Ruscica, Agata

Agata Ruscica: l’utopia non può governare
Intervista di Michela Pagarini, marzo 2011.

 

Dal Movimento di Liberazione della Donna alla politica dei partiti, dal femminissmo separatista ad Arcigay. Il buddismo, la monogamia, la visibilità: vita di una lesbica impegnata in Sicilia.


Quando sei nata?

Sono nata nel dopoguerra nel 1948, i miei genitori erano appena rientrati dalla Francia: mia madre, aveva collaborato con un gruppo che tentava di salvare gli ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento, mio padre era un militare che era stato condannato a morte dalla repubblica di Salò ed era andato in prigionia per evitare di lottare contro i partigiani. Loro non ne volevano sapere di politica, eravamo una famiglia piccola, volevano per noi tre una vita tranquilla.

Dove e come sei stata cresciuta?

Sin dalla nascita ho seguito mio padre, militare di carriera, nelle sue sedi: Piazza Armerina, Alcamo, Partinico. Non facevo in tempo a crearmi amici che venivamo trasferiti. Sono stata un’adolescente molto amata e molto protetta dai miei. Anche troppo.

Si consideravano genitori anziani e avevano instaurato con me un rapporto da adulti. Cominciai prestissimo a sconvolgerli scendendo in piazza contro il Governo Tambroni con manifestanti e studenti nella nostra città, Catania, nella quale eravamo approdati quando mio padre andò in pensione. Io ero appena quindicenne, studentessa di belle arti.

Quando ti sei scoperta e dichiarata lesbica?

Sono stata innamorata delle donne da sempre, le zie, le amiche di mia madre, mia madre. Da giovanissima non ne ero cosciente e sino ai diciotto anni perdevo tempo con finti innamoramenti etero, mai portati a termine. A 19 anni cominciai ad insegnare disegno nelle scuole medie e contemporaneamente studiavo, frequentando il biennio di maturità prima e la facoltà di Scienze Politiche poi. Intorno ai venti anni comunicai ai miei che mi piacevano le donne. Non ebbero alcuna reazione. Mia madre lo aveva capito abbondantemente e mio padre sembrò sollevato dal fatto che non ci sarebbero stati altri uomini fra i piedi.

La prima volta che ti sei innamorata di una donna?

Mi sono innamorata di una collega di scuola che era etero e questo innamoramento mi ha portata a decidere di non innamorarmi più di donne che non mi avrebbero ricambiata. E così è stato.

Quando hai incontrato le altre lesbiche, e che rapporti hai avuto con loro?

Ho incontrato le altre lesbiche nel movimento femminista e con loro ho avuto sempre un rapporto di grande solidarietà. Ho fatto parte dal 1976 del MLD (movimento di liberazione della donna), il gruppo che negli anni ’70 organizzò l’occupazione di Governo Vecchio, quella che fu la prima casa delle donne a Roma prima del Buon Pastore. Con le mie compagne di allora, le donne di Pompeo Magno e altre che stavano nella casa, ci incontravamo spesso proprio a Governo Vecchio; più tardi arrivarono anche le donne del Cli, ma prima della sua fondazione le lesbiche militavano essenzialmente nei gruppi femministi.

Nel 1982 ho fondato il primo collettivo lesbico a Catania, rendendolo subito pubblico: era una piccola aggregazione, tre persone appena, che comunque hanno avuto il coraggio in un periodo storico difficile di scendere in piazza durante una delle tante manifestazioni contro il nucleare per distribuire un volantino che parlava di lesbismo.

Nel 1983 ho conosciuto Angela, la mia attuale compagna, con la quale condivido 28 anni della nostra vita.

Una relazione fra due donne che dura da 28 anni! Dateci una speranza: consigli, segreti, magie?

Nessun consiglio e nessuna magia. Può succedere a chiunque, basta volerlo. Oggi io e Angi siamo buddiste e pensiamo che la nostra storia Karmica continuerà ancora nelle future vite.

Con lei ho continuato il mio percorso: nel 1985 abbiamo fondato Le Papesse (l’idea del nome è venuta ad Angela), il primo collettivo interprovinciale di donne lesbiche dichiarate in Sicilia.

Chi erano le Papesse?

Le Papesse erano Agata Ruscica, Angela Barbagallo, Sara Crescimone e altre donne non dichiarate. All’interno del gruppo praticavamo l’autocoscienza, facevamo autoanalisi, e producevamo materiali per l’esterno come documenti, mostre fotografiche e filmati.

E poi?

Siamo state sempre noi, tra l’84 e l’85, a organizzare i Campi di donne ad Adelfia, che fino a quel momento erano patrimonio delle donne etero femministe. Erano luoghi della chiesa Valdese gestiti da gruppi femministi; durante i campi si stava al mare, si mangiava e dormiva insieme, si discutevano vari temi ci si confrontava, si facevano attività manuali, spettacoli, si ballava e cantava e ci si innamorava: io e Angi lì ci siamo conosciute, e sempre lì un anno dopo ci siamo messe insieme.

Come sei passata dalla politica dei collettivi a quella dei partiti?

Nel 1984 sono entrata nei Verdi ed ho fondato l’Arcigay a Siracusa, sono stata Consulente del sindaco di Siracusa per la realtà omosessuale per circa un anno. Dopo la fine delle Papesse nel 1987 non ho più fatto politica lesbica, quando Arcilesbica si divise da Arcigay, io e Angela Barbagallo che eravamo state femministe separatiste, siamo state fra le pochissime donne a decidere di restare in Arcigay.

Qual è stato il passaggio che ha reso la tua vita privata una vita pubblica?

Nel ‘98 sono diventata assessore provinciale alle pari opportunità a Siracusa per 22 mesi e poi portavoce del presidente per dieci anni. Contemporaneamente ho fatto parte per circa due anni della commissione Giustizia e Libertà presso il ministero Pari Opportunità con i ministri Balbo e Belillo.

Ho continuato poi a interessarmi dell’Arcigay come direttivo provinciale dopo esserne stata il primo presidente di Siracusa e ancora come vice presidente regionale. L’ultimo anno il 2010 mi ha vista presidente regionale e componente del consiglio nazionale per circa tre mesi.

Ad agosto mi sono dimessa da Arcigay per incompatibilità con l’attuale presidente nazionale, ma è anche vero che avevo maturato uno stop già da tempo. In questo passaggio mi ha molto aiutato il buddismo di Nichiren Daishonin, del quale sono diventata seguace da circa quattro anni.

Come è stato e cosa ha significato per te passare da una dimensione separatista ai gruppi misti? E dalla politica dei collettivi a quella dei partiti?

Era arrivato il momento delle rivendicazioni dei diritti, per questo nel 1994 siamo entrate in Arcigay. Ne siamo uscite definitivamente nel 2010 per stanchezza e incomprensioni varie di cui non mi va neanche di parlare.

La politica dei partiti è stata invece un’esperienza legata alla fine degli anni ‘90. In Sicilia in quegli anni molte donne divennero sindaco, e io per 22 mesi fui assessore provinciale. Credevo che la macchina burocratica e il potere si potessero cambiare. Ma l’utopia non può governare.

Che effetto ti fa ripercorrere e raccontare tutto il tuo percorso?

Mi sento serena, credo che se ne avessi la possibilità rifarei il mio percorso per intero. Avrei voluto incontrare prima il buddismo, ma probabilmente non era ancora maturo il tempo.

 

 Intervista di Michela Pagarini – Marzo 2011

 


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