TRIBADE
Secondo Marie-Jo Bonnet1 questo nome, di origine greca, arrivò agli umanisti francesi del Rinascimento attraverso le traduzioni di autori latini (Luciano, Marziale, Fedro)2 dove le tribadi vengono decisamente condannate, e fu per tre secoli il termine più usato per indicare una donna che aveva rapporti sessuali con un’altra donna.
In Francia compare nel 1566 ad opera di Henry Estienne (Apologie pour Hérodote), ma viene registrata nei dizionari francesi solo a partire dal 1680. Il suo significato sarebbe legato all’importanza attribuita alla clitoride, la “dulcedo veneris”, conosciuta da greci e romani, ma dimenticata e “riscoperta” solo alla fine del 15003.
Jacques Duval, 16124 , cita altri sinonimi seicenteschi per “tribas”: subigitatrix, ribaude, frictrix. Nel 1587 Bourdeille comincia a scrivere le sue Mémoires contenant la vie des dames illustres de son temps5 (pubblicate solo nel 1666). Vi compaiono dames lesbiennes che si chiamano tribades e fricatrices “ou qui font la fricarelle en mestier de donna con donna [in italiano nell’originale], comme l’a trouvé ainsi aujourd’huy” (“che fanno la fricarella in mestiere di donna con donna”). Qualche pagina dopo però precisa che gli “amori muliebri si compiono in due modi, gli uni per mezzo di fricarelle”, gli altri, come dice Marziale nell’epigramma a Bassa, “con geminos committere cunnos”. I danni avverrebbero quando “s’aiutano con alcuni strumenti a foggia di … e chiamati ‘godemichi'”. Questi ‘godemichi’ sono gli ‘olisboi’, noti anche ai greci6 .
Nel XVI secolo fu possibile il passaggio concettuale da una tribade che si procura il piacere senza l’uomo (secondo l’etimo greco unicamente con lo sfregamento dei genitali), a quella che l’ottiene come un uomo (grazie alla clitoride eccezionalmente grande, con la quale poteva “abusare” di un’altra donna)7 . Il passaggio inverso potè invece avvenire nel XIX secolo, quando l’attenzione si spostò e si concentrò sulla vagina. Il vizio comunque era nel corpo, e non nello spirito (o nella psiche); e secondo alcuni questa potrebbe essere la spiegazione del perché le tribadi non furono mai assimilate (come invece lo furono i sodomiti) agli eretici.
In Inghilterra “tribade” viene riportato per la prima volta nel 1601 (William King, The Toast) ma sarebbe stato usato, secondo Donoghue8 , fino a tutto il 1700; Friederich Karl Forberg (1824) in De figuris veneris usa questo termine per descrivere gli “Alexandrian colleges” esistenti nella Londra di fine ‘700. “Tribady” avrebbe fatto la sua comparsa solo nel 1811 in occasione di un processo per questo reato9 . In Olanda “tribadie” comparve nel 165010 .
In italiano il termine “tribade” è presente almeno dal Rinascimento. Annibal Caro ad esempio parla delle “tribadi di Lesbo” nel 153911 , e per i vocabolari italiani dell’Ottocento che lo registrano, “tribade” o “tribada” è “femmina che con lascivi fregamenti si procurava il piacere sessuale con altre femmine o da sè sola”12 , oppure “femmina impudica che usa con altra femmina”13 od anche “donna che fregando le parti genitali colle mani o coll’olisbo (sorta di pene di cuojo o d’altra materia) o con altri lascivi fregamenti soddisfa da per sè sola la libidine, od esercita amori contro natura con altra donna” 14 . Ancora nel Ottocento le “tribades” sono: “Femmine nefande del cui difetto vedi Lav. pag. 264″15.
Esistono però distinzioni basate sul tipo di atti sessuali praticati, alcune delle quali già viste e su cui torneremo in seguito. Accenniamo qui che per Mantegazza, 1885, si ha il “tribadismo” quando “una femmina che fornita di un clitoride eccezionalmente lungo può simulare l’amplesso con altra femmina… [anche se] oggi però è sinonimo di amore fisico fra due donne, sia pur soddisfatto nell’uno o nell’altro modo”16
AGGIUNTA tratta da: http://www.cultura-barocca.com/ABCZETA/CREDITI5.HTM#TRIBADISMO
Angelico Aprosio17 lo usa [con cognizione di causa in questo passo del capitolo XI della Grillaia [1673] avvalendosi della documentazione di un naturalista a lui particolarmente caro quale Amatus Lusitanus [1511-1568] potendo anche così usare l’espediente – implicitamente forse per non esser una volta ancora trascinato in quelle dispute sulle donne che gli crearono vari problemi rispetto ai superiori e non – d’esemplificare siffatta “estrema costumanza dell’omosessualità femminile” riferendola al mondo islamico: le cui donne, non escluse quelle turche (che cita espressamente) da secoli in Occidente, erano giudicate particolarmente lussuriose e continuatrici della presunta lascivia delle donne pagane.
(1 bis)
1. Marie-Jo Bonnet, 1981. Un choix sans équivoques: recherches historiques sur les relations amoureuses entre les femme XVI-XX siècle. Paris: Denöel. 2. Vedi una prossima appendice greco-latina
3. Sulla controversia riguardante chi avesse per primo scoperto la clitoride vedi anche Thomas Laqueur, 1990. Making Sex: Body and Gender from the Greeks to Freud. Harvard: Harvard University Press, tradotto in italiano nel 1992 come L’identità sessuale dai greci a Freud. Bari: Laterza.
4. Jacques Duval, 1988 [1612] (pubblicato a cura di Valerio Marchetti come L’ermafrodito di Rouen: una storia medico-legale del XVII secolo. Venezia: Marsilio) 5. Brantôme, 1982 [1666], Le dame galanti .Milano: Adelphi.
6. Vedi una prossima appendice greco-latina
7. Marie-Jo Bonnet, 1981, Un choix sans équivoque, op. cit.
8. Emma Donoghue, 1993. Passions Between Women: British Lesbian Culture 1668-1801. London: Scarlet Press
9. Martha Vicinus, 1992. “They Wonder to Which Sex I Belong: The Historical Roots of the Modern Lesbian Identity”. Feminist Studies, 18(3): 467-497.
10. Nella traduzione del libro Observationum Medicarum di Nicolaas Tulp. Vedi Rudolph M. Dekker, Lotte C. van de Pol, 1989. The Tradition of Female Transvestism in Early Modern Europe. London: Macmillan Press. Secondo questi autori non c’erano ancora termini olandesi per l’omosessualità (solo il generico “sodomia”, sia per gli uomini che per le donne), ed anche “tribadie” fu usato raramente.
11. Annibal Caro, 1863. Della ficheide di padre Siceo. Milano: G. Daelli. Devo questa segnalazione a Giovanni Dall’Orto, che qui ringrazio.
12. Marchi M. Aurelio, 1829. Dizionario tecnico-etimologico-filologico. Milano.
13. B. Bellini et al., 1856. Vocabolario universale della lingua italiana, edizione eseguita su quella del Tramater di Napoli con giunte e correzioni. Mantova: Negretti. 8: 264. Cita Anton Maria Salvini, “Annotazioni al commento del Boccaccio sopra Dante”, in Opere di G. Boccaccio vol. VI, Firenze 1723-1724.
14. Marco Antonio Canini, 1865. Dizionario etimologico italo-ellenico. Torino: UTET. 2: 1003.
15. Aquilino Bonavilla, 1822. Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati nella medicina, chirurgia, veterinaria, farmacia, chimica, storia naturale, fisica e astronomia che traggono origine dal greco. Napoli: Stamperia Filomatica. Tomo II, Nuova edizione, p. 413.
16. Paolo Mantegazza, 1948 [1885]. Gli amori degli uomini. 8a ristampa dell’11a ed. Firenze: Marzocco.
17. Angelico Aprosio, 1673. La grillaia, curiosità erudite. Di Scipio Glareano [pseudonimo], Accademico Incognito; Geniale; Apatista, ed Ansioso, Conte Palatino, & c. Bologna: Gio. Recaldini.
Beppe B., 1890. “Amori strani”. Lo smoking, anno II, n. 13, Foggia 6 Luglio 1890, p. 2. “Ci sono amori unisessuali, sissignori, unisessuali. Giove ardeva per Ganimede, Apollo per Giacinto, Ercole per Ilas, Anacreonte per Batillo, Socrate per Alcibiade, Cesare per Nicomede, Orazio per Lyciscus, Virgilio per Alexis… E per toccare anche delle donne, valagano le tribadi – chiamate lesbiane dalle gesta di Saffo, che era di Lesbo – di Carolina di Napoli con Emma Lyonna; come pure, per sentito dire, di una rinomata artista, ancora viva, con una sua confidente. Anzi, c’è un celebre romanzo francese [in nota: Mademoiselle Giraud ma femme, di Adolphe Belot] che ha tutta la serietà di una storia nel narrare simili fatti e di cui si sono spacciate ormai quasi cento edizioni. Ivi si racconta che un povero uomo ha dovuto rassegnarsi per lungo tempo ad essere marito soltanto di nome di una donna, la cui resistenza e le cui abitudini sono rimaste per Lui un mistero finchè non l’ha vista morire di pachy meningite. Anche tacendo di certe sozzure, chi non sa come nei collegi alcune coppie di maschi, o di femmine, qualche volta si affiatino talmente che l’uno non possa stare senza dell’altro e vivano, quasi direi, una tessa vita, non risparmiandosi, neanche in pubblico tenerezze e baci, col corredo di gelosie furibonde?” [Prosegue narrando l’attaccamento di una sua vacca per un cavallo]
s.a., 1897. “La pazzia di una ragazza”. La provincia di Lecce, 20 marzo 1897, anno 2, n. 2, p. 2.”Nel numero scorso abbiamo annunziato che la Deputazione Provinciale ha deliberato, nell’ultima tornata, di ammettere e mantenere nel manicomio di Palermo la folle Bastanzio Emma di Lecce […] Questa infelice ha ora 14 anni ma essa è ridotta in tale stato da sembrare una vecchia prostituta, giacchè è affetta da tribadismo e linfomania, sino al punto che allorchè è presa dagli accessi si avventa su coloro che non si prestano ai suoi desideri. Il padre [che è una guardia carceraria], non sapendo come porre riparo alle funeste tendenze della disgraziata figliula che dava in continue e pericolose escandescenze, ricorse all’autorità giudiziaria e questa in seguito a perizia medica opinò che si dovesse chiudere in un manicomio.
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Il capitolo “Tribadismo” de La donna delinquente. La prostituta e la donna normale di Cesare Lombroso e Guglielmo Ferrero, trascritto da Enrico Oliari è ancora reperibile allo:
http://web.archive.org/web/20090522130733/http://www.oliari.com/ricerche/lombroso1.html
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