Parnok, Sofija

Simon Karlinsky, (1976) 1986. «Omosessualità nella letteratura e nella storia russa dall’undicesimo al ventesimo secolo». Traduzione di Aldo Giglio e Sergio Trombetta, Sodoma, n. 2 (primavera/estate), pp. 47-70.

 

L’intero saggio, apparso in inglese su Gay Sunshine, 1976, è online sul sito della Fondazione Penna; la parte relativa a Parnok si trova alle pp. pp. 66-67. Nello stesso articolo l’autore nomina anche altre poete russe: Anna Achmatova; Marina Tsvetaeva; Zinaida Gippius; Lydia Zinoveva-Annibal, ma anche: Caterina II (la Grande), Nadezhda Durova; Anna Evrenjova. Cita inoltre il racconto di Dostoevskij Netocka Nezvanova e la commedia di Nikolaj Minskij, Alma, 1900, dove uno dei personaggi è una lesbica.
 

 


SOFIJA PARNOK

Dimenticata fino a poco tempo fa anche dagli specialisti di letteratura russa Sofija Parnok (1885-1933) sta per essere riscoperta come un’importante poetessa del xx secolo. La pubblicazione di una raccolta di sue poesie e una sua biografia a cura di Sofija Poljakova è stata pubblicata dalla casa editrice Ardis, la stessa che ha pubblicato l’edizione inglese di Ali di Kuzmin. Questa edizione comprenderà i versi inediti degli ultimi cinque anni di vita della Parnok, un indimenticabile documento del dolore sopportato da un’artista lesbica in una società che diventa sempre piú conformista e puritana.

Parnok nasce da una famiglia agiata nel sud della Russia. Per avere una parte dell’eredità della famiglia, fu costretta a un matrimonio di interesse con un omosessule, ma non ebbe mai alcun dubbio circa la propria identità omosessuale. Fra i numerosi amori, uno dei maggiori, fu la breve storia d’amore nel 19I3-14, con la celebre Marina Tsvetaeva, subito dopo che la Tsvetaeva si era sposata e aveva avuto una figlia. Tsvetaeva descrisse il proprio coinvolgimento con la Parnok in un ciclo di poesie, «L’amico donna», non pubblicato interamente sino agli anni ’70 a causa del contenuto esplicitamente lesbico.

Parnok maturò molto lentamente come poetessa, e le ci volle parecchio tempo per trovare il proprio mondo espressivo. Le prime poesie sono banali. La sua grandezza come poetessa diventa evidente soltanto nella quarta e quinta raccolta di vrsi, Musica (1926) e In una Voce nascosta (1928). A differenza di Kuzmin, del quale lei è talvolta considerata il corrispondente femminile, Parnok non ebbe il tempo di diventare famosa prima della Rivoluzione. Raggiunse la completa maturità quando la stampa e la critica letteraria erano già controllate del tutto dal governo.

Come l’ultima raccolta di Kuzmin, In una Voce nascosta di Parnok, che è chiaramente l’opera maggiore di una grande poetessa, non venne rilevata dalla stampa sovietica. Dopo questo libro, non fu piú permesso alla Parnok di pubblicare versi. Come Kuzmin, fu costretta a tradurre testi letterari. Fu a questo punto, a quarant’anni, che Sofija Parnok incontrò il grande amore della sua vita e si accinse alla realizzazione della sua opera piú pregevole.

L’altra donna, era un famoso fisico di 50 anni, che fino ad allora non era mai stata coinvolta in una relazione lesbica. Le ultime poesie della Parnok riflettono questo disperato amore fra due donne non piú giovani, lei e la sua «musa dai capelli grigi». Le poesie vibrano di disperazione perché tutto questo è arrivato cosí tardi. In un altro periodo o in un altro paese le due donne avrebbero potuto trovare la privacy per realizzare la loro passione. Nell’Unione Sovietica dei primi anni ’30 il loro amore fu una totale catastrofe, che avrebbe condotto all’ostracismo, alla fine della carriera ed alla perdita del lavoro per la donna amata. Le ultime poesie della Parnok analizzano questa situazione con uno stupefacente virtuosismo verbale. Questa situazione angosciosa spezzò la forza della Parnok e ne causò la morte all’età di 48 anni.


 

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