, si tratta di rivelare l’omosessualità di persone terze, non consenzienti, cosa che più o meno Pitzorno ci accusa di fare perchè: “l’outing fatto da un personaggio famoso e realizzato è di grande incoraggiamento e conforto per le persone più ‘deboli”, probabilmente appunto riferendosi al coming out, ma realizzando un cortocircuito rivelatore di un’Italia arretrata e oscura.

O forse il punto è che evocando le tre parole, omosessuale, lesbica, fidanzate, si allude anche al sesso, e Sisini forse vuole dirci che Giuni Russo e lei erano sì legate da un rapporto strettissimo e di coppia, ma che questo non contemplava il sesso fra di loro.

Ma se è questo è il punto io non so altro dire se non: ma chi se ne importa! E’ evidente che la storia fra Giuni Russo e Sisini ha dei tratti straordinari, nel suo essere sodalizio di affetti, di pratica artistica, di cura, straordinari come altre infinite coppie. Chi se ne importa se facessero sesso o meno? Sembra importare a Sisini, a Pitzorno. Sembra importare alle vestali del tempio, auto-nominatesi detentrici della verità intesa come dato non interpretabile se non da chi la emette.  Non importa a noi, che leggiamo la storia, le biografie, i documenti, interpretiamo i testi e le parole, e siamo ammirati o interessati o indifferenti, di fronte alla storia di due fidanzate, legate da affetto profondo.

Chiudo con una speranza però: che mi si contesti il termine fidanzate perché in questo paese è un ossimoro, essendo ancora l’Italia basata su un’istituzione discriminatoria come è il matrimonio riservato alle sole coppie eterosessuali. Rifacendosi all’idea di fidanzamento come periodo pre-matrimoniale è certo che Giuni Russo e Sisini non potevano essere fidanzate, e da qui la richiesta di rimozione, rabbiosa e fiera, per amore della realtà, per quanto triste.