Le parole per dirlo: Lesbica

Tutti i modi di dire lesbica in italiano”

Nerina Milletti, 1996. “Tribadi & socie:la sessualità femminile non conforme nei termini e nelle definizioni”. In: Rivista di Scienze Sessuologiche, 9(1-2): 19-36.


LESBICA


L’ipotesi di Bonnet è che nonostante Brantôme lo usasse già alla fine del 1500, “lesbienne” si diffuse in Francia solo dopo la pubblicazione e la condanna per oltraggio nel 1857 delle poesie di Baudelaire (1). Emma Donoghue trova invece “tribades” e “lesbians” come sostantivi in un poemetto del 1732 (The Toast, di William King).
“Amori lesbi” è usato da Lombroso nel 1881, e “amore lesbico” da Scipio Sighele, 1892 (2) , ma non si trova ancora mai “lesbica” come sostantivo. “Amore lesbiano” lo chiama Mantegazza nel 1885 (3). Nei vocabolari italiani del 1800 da noi consultati questa parola non c’è, ma nel Battaglia (4) “lesbia” è un genere di uccelli della famiglia del colibrì, una squadra di piombo usata su Lesbo (“la quale alle cose da misurarsi s’accomoda, e non isforza quelle alla sua misura”), una regola per la quale materia e forma si adattano; “lesbie” sono le stelle della Chioma di Berenice; “lesbio”, “lesbiaco”, “lesbiano”, “lesboico” o “lesbico” come aggettivi sono riferiti alla poesia greca, ad un tipo di marmo, ad un vino, un vento e ad un sistema di costruzione dei muri, oltre che all’amore omosessuale tra donne.

In quest’ultimo senso ai primi del ‘900 lo usano D’Annunzio, Soffici, Da Verona (5), mentre l’etimologia è molto chiara in Firenzuola (1548) (6); “lesbiare” è frequentare prostitute (dal nome di Lesbia, la donna amata dal poeta Catullo, “che ebbe fama pessima”); “lesbiata” è la pratica sessuale lesbica già nella seconda metà del 1600), mentre per “lesbica” come sostantivo si deve aspettare la seconda metà del nostro secolo.

“Lesbian” sarebbe stato usato in inglese per la prima volta in un articolo del 1883 su The Alienist and Neurologist a proposito di Lucy Ann Lodbell; poi su un quotidiano nel 1892 New York Times a proposito dell’assassinio di Freda Ward fatto da Alice Mitchell (7); Battisti ed Alessio registrano “lesbin” nel 1660 (8). In un catalogo francese di foto pornografiche, presumibilmente degli anni ’20, “Entre femmes – Lesbiennes” è categoria distinta da: “Homosexuels” che si riferisce agli uomini (9).

Ingenerando molta confusione, nel 1902 “amore lesbico” può significare la fellatio eterosessuale, mentre “amore greco” è la pederastia, distinta dal “tribadismo o inversione del senso genetico nella donna”(10).

Anche: “il rapporto sessuale fra due ricchioni è indicato dal gergo con espressioni ironiche, come “lesbismo” o “fare l’uncinetto” (implicando che questo tipo di rapporto non sia altro che un coito fra due “donne”, a cui manca l’apporto del “vero maschio”). Nell’ottica di questa sottocultura hanno significato solo i rapporti sessuali fra un ricchione ed un “maschio”. I rapporti fra due “maschi” o due “ricchioni” sono privi di senso, se non inconcepibili”(11).


Nell’archivio online del quotidiano La Stampa, esaminato fino al 1972, la parola “lesbica” compare per la prima volta come firma nel testo di un piccolo annuncio: “Signora priva relazioni desidererebbe conoscere signora, signorina scopo reciproca compagnia, amicizia. Scrivere: Lesbica, 23 posta. Torino“. La Stampa, Venerdì 31 Dicembre 1915, p. 4.

Riappare poi  nel 1931, in una recensione dei Racconti sgradevoli, di Enzo Gariffo. “[Nè il lettore] dimenticherà il penoso amore per Elena di “Lettura della mano”, la novella che chiude il volume, amore senza volontà e senza voluttà, per una donna complessa che infine, sagomata contro una vetrata, illuminata, si rivela una pietosa lesbica“. Gieffe. “Note bibliografiche. Racconti sgradevoli”. La Stampa della Sera, Venerdì 16 Ottobre 1931, p 3.

Ancora prevalentemente in recensioni di lavori teatrali o letterari, come:

  • f.b., 1947. “Spettacoli. Al Carignano: A porte chiuse”. La Nuova Stampa – Sabato 8 Novembre 1947, anno III, n. 262 p. 2. “In questo Inferno di Sartre, una stanza d’albergo, nell’al di là […] tre sono rinchiusi: tre peccatori […] Una lesbica, un disertore che è stato fucilato, una signora lussuriosa e infanticida”.
  • s.a., 1949. “La scrittrice dello scandalo. Nostro servizio particolare”. Nuova Stampa Sera, Venerdì 15 Luglio 1949, anno III, n. 168 p. 3. “Simone de Beauvoir è la grande vestale dell’esistenzialismo e quel che bisogna aver letto di lei è l’Iniziazione sessuale della donna. […] Sono una trentina di pagine che fanno seguito al libro Il secondo sesso e continueranno con La lesbica“.
  • f.b., 1949. “L’imperatore Jones al teatro Carignano”. La Nuova Stampa, Sabato 31 Dicembre 1949, anno V, n. 309, p. 3 “[…] la compagnia Maltagliati Benassi ha anche offerto in spettacolo Porte chiuse di Sartre. […]  La schiavitù alla quale questi personaggi, una lesbica, una donna lussuriosa, un disertore sono avviati per l’eternità – è l’allegorico inferno di Sarte – deriva da una concezione del mondo non solo irrazionale ma totalmente priva di carità. Il male è visto alla radice, naturalisticamente il male è tutto: vano, inutile ogni tentativo di saggezza e di amore”.
  • Arrigo Cajumi, 1951. “Il conformista e il ribelle”. La Nuova Stampa, Giovedì 3 Maggio 1951, anno VII, n. 103, p. 3.  “La moglie del professore è una anormale [ma alla fine] lo accompagna in Savoia. Non vi arriverà mai, poiché i sicari attendono la coppia; lesbica, ma coraggiosa, la signora si difende invano, e i corpi di entrambi, sono trovati in un bosco. […] Ma la vendetta celeste è in agguato”.
  • l. p., 1965. “Tre individui tanto odio”. Stampa Sera, Venerdì 2 Luglio 1965, anno 97, n.154, p. 8. E’ la recensione di Tre individui tanto odio (No Exit), film del 1962 diretto da Tad Danielewski. “In una stanzetta nuda ed ermetica si ritrovano tre defunti, un falso eroe, una lesbica, una infanticida. L’inferno se lo danno da se stessi: col loro dilaniarsi scambievole, col perpetuare, di là dalla vita, i ricordi le passioni i vizi della vita”
  • Leo Pestelli, 1969. “Un film ‘cinese’ su Régis Debray e l’audacissima opera di una donna”. La Stampa, Martedì 2 Settembre 1969, p. 7. Sul film di Nelly Kaplan presentato alla XXX Mostra del Cinema di Venezia e al pubblico italiano col titolo Alla bella Serafina piaceva far l’amore sera e mattina: “La fidanzata del pirata […] film che potrebbe essere stato tranquillamente girato nel 1930, salvo le impostazioni contemporanee d’un crudo erotismo (con l’immancabile pennellata lesbica)”
  • l. p. , 1969. “Una moglie diventa trasparente quando il marito smette d’amarla”. La Stampa, Venerdì 5 Dicembre 1969, anno 103, n. 279, p. 7. Recensione del film La donna invisibile di Paolo Spinola. “[Tra il marito, Andrea, e sua moglie, Laura] s’inserisce di prepotenza Delfina, un’amica suscitata ex nichilo, la quale è bivalente, e se come donna ama riamata Andrea, come lesbica vagheggia Laura e non ha nulla in contrario per gli amori a tre, a quattro e via via di gruppo. […] E’ questa Delfina […] un «doppio» di Laura stessa, ossia la donna ch’essa nel suo segreto vorrebbe essere? In questo caso il lesbismo non avrebbe più nulla d’anedottico, sarebbe un lesbismo metafisico“.
  • Leo Pestelli, 1970. “Le strane voglie di Cannes”. La Stampa,Venerdì 8 Maggio 1970, anno 104, n. 96, p. 7. Recensione del film Il palazzo degli angeli, di Walter Hugo Khouri. “Barbara e le sue amiche si mettono in proprio […] e si ritrovano a gestire una maison di lusso, in cui capitano plenipotenziari di colore, ricchi maniaci sessuali, e figuriamoci non anche qualche lesbica“. NdR: Nella stessa pagina, la recensione del balletto Les biches, ossia «Le cerbiatte», sulla partitura di Francis Poulenc (1923) al Comunale di Firenze dove si fa intendere che “biche” sia sinonimo di lesbica.
  • l. p., 1971. “La psicanalisi del fascismo nel Conformista di Bertolucci”. La Stampa, Domenica 7 Febbraio 1971, anno 105, n. 32, p. 8. Recensione del film. “Il conformista esegue il mandato [di uccidere il professore antifascista esule in Francia] dopo un lungo surplace durante il quale s’incrociano gli erotismi di Giulia (la sposa), di Anna, la lesbica moglie del professore, e di Marcello stesso, attratto dalla torbida personalità di quest’ultima”.
  • r. p. , 1972. “Il disco per l’estate lanciato in Inghilterra con i porno-racconti”. Stampa Sera, Martedì 30 Maggio 1972, anno 104, n. 127, p. 3. “Ai giornalisti del settimanale inglese [The People] il commesso di un negozio di porno-dischi ha detto: ‘Sono eccellenti: questo racconta un’avventura lesbica, questi due sono normali’, cioè eterosessuali”.

Fanno eccezione:

  • Giorgio Salvioni, 1950. “Sàmia, aggressiva come una pantera”. Nuova Stampa Sera, Sabato 23 Settembre 1950, anno IV n. 225, p. 3. “Sàmia Gamài, la Betty Grable d’Egitto […] presto divenne un’allieva della scuola di Badìa, celebre danzatrice ormai cinquantenne e lesbica, padrona di un locale che porta il suo nome”.
  • Furio Fasolo, 1963. “In 2000 pagine i colloqui telefonici avuti dai Martirano dopo il delitto”. Stampa Sera, Venerdì 7 Giugno 1963, , anno 95, n. 133, p. 7.  Sul processo del cosiddetto “mistero di via Monaci”, ovvero l’omicidio avvenuto il 10 settembre 1958 a Roma di Maria Martirano. “[Il 16 settembre 1958, il fratello della morta] Luigi Martirano, telefonando al Fenaroli [il marito, che fu poi condannato insieme a due complici per questo delitto] commentava: «L’assassinio può essere stato commesso da una donna: Maria era forse lesbica?».
  • r.a., 1970. “Ex prete cerca una compagna per dare un senso alla vita”. Stampa Sera, Venerdì 3 Aprile 1970, anno 102, n. 68, p. 3. Sugli annunci pubblicati sul settimanale olandese Vrij Nederland. “Del resto, nella rubrica Incontri l’annuncio dell’ex-prete è normale, addirittura banale se confrontato con quello dell’«omosessuale in cerca di affetto» o della «lesbica seria» che vuole una compagna”.
  • Mario Bariona, 1970. “Tamara scritturata per un altro film”. Stampa Sera, Sabato 18 Aprile 1970, anno 102, n. 80, p. 3. Per ritorsione Tamara Baroni aveva accusato l’ex amante Bubi Bormioli di aver voluto far uccidere la moglie, Maria Serra. “Trova posto nel documento anche una imputazione di tentata estorsione per «avere Tamara Baroni minacciato la marchesa Maria Stefania Serra Bormioli di propagare la voce che lei era lesbica e suo marito omosessuale», se non le fosse stata versata una somma considerevole, 30 milioni. Ricapitolando, Tamara è in carcere accusata di tentato omicidio plurimo, furto, falso in assegni e tentata estorsione. Tamara le sue accuse le aveva messe a verbale. Ma il magistrato, pur avendo fatto recapitare alla marchesa Serra un «avviso di reato» per atti osceni (sulla base di un presunto convegno d’«amore particolare», in auto, con Tamara, ha tenuto conto, non si sa sulla base di quale fatto circostanziato anche del tentativo di estorsione e ne ha incriminato la fotomodella”.

Si deve arrivare al 1973 per un uso quasi normale della parola, che comunque suona negativa

  • Lietta Tornabuoni, 1973. “Viaggio tra le femministe italiane. L’oppressore maschio”. La Stampa, Domenica 8 Aprile 1973, anno 107, n. 84, p. 3. “[Dice Ombretta Colli che se sei femminista puoi subire] scherzacci di tutti, scherzetti dei professori, i compagni di scuola che ti fanno “giacché sei femminista, paga il caffè “. Sul lavoro ti guardano un po’ sempre come se fossi lesbica, i discografici raccomandano: “Fallo in privato, ‘sto femminismo”. Vieni continuamente presa in giro: a volte è avvilente, altre volte soltanto stancante”.

Altrove:

  • Ferdinando Ponzetta, 1922. “Il misticismo di G. D’Annunzio”. La provincia: giornale politico settimanale di Taranto, anno 2, n. 42, mercoledì 11 ottobre 1922, p. 2. “Nei personaggi del romanzo d’Annunziano, moralmente degenerati e fisicamente perversi […] tutta la mollezza voluttuosa delle nove categorie di etere rappresentata prodigiosamente, incomparabilmente dalle ficidinose (sic) alle lesbiche… tutto il gaudio dei contorcimenti innominabili è ritratto al vivo con tutte le sfumature di un’arte che tutta la vita conosce”.
  • Ariele, 1938. “Bourdet contro Bernstein. Noi contro tutti e due”. L’illustrazione italiana, anno LXV n. 23, 5 giugno 1938-XVI, p. 962. [I due drammaturghi si sfidarono a duello sul valore della commedia Giuditta]. “Sappiamo benissimo, anche da quel poco che la censura ci consente, quello che sia e quello che valga il teatro del signor Bourdet. Esso è, moralmente, un’immondizia; ed esteticamente, una chincaglieria […] Ripensatelo, dunque, quel suo mondo di prosseneti, di mezzani, di drogati, di lesbiche, di cinedi: ripensatelo e giudicate […] Ottavio Mirbeau era la foglia di coca, Bourdet è la cocaina”.

1 Benchè sia possibile supporre che i titoli delle poesie che trattano di amori tra donne (“Lesbos” e “Femmes damnées”) siano stati associati, in realtà ne I fiori del male Baudelaire non usa “lesbiennes”.
2 Cesare Lombroso, 1881. “L’amore nei pazzi”, op. cit.; Scipio Sighele, 1882. “La coppia criminale. Capitolo IV: continuazione e fine”. Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, 13: 505-542.
3 Paolo Mantegazza, 1948 [1885]. Gli amori degli uomini, op.cit.
4 Salvatore Battaglia, 1973. Grande dizionario della lingua italiana, op. cit.
5 Salvatore Battaglia. 1973. Grande dizionario della lingua italiana, cita come esempio del sostantivo un passo di Soldati: «A Genova nel ’19 avevo un’amante, un’amante eh! credo che donne così ce ne siano state poche. Non ce ne sono più di certo. Si chiamava Beby. Una ‘cocotte’ si capisce. Viziosa, scatenata. Aveva tutti i vizi, lesbica, cocainomane, che donna!» (Mario Soldati, A cena col commendatore, Milano: Longanesi, 1950, pp. 123-124); come esempio dell’aggettivo, uno di D’Annunzio: “Donna Francesca mordeva un poco la principessa di Ferentino, non senza finezza, accennando all’avventura lesbica di lei con Giovannella Daddi”, uno di Soffici: “Le coppie lesbiche abbondavano e la tristezza dei loro sterili amori era oggetto di pubblici commenti” ed uno di Paolo Buzzi. Guido Da Verona, Il Cavaliere dello Spirito Santo, 1915: “la Comare, ossigenata e custodita in un busto che pareva scenderle sino ai ginocchi, aveva uno sguardo fortemente lesbico”

6 Agnolo Firenzuola, 1548. Dialogo delle bellezze delle donne. Alcune: “amano la bellezza l’una dell’altra… lascivamente, come Saffo la Lesbia anticamente, e ai tempi nostri a Roma la gran meretrice Cicilia Viniziana”. Questa Cicilia era cortigiana del Rinascimento, ricordata nel “Ragionamento” dello Zoppino, attribuito all’Aretino (Opere di Agnolo Firenzuola, a cura di Delmo Maestri, Torino: UTET, 1977, p. 734). Brantôme, Le dame galanti, op. cit., insinua che anche Margherita d’Austria e la senese Laodomia Fortiguerra, citate dal Firenzuola come esempio di amicizia pura tra donne, avessero dei fini particolari.
7 Dell Richards, Lesbian Lists, op. cit.
8 Carlo Battisti, Giovanni Alessio, 1968. Dizionario etimologico italiano. op.cit.
9 http://www.leswiki.it/repository/ritagli/catalogo-porno-1920.jpg [Cortesia Archivio Luca Locati Luciani]

10 Ernesto Madia, 1902. Dizionario di medicina legale con l’etimologia di tutte le parole derivanti dal greco e dal latino. Napoli: M. d’Auria. Alla p. 51: “Amore greco. Espressione donata alla pederastia perchè questo pervertimento dell’istinto sessuale fu importato dall’Asia in Creta, da cui dilagò in tutta la Grecia. Amore lesbico (dal greco ……, perchè questa specie di lascivia fu specialmente esercitata dai Lesbj). Consiste nel prendere fra le labbra l’asta virile e, per strofinamento della lingua sul ghiande, eccitare l’erezione e l’eiaculazione. Dicesi anche fellismo, irruminazione”. Alla p.96 “… tribadismo o inversione del senso genetico nella donna”.

Bruno Gentili, 2006. Poesia e pubblico nella Grecia antica: da Omero al V secolo. Universale economica, ed. aggiornata. Milano: Feltrinelli, pp. 166-168. Anche secondo questo autore “lesbica” significava “fellatrice”; l’uso di “lesbia” nel senso di “tribas”, donna omosessuale, sarebbe quindi “una mostruosa deformazione semantica del termine” (p. 166) e risalirebbe all’erudito bizantino Areta (sec. IX-X). “Lesbica” entrerebbe nella cultura europea non prima del XIX secolo. “Tribadismo” nella cultura italiana è un termine medico, in quella vittoriana inglese è invece un termine corrente. A sostegno di quanto afferma cita: WILAMOWITZ (1913 p. 72 e 73 n.1), CASSIO, 1983; BATTISTI-ALESSIO, 1952.

11 Giovanni Dall’Orto, 1990. “Ricchioni, femmenelle e zamel: l’omosessualità mediterranea”, allo http://www.giovannidallorto.com/cultura/medit/medit.html


CONTRARIA ALL’USO DI “LESBICA”,  Charlotte Wolff:

“… penso che la parola “lesbica” sia assolutamente idiota […] è una donna che ama le donne, la voglio chiamare così. Perchè tornare indietro fino a Lesbo, a Saffo? […] – Collegare le donne di oggi a seicento anni prima della nascita di Cristo e dare loro il nome “lesbica” mi sembra ridicolo [..] L’amore tra donne, come l’amore in sè, è eterno […] nella sua essenza non cambia. Perciò [“lesbica] non è una falsificazione ma una specificazione eccessiva [..] lo collega ad un punto della storia a cui non appartiene in modo esclusivo. […] Anche la parola “omosessualità”, generalmente riferita ai maschi, secondo me non è giusta. Io lo chiamerei “amore tra uomini. Qualcuno pensa che “amore” sia troppo generico, ma almeno dà un’idea di quello che è. La nominazione “omosessualità” di nuovo lascia fuori il punto principale. Lascia fuori le emozioni. […] Ho cercato di coniare un nuovo termine […] “homoemotionality between women”, “omoemotività tra donne”. […] La parola “omofilia” è troppo debole, puoi essere omofilo anche se sei eterosessuale. Non va al punto. “Homoemotional” invece sì. […] Senza l’elemento erotico non puoi avere emozioni. Perciò l’aspetto sessuale di quello che viene ancora chiamato “lesbismo” è legato all’omoemotività. […] Il sesso senza emozioni è più o meno soltanto un riflesso onanistico”.
James D. Steakley, 1981. “Love between women and love between men: Interview with Charlotte Wolff”. New German Critique, No. 23 (Spring – Summer, 1981), pp. 73-81. Intervista condotta nel giugno 1981 a Berlino Ovest.


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